“Certe volte
vorrei proprio andarmene da qui”, dice lui. “Non è solo il lavoro, ma
soprattutto è questa mentalità che c’è in giro che non riesco più a
sopportare”. Così tira un sasso nell’acqua del fiumiciattolo che lentamente gli
scorre davanti, e guarda le piccole onde che subito si formano, fino a far
tremolare l’erba dell’argine. L’altro non dice niente, però anche lui guarda
l’acqua con interesse, come se sotto quella superficie ci fosse quasi la
spiegazione di tutto. Poi ambedue si voltano, restano per qualche attimo senza
dire niente, e alla fine riprendono con calma quel sentiero che corre sul
terrapieno, prendendo la direzione verso la strada vicina, dove hanno
parcheggiato la macchina. "Sono andato anche dal medico e gli ho chiesto
come si faccia ad essere un po' meno demoralizzati, ma lui ha solo sorriso, e
neppure mi ha risposto".
Poi loro due
decidono di prendersi un caffè prima di risalire sull’auto, così attraversano
la strada per entrare in un piccolo locale della zona. "Qui tutti quanti
sembrano fare il tifo solo per vederti andare alla malora; non c'è quasi mai
della solidarietà per i tuoi problemi, soltanto gesti finti e qualche parola di
circostanza", fa lui. L'altro annuisce, mette lo zucchero dentro alla
tazzina, poi muove il cucchiaino. "Ormai solo i pessimisti come me
riescono a vedere le cose con obiettività", prosegue lui. "Agli altri
normalmente non conviene, quindi si voltano semplicemente da un'altra
parte". Poi loro due lasciano i soldi sul bancone, tornano ad uscire per
strada, e in un attimo salgono sopra la macchina. Lui ingrana la marcia, si
immette nel traffico, poi dice: "ti accompagno a casa". “Si grazie”,
fa l’altro; “purtroppo mia moglie mi sta aspettando, adesso devo tornare”.
Si fermano
ad un semaforo, un barbone chiede loro qualche spicciolo, lui trova una moneta
ed abbassa il finestrino, lasciando il soldo nella mano bisognosa. Poi prendono
a destra, attraversano una piazza piuttosto trafficata, ed infine si vanno a fermare
lungo una via nei pressi dell’abitazione dell’amico. Quando si arresta il mezzo
al fianco del marciapiede, ci sono dei ragazzi che urlano e ridono correndosi
dietro. "Sono stanco", fa lui; mi sembra di aver esaurito ogni
possibilità di miglioramento". L'altro lo guarda per un attimo, gli batte
una mano sopra la spalla, poi esce ed infine chiude la portiera. Lui lo guarda
mentre apre il portone e subito sparisce nell'andito.
Poi torna ad
ingranare la marcia della vettura, e quasi senza volerlo si ritrova esattamente
dove erano stati loro due poco prima; così senza riflettere trova un posto per
la sua macchina, e poi ritorna con calma sul terrapieno per riprendere quello
stesso viottolo, ma dopo poco si ferma, e per rilassarsi va a sedere sulla riva
del fiumiciattolo. Gli piace starsene lì, in quella calma subito fuori dal
traffico, ad osservare la debole corrente dell’acqua che gli scorre davanti.
Tutto uno di questi giorni dovrà passare, pensa con lo sguardo su quella
superficie, e forse tra non molto ritorneranno le giornate serene, ed insieme
la voglia di fare, di spingersi in avanti, di vedere ancora i colori nelle cose
grigie che adesso mi stanno attorno. Probabilmente devo soltanto ritrovare la
fiducia in me stesso, guardare al futuro, lasciare che il tempo poco per volta
migliori le mie giornate.
Infine si
alza, riprende la sua passeggiata, cammina lungo quel corso d’acqua che adesso
sembra proprio incoraggiarlo con la sua pur debole forza, che però è costante,
e non sembra conoscere ostacoli. Quando torna a voltarsi per tornarsene
indietro, scorge con sorpresa il suo amico. “Sono tornato a vedere se avevi
bisogno di qualcosa”, gli dice quello, “e per chiederti se per caso avevi anche
voglia di venire un po’ a casa mia, magari per mangiare insieme qualcosa.
Potremmo parlare ancora della tua situazione, sempre che ti vada, e magari
discutere insieme di qualche idea che ci possiamo far venire alla mente”.
Quindi lui si ferma, lo guarda, sorride. “Certo”, gli fa; “sono a tua
disposizione”; ed insieme si avviano.
Bruno
Magnolfi
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