sabato 22 settembre 2012

Dialogo n. 2. La passeggiata.


            

            In una luce pomeridiana ancora giallastra di sole, ma quasi invernale e ammalata di una leggera foschia, due donne dentro al dipinto sembrano passeggiare assieme ma svogliatamente, come se, ben volentieri, e solo potessero, il loro desiderio più manifesto, almeno in quell’immagine, fosse quello di tornarsene indietro, laddove al contrario proseguono a camminare affiancate lungo una stradina deserta che costeggia dei terreni coltivati e due grandi ville di campagna, che appaiono sullo sfondo, in lontananza. Osservo meglio quel quadro, e vedo che le due donne sembrano stare troppo distanti tra loro per essere amiche, e forse pare ci siano troppi anni di differenza tra loro due per renderle complici. Potrebbero essere parenti che non si sopportano, ad esempio, ma allora perché mai dovrebbero passeggiare insieme, e perché poi dipingerle? Nessuna delle due sembra neppure tentare un contatto visivo, e pare proprio che l’una stia cercando di tenere il più distante possibile lo sguardo dall’altra. La più anziana volge gli occhi ostinatamente di lato, come cercando qualcosa fuori dal quadro, l’altra fissa con attenzione, tenendo leggermente inarcate le spalle, un punto indefinito sul suo cammino, poco avanti ai suoi piedi. Le loro espressioni sono tirate, nervose, sembra proprio abbiano appena terminato di prendersi quasi a male parole.
            Dentro la galleria d’arte mi allontano di qualche passo da quel dipinto, cerco di misurare la luce, le sensazioni d’insieme, le reazioni delle altre persone presenti, ma nessuna di loro pare restare colpita da quella tela come invece capita a me. Infine mi faccio coraggio e chiedo ad un’anziana signora da sola, che sembra osservare di sfuggita il dipinto, che cosa mai possa pensarne. Sembra una persona che se ne intende di cose del genere, così le dico poche parole sottovoce, e resto con curiosità in attesa di una sua cortese risposta. La donna mi guarda, mi studia, sembra che potrebbe cambiare tranquillamente commento in funzione dell’impressione che potrà avere di me. Alla fine dice soltanto: a me piace, con voce fioca, senza aggiungere altro. Certo, rispondo, però quella disegnata là sopra sembra una situazione non casuale, come si fosse voluto, da parte dell’autore, mettere proprio l’accento su un battibecco che è appena avvenuto tra queste due donne, mentre, in qualsiasi caso, loro due quasi si ostinano a voler continuare insieme quella passeggiata, come per conservare, agli occhi di chi potrebbe osservarle, quasi un certo decoro borghese, o forse comportandosi in questo modo soltanto in funzione di un’abitudine quotidiana che magari hanno maturato da tempo.
            E’ vero, dice la signora, però potrebbe anche essere poco grave quel disaccordo: ambedue forse attendono soltanto di lasciar sbollire ciò che hanno appena finito di sostenere, probabilmente si sono dette delle cose importanti, hanno tirato fuori le loro più intense personalità, e magari adesso si comportano in quella maniera soltanto per dimostrare, l’una verso l’altra, che si può vivere e sopportarsi pur conservando opinioni così differenti. In fondo potrebbe essere un buon punto di vista: la tolleranza, la capacità di rispettare l’opinione degli altri pur non condividendola. Va bene, dico io, ma un quadro non può essere la fotografia di una situazione, altrimenti perde valore. Certo, risponde la signora, difatti qua si rimanda a qualcos’altro, che se pur non viene spiegato, risulta talmente complesso da suggerirne, rispetto all’immagine, sia un prima che un dopo. Annuisco con un mezzo sorriso: in ogni caso, riprendo, lo scopo dell’autore mi sembra sia stato raggiunto: l’immagine d’insieme è bellissima, e ci si incuriosisce facilmente dell’atteggiamento di questi personaggi dipinti, non si può fare altrimenti. La ringrazio, dice la donna, è stato esattamente questo il motivo che mi ha ispirata, quando ho deciso di dipingere questo quadro.

            Bruno Magnolfi  

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