Stamani
in azienda c’è stato un battibecco tra gli operai mentre stavano preparando il
materiale e le attrezzature da portare sul posto di lavoro. L’assistente di cantiere
si è avvicinato per comprendere quale fosse il motivo di tutta quella
confusione, ma loro proseguendo a spintonarsi come scolaretti, hanno alzato le
spalle senza dare alcuna spiegazione. Il signor Chelli, titolare dell'impresa,
è arrivato in sede proprio durante quegli attimi, e non riuscendo a comprendere
neppure lui cosa stesse succedendo, si è fatto l'idea, non si sa come, che la
colpa in qualche modo fosse tutta dell'assistente, richiamandolo nel suo
ufficio mentre era in preda ad una forte irritazione. Il fatto che il geometra
non si fosse ancora fatto vedere, naturalmente non ha giocato un ruolo
favorevole per nessuno, tantomeno per la soluzione del problema, e le cose
hanno preso rapidamente una piega molto negativa, al punto che l'assistente
sotto reazione emotiva davanti al proprietario dell’impresa che lo rimproverava
di non riuscire a tenere a freno gli operai, ha mormorato che probabilmente da
lì a poco sarebbe andato via da quella ditta.
Più
tardi, con una scusa piuttosto discutibile circa il suo orario, è arrivato il
geometra, con la sua solita aria svagata di chi ha la testa tra le nuvole.
Messo al corrente dei fatti si è schierato subito naturalmente dalla parte del
signor Chelli, sostenendo però al contempo che non sarebbe stato quello il
momento per lasciar andare via il loro assistente, difendendo di fatto con due
parole il suo valore e la piccola esperienza maturata in azienda. Si è anche
assunto l’onere davanti al titolare, di parlare con lui nel corso della
medesima giornata, e di prendere senz'altro dei provvedimenti nei confronti di
tutti gli operai, secondo il suo parere andati oramai quasi fuori controllo.
L'assistente di cantiere al
contrario pensa che se la situazione è giunta fino a questo punto, lo si debba imputare
espressamente a ciò che è riuscito a seminare ultimamente il geometra, con il
nervosismo continuo che è stato capace di trasmettere praticamente a tutti sul
posto di lavoro, anche se comprende benissimo che non potrà mai sostenere di
fronte ad altri una cosa di quel genere. Così si mette a fare le solite cose di
ogni giorno, aspetta circa un’ora in ufficio, poi dice al geometra che adesso
prenderà il furgoncino della ditta per andare sul cantiere a visionare il
proseguo dei lavori. Il geometra gli dice di attendere soltanto un attimo, ed
infine, raccolte alcune carte nell'ufficio della segretaria, va con lui, come
per tentare una via di salvezza per tutti quanti.
“Non è il momento per andartene”,
gli fa senza preamboli una volta in macchina. Poi trascorre qualche minuto
senza che i due tornino a dirsi qualche cosa. La strada corre, l’assistente
guida impegnandosi nel non mostrare nervosismo, ma poi tira i freni bruscamente
quando un uomo in bicicletta gli attraversa la via. “Perché?”, chiede
innestando di nuovo la marcia e ripartendo. “Forse ci potrebbero essere, tra
non molto, un passaggio di livello ed un’ acquisizione di mansioni più alte,
proprio per te”. L’assistente resta colpito, avrebbe voglia quasi di ridere,
tanti sono i cambi di scena in così poco tempo, ma resta serio aspettando che
il geometra si spieghi meglio. Ma quello al contrario si mette a fare delle
telefonate, e prosegue così fino a quando non giungono in cantiere, dove gli
operai stanno lavorando come sempre a testa bassa.
Il geometra allora raduna tutti, e
dice senza mezzi termini che non sopporterà un’altra vicenda come quella appena
successa, e che nel contratto nazionale dell’edilizia è previsto il
licenziamento in tronco per rissa sul cantiere. Tutti restano in silenzio, con gli
occhi bassi, le mani sporche della polvere dei laterizi e del cemento. Infine
riprendono ognuno le sue mansioni, senza aver detto praticamente ancora niente,
e solo accennato, con il loro inequivocabile atteggiamento remissivo, che le
cose sin da adesso, proprio per il loro impegno, sicuramente andranno meglio.
Bruno Magnolfi
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