Massimiliano
guida la sua auto con prudenza, attraversando quel quartiere cittadino in
direzione della sua abitazione. E’ pomeriggio avanzato, e lungo uno dei viali
che caratterizzano quella zona, decide
di fermare la corsa e concedersi una pausa, prendere qualcosa da bere e
riposarsi per dieci minuti, recandosi in un locale dove è già stato altre
volte. Arresta il motore dopo aver accostato la macchina al margine della
strada, apre lo sportello dell’auto, scende e lo richiude alle sue spalle con
gesto meccanico, senza pensieri; e nello stesso momento in cui mette il piede
sul marciapiede una ragazza lo ferma, giusto per chiedergli con un grande e
cordiale sorriso se davvero sia lui Ettore Giusti.
Massimiliano
non fa a tempo a rispondere che la ragazza ha già preso la sua mano, la stringe
con forza e dice subito, conservando il suo sorriso solare, di chiamarsi
Annarita, e nient’altro. Però propone subito con allegria di sistemarsi un momento
dentro al caffè lì di fronte, giusto per parlare e accordarsi su tutto.
Massimiliano la segue, entra dentro al locale senza chiedersi niente, e si
siede dopo di lei davanti ad un tavolino nella saletta del bar. Annarita gli
spiega velocemente che non ha mai fatto cose del genere fino ad allora, e che
comunque è sua convinzione che certe esperienze prima o poi vadano affrontate,
e lei, sostiene pur con un piccolo disagio, è ben contenta di tutto questo, e spera
solo che tutto vada a buon fine.
Massimiliano
naturalmente non capisce un bel niente di ciò a cui si riferisce quella buffa
ragazza, ma pensa che le spiegherà tutto l’equivoco tra un po’, con calma, e
nel frattempo possono bere qualcosa, fare conoscenza; in seguito, pensa, ci
sarà tutto il tempo per chiarire meglio le cose. Balbetta qualcosa di nessuna
importanza, ordina al cameriere due bibite, dice che anche a lui è la prima
volta che gli capita una cosa del genere, e sentendosi contagiato dal sorriso
di Annarita, sorride a sua volta senza neppure sapere perché. Lei dice che un
paio di anni prima ha seguito un corso per recitare in teatro, e che non le
riesce per niente difficile immedesimarsi in un personaggio, così fingere di
essere la sua fidanzata alla cerimonia dove lui deve recarsi, non è affatto un
problema, basta che qualche parente non inizi a farle troppe domande stringate su
loro due e a chiedere cose a cui non sa proprio rispondere.
Massimiliano
ride di gusto, adesso gli è tutto chiaro, e per spingere le cose agli estremi
dice: dovrai mostrarti almeno un po’ innamorata, abbracciarmi, guardarmi in una
certa maniera e magari allungare qualche bacetto. Certo, dice lei, questa in
fondo è la parte più facile; l’elemento più ostico è quando ti chiedono dove ci
siamo conosciuti, che cosa abbiamo intenzione di fare, e altre cose di questo
tipo, tanto che se non ci siamo accordati perfettamente, possiamo buttare
all’aria tutto quanto in un attimo. E’ vero, dice lui, però possiamo divertirci
a fingersi sconclusionati, senza idee chiare; ma soprattutto non dobbiamo mai separarci
durante la cerimonia, in modo da dire solo delle cose di cui possiamo essere a
conoscenza ambedue, e che durante la giornata siano sempre aggiustabili.
Perfetto, dice Annarita, allora non abbiamo bisogno di altro, improvvisiamo
qualcosa al momento e andiamo avanti così, senza crearci troppi problemi.
Massimiliano
la guarda, e in attimo la sente vicina, come si fossero conosciuti da sempre:
gli pare quasi che sia davvero la sua fidanzata, e vorrebbe proseguire a star
lì, parlare, continuare ad osservare il sorriso di lei e ad ascoltarla, ma
Annarita guarda il suo orologio, dice che adesso deve proprio andare, si alza,
e lui non riesce neanche a dirle che non si chiama Ettore Giusti, che non è la
persona che immagina, ma intanto lei scrive già il suo numero di telefono su un
pezzetto di carta, si appunta quello di Massimiliano, gli stampa un bacio sopra
una guancia e gli dice soltanto: ciao, fammi sapere solo il giorno preciso e
l’ora in cui dobbiamo vederci, grazie per la bevuta, sono felice di aver fatto
la tua conoscenza, e anche se alla fine decidi che non sono adatta per la tua cerimonia,
non ha alcuna importanza, chiamami ugualmente, possiamo sempre ritrovarci un
altro giorno a bere qualcosa e a parlare di noi, magari senza tutti quei
parenti noiosi.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento