giovedì 5 giugno 2025

Profondo malessere.


            Lei tornava sempre a casa con dei quaderni dalle copertine colorate, dove i bambini della sua classe avevano svolto i loro piccoli compiti che adesso erano da riguardare e da correggere. Un’insegnante di scuola elementare, d’altronde, deve analizzare attentamente le tracce visibili di ogni alunno per comprendere appieno quasi siano le sue difficoltà, i suoi errori, le sue incomprensioni, in maniera da riuscire in poco tempo a correggerle e a farle superare senza altri problemi. Antonio provava una certa invidia in quegli anni per quegli scolari così fortunati da essere guidati per mano da una maestra tanto attenta e premurosa, ed insieme avvertiva una certa gelosia che sembrava far capolino dai propri sguardi sfuggenti, tanto da odiare, in certi giorni mentre osservava lavorare l’insegnante, proprio quei piccoli quaderni che venivano passati e ripassati sul piano del tavolo del soggiorno, al vaglio dell’esperienza della sua mamma. Era come se esistessero in quei momenti due persone distinte, la madre di famiglia, e l’insegnante, e lui, mentre la notava far scaturire da dietro gli occhiali da brava educatrice quegli occhi buoni e comprensivi della mamma, si sentiva dilaniato, tanto da buttarsi a capofitto su tutti i libri che in casa sua aveva la possibilità di poter leggere, più per mostrarsi dedito allo studio e capace di ampliare la sua traballante cultura, che per un interesse vero per le diverse materie, o per la narrativa che scorreva nervosamente con i propri occhi.

            La dimostrazione che Antonio poteva essere superiore ad ogni altro bambino della scuola, a parte la differenza di età, era data a suo parere direttamente dalla propria piccola esperienza nell’incamerare moltissime informazioni sul talento innegabile nella scrittura dei tanti autori che era in grado di affrontare, tanto da rileggere più di una volta quei libri di casa, ed impararne i diversi linguaggi. Sua madre si accorgeva della sua bramosia di sfogliare con avidità tutte quelle pagine che trovava sugli scaffali della libreria di casa, ma non le pareva un elemento negativo, e così, fingendo poco interesse per l’attività di suo figlio, mostrava indifferenza per quella passione che Antonio voleva dimostrare. I pomeriggi dei primi tempi, quindi, scorrevano quasi tutti in questa maniera, senza che avvenissero delle vere e proprie variazioni, fino a quando, finalmente, l’insegnante chiese ad Antonio quale fosse il libro che aveva apprezzato di più, e per quale motivo. Lui era pronto a rispondere, si era preparato per mesi a quel tipo di domande, ed adesso si sentiva proprio di padroneggiare la materia. Disse alla fine che li amava tutti, per un verso o per l’altro, ma che per i suoi gusti comunque preferiva i romanzi classici, magari scritti nei primi del Novecento. La mamma sorrideva: erano buone letture quelle che faceva suo figlio, rifletteva con consapevolezza, e gli argomenti di quei libri gli avrebbero senz’altro aperto le idee.

Però qualcosa, ad un tratto, nella testa di Antonio iniziò a girare per il verso sbagliato. Lui sembrava, almeno in apparenza, disinteressarsi delle attività di sua madre, gettandosi a capofitto in quei libri sempre più difficili e voluminosi, fino a quando iniziò a prenderne in prestito qualcuno nella piccola biblioteca del paese. In questo spostarsi da casa per infilarsi in un ambiente dove difficilmente si faceva vedere qualche altro semplice utente, lui trovò all’improvviso la sua vera dimensione: stava da solo, soprattutto, e non c’erano in giro i quaderni degli alunni di sua madre. E leggere e basta, là dentro, nel silenzio degli scaffali colmi di libri, era davvero ciò che aveva sempre desiderato. Aveva circa quindici anni e la sua attività andò avanti per parecchio tempo, tanto che i due bibliotecari che si alternavano per svolgere tutte le funzioni di cui c’era bisogno, avevano già cominciato col dire per scherzo che uno di quei giorni avrebbero dato le chiavi ad Antonio per entrare a suo comodo dentro gli ambienti della biblioteca, senza la necessità della loro presenza. Quando gli parlavano però, già Toni Boi aveva iniziato a non ascoltarli: gli rimbombavano nella testa le parole che leggeva, e gli pareva che il mondo orami non avesse alcun senso fuori da quei locali e senza le pagine di quei libri.

Fu in quel periodo che sua madre iniziò ad ammalarsi, o almeno ad avere dei sintomi poco piacevoli di quel male che lentamente le avrebbe tolto qualsiasi possibilità per portare avanti la sua famiglia, il suo mestiere, e la sua vita. Toni inizialmente non si preoccupò molto di quello che stava avvenendo, forse perché era abituato a pensare a sua madre come ad una persona invincibile, pronta a trovare la maniera più impensabile per sconfiggere ogni insidia. Ma quando fu ricoverata d’urgenza in un ospedale piuttosto lontano dal loro paese, allora le cose cambiarono. Sua sorella prese subito le redini della casa, e quando andarono a trovare la loro mamma i due fratelli trovarono una persona cambiata, ormai quasi incapace di lottare per la sua salute, e allora tutto parve d’improvviso crollare. Antonio si chiuse subito in un silenzio assoluto, ed i suoi libri in quel periodo furono l’unico sfogo al suo profondo malessere.

 

Bruno Magnolfi   

Nessun commento:

Posta un commento