Volete
finirla di trattarmi come un idiota?, aveva detto quasi urlando l’attor giovane
mentre stava in piedi sul palco. Se non altro aveva immediatamente ottenuto quasi
il silenzio da parte di quella dozzina di suoi colleghi, che durante una piccola
pausa delle prove per la commedia che sarebbe andata in scena la settimana
seguente, stavano praticamente scagliandosi a parole gli uni contro gli altri,
addossandosi la colpa di qualcosa che, secondo l’opinione del regista e di un
paio di suoi accompagnatori, non stava dando i risultati sperati. C’era stata
addirittura una nota di dolore nell’espressione del giovane attore, proprio nel
momento in cui non era più stato capace di trattenersi, quasi una voglia incontenibile
di piangere, e questo fatto aveva mostrato con chiarezza la fragilità della sua
persona.
Tutti
gli altri attori si erano fermati ad osservarlo, pareva quasi che avesse detto
qualcosa di assurdo, e probabilmente ciascuno di loro aveva pensato di non
avere alcuna responsabilità diretta in quello che stava accadendo; sembrava
all’improvviso che qualcosa sul palco si stesse rompendo, qualcosa che mostrava
evidenti le invidie, i sotterfugi, le simpatie di comodo, che pur avevano
continuato a serpeggiare tra tutti gli addetti durante quelle giornate di
prove, ma di questa situazione nessuno aveva voglia di sentirsi minimamente
responsabile, tantomeno avrebbe voluto essere incolpato di ordire macchinazioni
ai danni di quello o di quell’altro. Con questa uscita, adesso, pareva quasi
che quel clima di forte collaborazione, auspicato dal regista, ma portato
avanti da subito come una semplice apparenza per tutto quell’intero periodo di
prove, fosse in questa maniera messo del tutto in disparte. Sembrava proprio che
ognuno, da quel momento in avanti, dovesse porsi scopertamente sulla difensiva
rispetto ai colleghi, senza più cercare contributi o soccorsi.
Non
mettiamola troppo sul tragico, aveva detto a bassa voce il protagonista principale
della commedia, come cercando di parlare a nome di tutti ma senza neppure
mostrare una grande convinzione in ciò che diceva. Si era avvicinato così all’attor
giovane, che intanto stava fermo, voltato verso il fondale del palco, come alla
ricerca di quella calma che gli era sfuggita, e stendendogli un braccio sopra
le spalle, con un gesto un po’ paternale, gli aveva sussurrato qualcosa
all’orecchio, cercando probabilmente di riprendere il controllo della
situazione. Due attrici minori intanto si erano spostate in un angolo per
confabulare qualcosa, ed anche il regista, poco distante dallo scenografo, si
stava lasciando consigliare da coloro che sedevano vicino al suo fianco.
Infine
l’attor giovane aveva detto qualcosa: scusate, quasi balbettando; mi sono
soltanto fatto prendere dai nervi. Il regista a quel punto aveva detto a voce
alta che le prove sarebbero riprese un’ora più tardi, e tutti avevano
cominciato ad abbandonare quel palcoscenico. Nessuno però sembrava aver voglia
di farla passare liscia a quel giovane attore: come si permetteva, lui che aveva
ancora tutto da apprendere, di fare delle uscite del genere? Gli attori più
anziani scuotevano la testa mentre lasciavano il palco, gli altri gesticolavano
con le mani pur mantenendo bassa la voce.
Infine
il teatro era rimasto deserto, persino il regista era uscito, soltanto lo
scenografo era rimasto ad osservare qualcosa e a completare lo schizzo che
stava tracciando su un foglio. Poi si era alzato dalla sua poltroncina, e aveva
visto il giovane attore che si era seduto da solo in platea qualche fila più
indietro, come a meditare su quanto era accaduto. Aveva avuto quasi voglia di
andare verso di lui, forse dargli un piccolo incoraggiamento, cercare di non
farlo sentire così in solitudine in mezzo a quelle belve da cui si doveva in
qualche maniera difendere. Ma poi aveva riflettuto che non era il caso di
schierarsi da una parte o dall’altra, non era quello il suo ruolo, non faceva
parte in nessuna maniera della sua attività; così si era limitato a dare una
semplice occhiata nella direzione di quel ragazzo, a sistemare le sue carte, i
colori e tutte le matite che si erano sparse, ed andarsene via anche lui,
proprio come quegli altri.
Bruno
Magnolfi
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