Lei tornava
sempre a casa con dei quaderni dalle copertine colorate, dove i bambini della
sua classe avevano svolto i loro piccoli compiti che adesso erano da riguardare
e da correggere. Un’insegnante di scuola elementare, d’altronde, deve
analizzare attentamente le tracce visibili di ogni alunno per comprendere
appieno quasi siano le sue difficoltà, i suoi errori, le sue incomprensioni, in
maniera da riuscire in poco tempo a correggerle e a farle superare senza altri
problemi. Antonio provava una certa invidia in quegli anni per quegli scolari così
fortunati da essere guidati per mano da una maestra tanto attenta e premurosa,
ed insieme avvertiva una certa gelosia che sembrava far capolino dai propri
sguardi sfuggenti, tanto da odiare, in certi giorni mentre osservava lavorare
l’insegnante, proprio quei piccoli quaderni che venivano passati e ripassati
sul piano del tavolo del soggiorno, al vaglio dell’esperienza della sua mamma.
Era come se esistessero in quei momenti due persone distinte, la madre di
famiglia, e l’insegnante, e lui, mentre la notava far scaturire da dietro gli
occhiali da brava educatrice quegli occhi buoni e comprensivi della mamma, si
sentiva dilaniato, tanto da buttarsi a capofitto su tutti i libri che in casa
sua aveva la possibilità di poter leggere, più per mostrarsi dedito allo studio
e capace di ampliare la sua traballante cultura, che per un interesse vero per
le diverse materie, o per la narrativa che scorreva nervosamente con i propri occhi.
La
dimostrazione che Antonio poteva essere superiore ad ogni altro bambino della
scuola, a parte la differenza di età, era data a suo parere direttamente dalla
propria piccola esperienza nell’incamerare moltissime informazioni sul talento innegabile
nella scrittura dei tanti autori che era in grado di affrontare, tanto da
rileggere più di una volta quei libri di casa, ed impararne i diversi linguaggi.
Sua madre si accorgeva della sua bramosia di sfogliare con avidità tutte quelle
pagine che trovava sugli scaffali della libreria di casa, ma non le pareva un
elemento negativo, e così, fingendo poco interesse per l’attività di suo
figlio, mostrava indifferenza per quella passione che Antonio voleva
dimostrare. I pomeriggi dei primi tempi, quindi, scorrevano quasi tutti in
questa maniera, senza che avvenissero delle vere e proprie variazioni, fino a
quando, finalmente, l’insegnante chiese ad Antonio quale fosse il libro che
aveva apprezzato di più, e per quale motivo. Lui era pronto a rispondere, si
era preparato per mesi a quel tipo di domande, ed adesso si sentiva proprio di padroneggiare
la materia. Disse alla fine che li amava tutti, per un verso o per l’altro, ma
che per i suoi gusti comunque preferiva i romanzi classici, magari scritti nei
primi del Novecento. La mamma sorrideva: erano buone letture quelle che faceva
suo figlio, rifletteva con consapevolezza, e gli argomenti di quei libri gli
avrebbero senz’altro aperto le idee.
Però qualcosa, ad un tratto,
nella testa di Antonio iniziò a girare per il verso sbagliato. Lui sembrava, almeno
in apparenza, disinteressarsi delle attività di sua madre, gettandosi a
capofitto in quei libri sempre più difficili e voluminosi, fino a quando iniziò
a prenderne in prestito qualcuno nella piccola biblioteca del paese. In questo
spostarsi da casa per infilarsi in un ambiente dove difficilmente si faceva
vedere qualche altro semplice utente, lui trovò all’improvviso la sua vera
dimensione: stava da solo, soprattutto, e non c’erano in giro i quaderni degli
alunni di sua madre. E leggere e basta, là dentro, nel silenzio degli scaffali
colmi di libri, era davvero ciò che aveva sempre desiderato. Aveva circa
quindici anni e la sua attività andò avanti per parecchio tempo, tanto che i
due bibliotecari che si alternavano per svolgere tutte le funzioni di cui c’era
bisogno, avevano già cominciato col dire per scherzo che uno di quei giorni
avrebbero dato le chiavi ad Antonio per entrare a suo comodo dentro gli
ambienti della biblioteca, senza la necessità della loro presenza. Quando gli
parlavano però, già Toni Boi aveva iniziato a non ascoltarli: gli rimbombavano
nella testa le parole che leggeva, e gli pareva che il mondo orami non avesse
alcun senso fuori da quei locali e senza le pagine di quei libri.
Fu in quel periodo che sua madre
iniziò ad ammalarsi, o almeno ad avere dei sintomi poco piacevoli di quel male
che lentamente le avrebbe tolto qualsiasi possibilità per portare avanti la sua
famiglia, il suo mestiere, e la sua vita. Toni inizialmente non si preoccupò
molto di quello che stava avvenendo, forse perché era abituato a pensare a sua
madre come ad una persona invincibile, pronta a trovare la maniera più
impensabile per sconfiggere ogni insidia. Ma quando fu ricoverata d’urgenza in
un ospedale piuttosto lontano dal loro paese, allora le cose cambiarono. Sua
sorella prese subito le redini della casa, e quando andarono a trovare la loro
mamma i due fratelli trovarono una persona cambiata, ormai quasi incapace di
lottare per la sua salute, e allora tutto parve d’improvviso crollare. Antonio
si chiuse subito in un silenzio assoluto, ed i suoi libri in quel periodo
furono l’unico sfogo al suo profondo malessere.
Bruno Magnolfi
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