Sono uscito dal ristorante dove quasi sempre alla domenica consumo il mio
pasto di mezzogiorno, ed ho pensato immediatamente ma con leggerezza a che cosa
avrei potuto fare in quest'immediato dopo pranzo: però non mi è venuto a mente
niente di particolare di cui interessarmi, così ho semplicemente camminato in
lungo e in largo per le strade del mio quartiere, cercando semplicemente di
perdere del tempo.
È difficile immaginare che tutto quanto di ciò che gira attorno a noi,
abbia comunque qualcosa da offrirci. C'è da guardarsi accanto, certamente,
sorridere magari di qualcosa che può capitare, forse lanciare un timido saluto
all'indirizzo di qualche faccia già vista, ma poco altro. Invece trovo una
donna, la invito a sedersi con me su di una panchina ai margini del viale, e
lei accetta. Non c'è alcun bisogno di presentarci, anzi, questo renderebbe
tutto più sciocco e forse anche più squallido, così le dico, stendendo le gambe
in questo bel sole d'inverno, che in genere io ho molto tempo, certe volte
anche troppo. La donna invece non dice niente, si crogiola anche lei a questa
meravigliosa luce invernale, sorride quasi tra sé, senza guardarmi, e nient'altro.
Poi restiamo in silenzio, la giornata procede da sola, ci muoviamo qualche
volta sui nostri posti, infine lei si alza, quasi all’improvviso, mi saluta con
cortesia, e quindi se ne va.
Resto seduto, attendo un pensiero che riesca a trascinarmi via da questo
posto, ma stenta ad arrivare, ed io in fondo non faccio niente per
incoraggiarlo. Il sole si rifugia poco per volta dietro le cime degli alberi, improvvisamente
sento un poco di freddo, mi alzo dalla panchina, riprendo senza voglia la mia
camminata. Incrocio la donna di prima, non dico niente, lei però mi sorride, si
ferma, mi invita a prendere un caffè in un locale poco lontano. Entriamo, ci
sediamo ad un tavolino ma ancora senza parlare, quasi mimando le cortesie che
la vita ci ha fatto conoscere, poi aspettiamo che ci raggiunga il cameriere, ed
allora ordiniamo qualcosa.
Bello starsene in compagnia, penso, però non oso neppure dirlo. Lei invece
dice che viene spesso in quel caffè, in genere ci trascina qualche sua amica
per l’ora del tè. Annuisco, guardo meglio le espressioni di questa donna mentre
parla senza neppure dare l’impressione di riferirsi a qualcuno. Forse mi
piacciono i suoi modi, non so, però sorseggio il mio aperitivo concentrandomi
su qualche altra cosa. Lei spiega che non è affatto importante essere amici per
starsene assieme seduti in un posto del genere. Siamo tutti conoscenti, dice,
ed io annuisco, non potrei fare nient’altro.
Infine mi stufo, pago le nostre consumazioni, dico che adesso ho qualcosa
da fare. Lei mi guarda come se riuscisse a vedermi per la prima volta, sorride,
acconsente, ma prima di lasciarmi andare dice che il giorno seguente ci sarà la
presentazione di un libro in questo stesso locale. Potremo rivederci domani in
quella occasione, spiega in poche parole. D’accordo, dico con un certo entusiasmo,
poi esco da lì. Ormai è tardi per impostare una serata diversa, penso quindi
che tornerò verso casa, ma rallento il mio passo, fino a fermarmi più di una
volta ad osservare qualche vetrina che non mi interessa neanche. Quando rientro
è esattamente l’ora che mi piace di più: è stata una giornata magnifica, penso
mentre sfilo la giacca. Assolutamente qualcosa di cui ricordarsi.
Bruno Magnolfi
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