domenica 22 dicembre 2013

A volte può darsi.

            

Può darsi delle volte che lei durante la notte si alzi dal letto, vada in cucina, si versi un po' d'acqua da bere, e osservi fuori dalla finestra le luci dei lampioni lungo la strada, restando come colpita da quel chiarore rosato nell'aria dato dalle lampade del casello autostradale poco lontano, osservando tutto quanto dal suo piccolo appartamento periferico dove si è ritrovata alla fine ad abitare da sola, senza neppure il conforto di una vista migliore. Qualche volta si guarda allo specchio nella sua camera: si trova ancora in forma, un bel figurino, la faccia ancora da giovinetta, ma poi sorride e trascorre le sue serate a guardare qualche programma trasmesso in televisione.
Può darsi che ci sia un suo vicino di casa che qualche volta l'osserva mentre lei passa velocemente lungo il cortile: la saluta cortesemente quando la incontra, e lei gli risponde alla stessa maniera, ma sempre senza mai incoraggiarlo, perché ogni volta che cammina sopra quel selciato polveroso, sente in qualche modo che il suo vicino è lì, da qualche parte, forse alla finestra, la sta guardando, probabilmente fa pure delle congetture di qualche tipo sopra di lei, e chissà con il pensiero fino dove sia già riuscito a spingersi, se ci riflette davvero non osa neppure pensarlo.
Può darsi poi che lei ami questa sua solitudine, specialmente alla domenica quando non deve andare neppure a lavorare. Guarda la sua casa, il frigorifero, sa di avere tutto ciò che le serve per trascorrere una giornata come si deve. Poi prova qualche vecchio vestito, mi sta ancora bene pensa, prima o dopo ci sarà l'occasione  per metterlo ancora. La sua cucina è pulita, tutto è in ordine, si può permettere di stare seduta a leggere un libro o a pensare qualcosa, a pensare che magari questa sua vita di adesso più o meno è forse la stessa di quella che in qualche modo ha sempre desiderato.
Può darsi che lei ogni tanto esca con una sua amica, vada ad un cinema, per esempio, ma più volentieri in giro per la città a visitare negozi e a guardare vetrine; parlare del più e del meno, lasciare che i suoi pensieri sgorghino senza ritegno tramite le parole, come se ci fosse una strada aperta, diritta, forse un modo per sfogarsi del tutto fino a sentirsi migliore; poi però si sente sempre un po' stringere il cuore quando torna da sola con l'autobus verso il suo appartamento. Non c'è niente di male, ha fatto un po' tardi, non c'è neppure il suo vicino a guardarla rientrare.
Può darsi che il giorno seguente provi una grande fatica per alzarsi ed andare al lavoro. Dà un'occhiata a quell'alba rosata fuori dalla finestra della cucina, mentre si prepara qualcosa per colazione, e non riesce neppure a distinguere se è il sole che sorge o sono ancora i lampioni della notte lungo l'autostrada poco lontano; sa solo che ha di fronte una giornata intera da vivere, e che tornerà con i piedi ormai gonfi, stanca, sfinita, e magari ci sarà ancora il vicino di casa a guardarla mentre passa svelta lungo quegli ultimi metri. Forse lei stasera lo saluterà con un'enfasi maggiore di qualsiasi altra volta, pensa per scherzo; si fermerà un attimo con lui per dirgli qualcosa, magari soltanto per fargli presente che non vede l'ora di farsi un caffè, di gustarlo con tutta la calma e la tranquillità ritrovata, e può pure darsi che gli chieda se gli va di prenderne una tazza anche a lui.


Bruno Magnolfi

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