domenica 8 dicembre 2013

Lentissimamente.

           

Sono uscito dal ristorante dove quasi sempre alla domenica consumo il mio pasto di mezzogiorno, ed ho pensato immediatamente ma con leggerezza a che cosa avrei potuto fare in quest'immediato dopo pranzo: però non mi è venuto a mente niente di particolare di cui interessarmi, così ho semplicemente camminato in lungo e in largo per le strade del mio quartiere, cercando semplicemente di perdere del tempo.
È difficile immaginare che tutto quanto di ciò che gira attorno a noi, abbia comunque qualcosa da offrirci. C'è da guardarsi accanto, certamente, sorridere magari di qualcosa che può capitare, forse lanciare un timido saluto all'indirizzo di qualche faccia già vista, ma poco altro. Invece trovo una donna, la invito a sedersi con me su di una panchina ai margini del viale, e lei accetta. Non c'è alcun bisogno di presentarci, anzi, questo renderebbe tutto più sciocco e forse anche più squallido, così le dico, stendendo le gambe in questo bel sole d'inverno, che in genere io ho molto tempo, certe volte anche troppo. La donna invece non dice niente, si crogiola anche lei a questa meravigliosa luce invernale, sorride quasi tra sé, senza guardarmi, e nient'altro. Poi restiamo in silenzio, la giornata procede da sola, ci muoviamo qualche volta sui nostri posti, infine lei si alza, quasi all’improvviso, mi saluta con cortesia, e quindi se ne va.
Resto seduto, attendo un pensiero che riesca a trascinarmi via da questo posto, ma stenta ad arrivare, ed io in fondo non faccio niente per incoraggiarlo. Il sole si rifugia poco per volta dietro le cime degli alberi, improvvisamente sento un poco di freddo, mi alzo dalla panchina, riprendo senza voglia la mia camminata. Incrocio la donna di prima, non dico niente, lei però mi sorride, si ferma, mi invita a prendere un caffè in un locale poco lontano. Entriamo, ci sediamo ad un tavolino ma ancora senza parlare, quasi mimando le cortesie che la vita ci ha fatto conoscere, poi aspettiamo che ci raggiunga il cameriere, ed allora ordiniamo qualcosa.
Bello starsene in compagnia, penso, però non oso neppure dirlo. Lei invece dice che viene spesso in quel caffè, in genere ci trascina qualche sua amica per l’ora del tè. Annuisco, guardo meglio le espressioni di questa donna mentre parla senza neppure dare l’impressione di riferirsi a qualcuno. Forse mi piacciono i suoi modi, non so, però sorseggio il mio aperitivo concentrandomi su qualche altra cosa. Lei spiega che non è affatto importante essere amici per starsene assieme seduti in un posto del genere. Siamo tutti conoscenti, dice, ed io annuisco, non potrei fare nient’altro.
Infine mi stufo, pago le nostre consumazioni, dico che adesso ho qualcosa da fare. Lei mi guarda come se riuscisse a vedermi per la prima volta, sorride, acconsente, ma prima di lasciarmi andare dice che il giorno seguente ci sarà la presentazione di un libro in questo stesso locale. Potremo rivederci domani in quella occasione, spiega in poche parole. D’accordo, dico con un certo entusiasmo, poi esco da lì. Ormai è tardi per impostare una serata diversa, penso quindi che tornerò verso casa, ma rallento il mio passo, fino a fermarmi più di una volta ad osservare qualche vetrina che non mi interessa neanche. Quando rientro è esattamente l’ora che mi piace di più: è stata una giornata magnifica, penso mentre sfilo la giacca. Assolutamente qualcosa di cui ricordarsi.


Bruno Magnolfi

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