L’uomo
elenca mentalmente le cose da fare, mentre scende le scale del condominio dove
abita da quasi dieci anni. Non sono molti gli impegni a cui vuole adempiere in
quella mattina, eppure tutto questo non lo fa sentire a suo agio, e mentre le
sue scarpe risuonano allegre sui gradini di marmo, lui si sente già scoraggiato
ancora prima di cominciare. La giornata appare grigia, con il cielo coperto di
nuvole, anche se la strada davanti al suo palazzo sembra la stessa di sempre,
una striscia spersonalizzante di asfalto che va in due direzioni opposte tra
loro.
L’uomo
decide di prendere l’autobus e si dirige di fretta verso la più vicina fermata,
in fondo alla via, ma mentre cammina incontra un vicino di casa che lo ferma
per aggiornarlo su alcuni problemi relativi ai ripetuti schiamazzi notturni
nell’area dei parcheggi. Lui dice che adesso non ha proprio il tempo per
poterne parlare, ma l’altro insiste, così lui gli promette di suonargli il
campanello di casa appena sarà di ritorno, in modo da poter esaminare
quell’argomento con calma. L’altro dice un po’ a malincuore che gli va bene, ma
che quelli sono temi da affrontare una volta per tutte, come per ammonirlo, poi
lo saluta.
L’uomo
attende qualche minuto insieme ad altre persone che non conosce prima di salire
sull’autobus rumoroso e sgradevole, timbra un biglietto che aveva, e poi si
appende ad una maniglia restando in piedi perché i posti a sedere sono tutti
occupati. Quando scende dal mezzo pubblico qualche goccia di pioggia è già
cominciata a cadere, e lui non ha preso l’ombrello con sé, così si ripara la
testa con la sua cartella dei documenti e affretta il suo passo. Quando arriva
presso lo studio dell’avvocato chiede di lui, ma la segretaria gli risponde che
il dottore sarà presente in ufficio soltanto nel pomeriggio.
L’uomo
torna ad uscire, copre a piedi un paio di isolati con una pioggerella sottile
che lo infastidisce, ed entra dentro a un negozio, giusto il tempo per ritirare
un pacco di carta intestata con il suo nome e la sua attività, materiale che
aveva ordinato in precedenza, telefonicamente. Quando torna per strada sa che
deve andare all’ufficio postale, ma vista la pioggia e la fila di gente che
sicuramente ci troverà, si chiede più volte se ne valga la pena. Infine, senza
un briciolo minimo di voglia sincera, si avvia verso l’agenzia del suo
quartiere, acquista un ombrello lungo la strada, e decide di andare fino lì a
piedi, tanto è il tragitto medesimo per tornarsene a casa.
L’uomo
arriva alle poste, ritira il biglietto col numero, attende paziente che gli
altri prima di lui sbrighino le proprie cose. Quando è il suo turno spedisce le
raccomandate che aveva già preparato, si lascia restituire le ricevute
dall’impiegata, e infine riprende con il suo ombrello la strada di casa. Le
auto paiono scivolare sull’asfalto bagnato, le poche persone sui marciapiedi
sembrano stizzite del tempo inclemente; lui pensa a se stesso mentre cammina,
la testa e le spalle ben riparate da quel suo parapioggia. Infine incontra una
signora con un piccolo cane al guinzaglio, ferma, mentre l’animale orina su un’aiuola
intorno ad un albero.
L’uomo
assesta con rabbia una pedata a quel cane, guarda negli occhi la signora che ha
un moto di protezione verso il suo piccolo animale, forse vorrebbe anche
tornare a infierire di nuovo, se non fosse che quella donna ha parole di fuoco
verso di lui, alzando la voce, e solo questo alla fine lo porta a desistere.
Poi se ne va, sempre con l’ombrello nella sua mano, indifferente alle due o tre
persone che si sono accostate alla donna, per cercare di capire che cosa sia
successo. Non ha alcuna importanza, pensa l’uomo tra sé, in fondo questa è solo
una giornata qualsiasi; cosa conta in questo momento se non sarò mai più lo
stesso: un giorno doveva pur capitare.
Bruno
Magnolfi
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