martedì 24 giugno 2025

Umilmente Sindaco.


            Difficile trattenere dentro sé stessi delle opinioni sempre coerenti in ogni periodo della propria esistenza. Da ragazzo intrapresi lo studio della filosofia come base per comprendere e spiegare ogni pensiero sociale, e quindi anche i fondamenti delle discipline politiche. Le cose si annacquarono presto, e le ideologie dell’epoca lasciarono presto il passo ad opinioni divergenti basate maggiormente su dei pilastri economici individuali del tutto indifferenti alle opinioni di massa. I miei studi, da ordinaria persona di provincia, e portati avanti nel capoluogo più vicino dove pareva dovessero avvenire i fatti davvero importanti dell’epoca, mi spinsero presto a tornare indietro e riaccaparrarmi del mio bagaglio culturale formato nel piccolo borgo composto da poche migliaia di abitanti. L’unico sbocco per la mia laurea fu l’insegnamento di materie letterarie all’interno di una scuola media, professione che abbracciai inizialmente con entusiasmo, ma che mostrò presto i propri limiti. Soltanto tardi, all’epoca di un’età già piuttosto matura, quando mi fu offerto dal partito di maggioranza di presentarmi come candidato Sindaco del mio paese, mi resi conto che potevo tirare le fila di tutto ciò che avevo elaborato negli anni dentro la mia testa, e così mi feci forza, portai avanti una campagna elettorale piuttosto intensa anche grazie alla mia posizione lavorativa stimata e molto conosciuta tra i cittadini, ed alla fine venni eletto, tra gli applausi di quasi tutti i partecipanti al voto.

            Poi le cose si spinsero avanti tra una burocrazia insopportabile e la continua necessità di presenziare anche a qualsiasi evento minore, costringendomi a mostrare sempre a tutti grande fiducia nel prossimo futuro ed un notevole ottimismo. Adesso mi chiama il Presidente della mia Provincia e mi convoca per un incontro nel suo ufficio, senza neppure spiegarmi il motivo di questo colloquio. Così vado di nuovo in officina a far controllare la mia auto, visto il viaggio che devo affrontare, e là trovo, insieme ad Aldo che conosco da sempre, il ragazzo di colore che ho instradato al gioco del calcio nella squadra dove gioca anche mio figlio. <<Buongiorno signor Rimonti>>, dice Niocke a bassa voce, tenendo lo sguardo basso, forse per una forma di rispetto che non so neppure riconoscere, e poi attende che intervenga anche il suo capo officina a salutare il Sindaco del proprio paese. <<Vorrei controllare l’olio, e anche la pressione delle gomme>>, dico io dal finestrino aperto della macchina, e subito Niocke alza il cofano ed inizia prontamente a svolgere il proprio lavoro. <<Come vanno le cose con la squadra?>>, gli chiedo anche per farlo parlare, visto che so bene quanto sia sempre chiuso in un suo particolare silenzio. <<Bene, signore>>, fa lui, <<e la ringrazio tanto per tutto>>, spiega in maniera timida mentre tira su l’asta dell’olio. Allora lo guardo, forse vorrei tanto riuscire ad abbattere il muro che purtroppo avverto tra me ed il ragazzo, ma so che qualsiasi gesto di solidarietà verrebbe facilmente frainteso, così mi metto a parlare con Aldo di cose senza troppa importanza, nel mio quasi ridicolo completo grigio, accessoriato da una bella cravatta.

            Dieci minuti, poco di più, e tutto sembra già a posto, ma al momento di andarmene torno un momento da Niocke, e gli dico con voce bassa: <<Non farti mettere in un angolo da dei ragazzi che tra loro si conoscono da sempre, e si sentono superiori solo perché sono in tanti. Non sono migliori di te. Non essere mai arrogante e non mostrarti distante con loro, ma trattali sempre al tuo pari, perché non devono sussistere differenze tra di voi. Siete tutti soltanto ragazzi>>. Niocke fa un cenno di assenzo, lo ringrazia di nuovo, poi si pulisce le mani con uno straccio già molto sporco, mentre osserva andar via quest’uomo probabilmente così diverso da tutti. Chissà quale potrebbe essere la maniera migliore per aiutarlo, penso io, in un mondo attuale quasi sempre proteso verso una gratuita cattiveria. Mi piacerebbe parlare con lui, spiegargli come possa essere difficile mettersi di traverso quando vedi attorno a te delle cose che non sono affatto accettabili. E poi accelerare la sua integrazione, dargli il modo di tirare fuori il meglio di sé, fino ad essere finalmente accettato, anche se il suo comportarsi con gli altri non si mostrasse quello di una richiesta di sottomissione ad un ruolo.

            Torno ad avviare il motore, prendo la strada per il Capoluogo della Provincia, anche se riconosco che se fosse possibile confrontare l’incontro di stamani con Niocke e quello che avverrà tra non molto con il Presidente della Provincia, credo che, come primo cittadino di questa borgata, dovrei dare più importanza al primo piuttosto che al secondo. Dovrò parlare con un avversario politico oggi, che mi dirà cose sgradevoli a cui devo far fronte, e forse mi chiederà conto di qualcosa che per lui non è di troppa soddisfazione, e quindi mi imporrà delle scelte, oppure di tornare indietro su qualcosa già favorito dalla mia piccola amministrazione. Ed io, se ne avrò il tempo e la possibilità, gli parlerò invece di un ragazzo che con dispiacere non sto ancora aiutando come vorrei nel diventare un cittadino come gli altri, proprio come tutti quei cittadini di cui sono umilmente solo il Sindaco.

 

            Bruno Magnolfi        

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