Se guardo fuori dalla
mia finestra, non credo proprio di fare niente di male, ma c’è sempre qualcuno
disposto a pensare che io non abbia niente di meglio di cui preoccuparmi se non
della vita che scorre davanti ai miei occhi, e che per tale ragione io sia soltanto
un curioso, un impiccione, uno che sa solo prestare attenzione ai fatti degli
altri. Lascio correre come sempre le occhiatacce che qualcuno indirizza nei
miei confronti, non mi interessa un bel niente quello che pensano delle mie ordinarie
abitudini. Apro come sempre i vetri della finestra alla bella giornata, ed
appoggio i gomiti sul davanzale, poi mi accendo con calma una delle mie
sigarette, e me ne rimango lì a lungo, a prendere nota di come camminano le
persone lungo la strada, dei saluti che a volte qualcuno si scambia, delle
espressioni che vengono usate per spiegarsi le cose.
Certe volte si
affaccia una donna, sporgendosi da una finestra quasi di faccia alla mia: mi
osserva per qualche secondo, scuote uno spolverino dal davanzale, poi rientra
in casa, conservando un’espressione seriosa e accigliata, ma senza fare neppure
una smorfia. Sono sicuro che lei sia sempre pronta a mettere a punto un
giudizio deciso nei miei confronti: pensa di me che io sia un inetto, un povero
sciocco che perde i suoi pomeriggi ad osservare le cose degli altri senza
combinare un bel niente, però un giorno o l’altro penso che potrebbe anche
cambiare opinione.
Rientro nel mio
appartamento lasciando spalancata quella finestra: entra uno spicchio di sole
che pare voglia spandersi iniziando dal pavimento per andare a dilagare sulle
pareti, sui mobili, fino al soffitto. Mi accorgo che una luce meravigliosa
accarezza tutte le cose, e in quel chiarore le ombre appena accennate delle
persone che camminano lungo la strada, si delineano stilizzate, quasi
scorressero le loro anime sui muri dell’appartamento e in mezzo a tutte le
cose. Mi piace quel mondo che viene da me, è come non fossi mai solo, ma non
posso far capire a nessuno il mio modo di essere, e forse non mi interessa neppure
che qualcuno sia davvero d’accordo con me.
Mi muovo a lungo per
casa, poi torno a guardare qualcosa dalla finestra: qualcuno mi vede, dalla
strada mi osserva con curiosità mentre sto lì senza fare un bel niente. Torna
ad affacciarsi la donna di fronte a me. Stende uno straccio su un filo tirato
tra le due estremità del davanzale, e mi guarda con la medesima espressione di
sempre. Buongiorno signora, le dico con un sorriso. Lei si immobilizza, muove
lentamente le labbra, risponde: buongiorno, con un tono basso, quasi svogliato.
Insisto: ha visto che bella giornata?, le dico; c’è nell’aria una luce forte e
trasparente, viene voglia di stare qui fino al tramonto del sole. Lei non dice
niente, ma mi osserva con curiosità, forse immagina che io non sia solo strano,
ma pazzo. Sta per rientrare, ma io la fermo: lo sa che è la prima persona con
cui parlo quest’oggi?, le dico. Bé, anche io, fa lei. Allora mi pare una cosa
meravigliosa aver fatto reciproca conoscenza, concludo.
Lei rientra in casa
con un mezzo sorriso, qualcuno sicuramente ha ascoltato le parole che ci siamo
scambiati, avranno sicuramente da dire qualcosa di me, inventarsi magari delle
critiche nuove, forse, ma a me interessa anche meno di prima. Da ora in avanti
potrò parlare tutte le volte che voglio con quella donna, penso; ormai ci
conosciamo, abbiamo anche qualcosa in comune, non riuscirà a fingere che non ci
sia nessuno nel riquadro della mia finestra, ed io le potrò chiedere come le
vadano le cose, che cosa ha preparato di buono per pranzo, e altre cose del
genere, e magari in seguito riusciremo ad uscire insieme sulla strada a fare
due passi, e a lasciarci guardare dagli altri. Non siamo più soli adesso noi
due, questa mi pare la cosa importante.
Bruno Magnolfi
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