Gli operai dicono che
così non si può più andare avanti. Nelle mansioni che seguono, loro sostengono
di mettere sempre tutto l’impegno che serve, ma da qualche tempo spiegano anche
come il geometra della ditta sia diventato praticamente intrattabile: si
comporta piuttosto male con chiunque di loro, alza la voce, volta le spalle ad
ognuno, e poi dice continuamente che le opere a cui sono stati destinati non
procedono mai come dovrebbero, e che tutti quanti in quel cantiere battono la
fiacca, mostrano indifferenza nei risultati, e non producono neppure per quanto
sono pagati.
Per questo gli operai tendono sempre di più a
rivolgersi all'assistente di cantiere invece che al geometra, a volte
semplicemente per lamentarsi con lui dei comportamenti dell’altro, in altri
casi per insinuare alla loro maniera delle velate quanto pacate ed innocue minacce.
Di tutto questo il proprietario e titolare della piccola impresa edile, sembra
non accorgersi mai di un bel niente, probabilmente anestetizzato dai frequenti contatti,
e forse persino eccessivi, coi vari personaggi che stanno notoriamente al
servizio degli enti appaltanti, sempre pronti ad accettare l'offerta di un
pranzo, di un regalo, o anche di un sopralluogo in mezzo a cui darsi una certa importanza.
Ci sono giorni in cui non sembra neppure che le
cose possano proprio andare avanti ancora così, ed il nervosismo che circola tra
i dipendenti che lavorano in quel cantiere, lo si palpa immediatamente, basta
stare per un po’ insieme a loro per rendersene conto. Poi arriva l’assistente,
con il suo fare timido, dimesso, di colui che non prende mai una posizione
precisa, e forse qualcuno tra gli operai pensa con chiarezza che sia proprio un
inetto, uno che vive soltanto alle spalle dei suoi superiori di grado, ed è per
questo che non c'è molto da fidarsi di lui, anzi, forse bisogna scansarlo, trattarlo
come si merita e basta, dicono già alcuni di loro.
Lui invece, se cerca soltanto di non prendere
posizioni precise, lo fa per non entrare in contrasto mai con nessuno, anche rendendosi
conto sempre di più, che prima o dopo dovrà pur fare una scelta, e decidere una
buona volta a chi dare ragione. Gli operai lo guardano, parlano con lui, gli
chiedono qualcosa, ma non credono affatto potrà mai davvero aiutarli, anche se
loro proseguono a fare il loro dovere, impegnandosi nei lavori manuali a cui
sono destinati, dando proprio il meglio di loro, come sempre hanno fatto. Perché
ad esempio, prendersela soltanto con il geometra, probabilmente non è neppure
la maniera migliore per dimostrare la loro amarezza: forse tutti quanti sono soltanto
delle rotelle di un ingranaggio che porta ognuno a comportarsi in una definita
maniera. L’assistente di cantiere forse è soltanto un altro disgraziato messo
peggio persino degli stessi operai: è da solo, nessuno può davvero aiutarlo, se
non da sé, assumendo un comportamento di basso profilo, restando neutrale, a
cavallo tra una definizione del lavoro e quell’altra.
Il geometra non si rivolge quasi mai a lui direttamente:
lascia che allarghi le carte, i progetti, gli appunti, che annoti a sua volta
tutte le misure che servono, i dati, le quote, i numeri, e poi forse il suo
superiore si abbassa a dirgli qualcosa, ma con voce bassa, senza farsi sentire
dagli altri, e lascia che lui scuota la testa, probabilmente già pronto per
fare anche quest’ultima cosa a cui è demandato. E’ giovane, deve ancora
imparare molto di questo mondo, soprattutto deve capire una volta per tutte che
non potrà mai dire qualcosa pensato individualmente da lui, almeno fino a quando
non avrà acquisito una certa autorevolezza; e per far questo ci vorrà ancora
del tempo: tutto quello che serve, fino a riuscire a far sentire agli operai la
sua voce decisa, il suo parere convinto, la sua opinione invariabile, sottesa
da un pensiero soltanto: questa adesso, è la cosa migliore da fare.
Bruno Magnolfi
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