“Ha visto che bella frutta, signora”, fa lei ad una donna
che passa, mentre continua instancabilmente a sistemare le arance e i mandarini
nelle cassette sopra la sua bancarella del mercato rionale. Ormai sono anni che
fa quella vita, ma non si lamenta, anche se c’è da alzarsi presto ogni mattina,
stare tanto tempo all’aperto, e poi ci sono anche altri sacrifici da fare; però
il pomeriggio ci si può riposare, ed in qualche maniera si riesce a tirare
avanti. Sua sorella è meno estroversa di lei: le piace di più stare dietro la
cassa, sorridere quando si mette a contare i soldi, o fare velocemente e con
precisione il resto con le monete, e poi curare le forniture dei grossisti; ma
per quanto riguarda incoraggiare i clienti, è meno portata di lei. In una
giornata di pioggia come quella di oggi si vende pochissimo, però non si può
farci niente, loro due stanno sotto la pensilina assegnata, ed ogni tanto
guardano il cielo nella speranza che proponga almeno una tregua.
Arriva questo tizio che si fa vedere ogni tanto, ed in
genere prende una cassetta intera o anche due di mele grosse e di qualità, ma
certe volte si orienta anche su qualche altro tipo di frutta. Guarda con attenzione
cosa ci sia esposto oggi sopra quella bancarella che predilige, lancia un semplice
buongiorno alle due sorelle, poi lascia che lei si faccia avanti per chiedergli
che cosa in questo momento possa servirgli. “Mi piacerebbe avere il vostro
spirito”, fa lui sorridendo mentre continua a guardare la frutta nelle tante cassette
disposte inclinate in maniera molto invitante. Lei gli sorride: “con un tempo
così anche noi però ci sentiamo un po’ tristi”, gli fa. "Conoscevo vostro
padre", fa l'uomo; "una persona amante del proprio lavoro, che è
riuscito in voi due a trasmettere i suoi sentimenti migliori". Le due
sorelle ora assumono un sorriso malinconico, una cliente intanto chiude
l'ombrello mentre si avvicina, e sceglie rapidamente un piccolo sacchetto di
frutta.
"Stare qui al banco probabilmente per certi clienti
che ci vedono significa non avere neppure una vita diversa da questa. È come se
tutto della nostra personalità si esaurisse nel ruolo che abbiamo in questo
mercato", dice lei sottovoce e ridendo, una volta sistemate le cose con la
signora. L'uomo annuisce, indica la cassetta di mele che ha scelto, la sorella
gli fa un piccolo sconto sul prezzo indicato nel cartellino, così l'uomo paga,
prende la frutta, ringrazia, e quindi se ne va. "Vorrei essere a casa",
fa lei. Sua sorella la guarda con l'espressione di chi disconosce un pensiero
del genere. "Forse quando è stato il momento di prendere delle
decisioni, noi due potevamo anche scegliere qualcosa di diverso", aggiunge
dopo qualche secondo. Si guardano, non hanno molto da dirsi intorno a
quell'argomento. È avvenuto tutto di fretta, la scomparsa improvvisa di loro
padre, loro due giovinette o poco più, che subito hanno cercato di sostenersi a
vicenda nella decisione di portare avanti il mestiere della loro famiglia. Già,
perché se una delle due avesse tentennato, probabilmente non ne avrebbero fatto
di niente, ed ambedue si sarebbero occupate di altro.
“Cosa
ti importa adesso rivangare quello che è stato”, dice la sorella riordinando
con cura i pochi quattrini dentro al cassetto. “Non lo so”, fa lei, “però a
volte ci penso a come le cose riescono a prendere una propria strada, quasi in completa
autonomia, e tu puoi soltanto andar dietro a quanto in qualche modo sembra già
stabilito”. La sorella non dice niente, si limita a guardarla un momento e poi
basta, perché non le piace sentir parlare in questa maniera: secondo lei non c’è
stata una decisione migliore o peggiore di altre, ed anche se in apparenza loro
due non hanno scelto un bel niente, proseguendo con semplicità a fare quello
che faceva loro padre, di fatto c’è stata un’importante presa di coscienza di
quanto era possibile o meno tenere nel pugno in quel preciso momento. Lei
guarda sua sorella con espressione seria, e l’altra le fa: “comunque tieni
duro”, chiudendo momentaneamente la cassa: “tra non molto ce ne andremo
davvero; finalmente a casa”.
Bruno
Magnolfi
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