giovedì 19 giugno 2025

Semplificazione.


            In fondo anche oggi sembra proprio una giornata identica a tutte le altre. Antonio esce da casa per andare nella sua amata biblioteca del paese, un paio di libri da restituire sotto al braccio, la consapevolezza che l’evolversi delle cose descritta in tutte quelle pagine che lui continua a divorare, non stia avvenendo affatto, e intorno alla sua persona, lungo la strada che percorre a piedi e senza alcuna fretta, niente appare differente da ciò che è stato ieri, o magari il giorno addietro. Eppure, sembra avvertire, anche se solo dentro di sé, una consapevolezza nuova, come se qualcosa avesse iniziato finalmente a muoversi, a cambiare, pur in modo nascosto, senza mostrarne una prova evidente. Antonio non saprebbe spiegare il motivo per cui ha iniziato da tanti anni a questa parte a rinchiudersi dentro sé stesso, a non parlare più con nessuno, a mostrarsi diverso da tutti, un matto, come dicono alcuni. Forse gesticola mentre cammina per strada, forse alla sua maniera si esprime con qualcuno, forse porta ancora accanto a sé proprio una figura immaginaria alla quale certe volte sembra riferirsi, e magari gli è sufficiente sapere che c’è questa persona di fiducia al suo fianco, per ritenere superfluo, oppure addirittura inutile, o addirittura dannoso, qualsiasi riferimento ad altri.

            L’incomprensione di tutti nei suoi confronti, denota la sua certezza di avere delle opinioni molto più avanti per i tempi che corrono, ed il fatto che sia del tutto inutile per lui parlarne agli altri, è semplice dimostrazione che tanto il suo punto di vista non verrebbe mai del tutto capito. Sui libri che consulta diverse volte ha trovato descritte le esperienze di individui che per un motivo o per l’altro si sono chiusi al mondo, e Antonio desidera essere uno di loro, una persona che medita e riflette su tutto, come preparandosi a delle rivelazioni improvvise, rivelazioni che sembrano però sempre destinate ad essere procrastinate ad altri periodi futuri. In biblioteca l’impiegata come sempre lo saluta, accoglie i libri in prestito che lui restituisce, si lascia citare i volumi che vorrebbe consultare in questo momento, come se non li avesse già spulciati in altri momenti e in altri periodi, come se quelle fossero ai suoi occhi delle pagine del tutto nuove. E forse è così: in mezzo alle righe della scrittura è sempre possibile trovare nuovi spunti, frasi sibilline colte in maniera un po’ superficiale, oppure non comprese affatto, quasi che gli occhi e la mente bramassero di continuo il risultato finale di una frase, di una pagina, di un intero libro, senza soffermarsi per il tempo opportuno su ogni piccolo elemento magari un po’ sfuggente ad una interpretazione ben corretta.

            Antonio, con una vecchia matita, prende costantemente degli appunti su dei fogli singoli che ripiega su sé stessi e ripone in una tasca. Prima o dopo riordinerà tutto il materiale che sta mettendo insieme, darà un senso a tutto il suo leggere e consultare, e poi lo mostrerà a qualcuno, farà vedere il risultato dei suoi studi, e la teoria finale che sarà in grado di dimostrare sarà la prova che il suo tempo non è mai stato sprecato, anzi, ha avuto tutta l’importanza che meritava, fin dagli inizi. Si guarda attorno e si sente bene, a posto, sa che il suo compito non può essere che quello, ed anche se chi lo incontra lungo la strada spesso pensa di lui che è soltanto un povero svitato, prima o dopo dovrà ricredersi sulle sue capacità, davanti alla dimostrazione chiara del suo preciso percorso mentale. Tra tutti i cittadini di questa frazione di provincia, probabilmente Antonio si sente quello che più di ogni altro lavora per ottenere una definizione vera e accettabile di futuro, qualcosa che sia la soluzione chiara a quanto proprio non sta andando per il verso giusto.

            <<Suo fratello non è pazzo>>, aveva detto la dottoressa Lari della clinica psichiatrica a sua sorella Teresa, mentre Antonio riusciva ad origliare la loro conversazione grazie ad una porta rimasta socchiusa. <<Indubbiamente è stato preda di una forte e lunga depressione, e così per sopravvivere si è inventato una scatola quasi chiusa agli altri, dove impasta continuamente delle idee e tanti pensieri>>. A lui era quasi piaciuta quella definizione detta in parole povere, anche se Teresa aveva compreso che sarebbe stato difficile farlo tornare ad una accettabile normalità. Normalità, una parola del tutto insensata al giorno d’oggi, ma che significava nella testa di sua sorella che non avrebbe avuto bisogno degli altri per tirare avanti. <<Non si può fare molto affidamento su di lui: appare sfuggente, lunatico, certe volte irresponsabile, però con il tempo ci sono delle possibilità di miglioramento>>. Così Teresa aveva preso gli incartamenti che la dottoressa Lari le aveva preparato, ed era uscita da quell’ambulatorio, trovando suo fratello ancora seduto, con gli occhi bassi, nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato. Eccolo l’errore principale, avrebbe voluto gridarle lui in quel momento: credere che niente sia destinato a cambiare, e che tutto sia definitivamente in questa maniera. Ma era rimasto in silenzio, forse per una scelta che semplificasse le cose per tutti, magari anche per lei.

 

            Bruno Magnolfi

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