Quando esco di casa, in genere vado a sedermi ad uno dei tavolini di
plastica al circolo degli sportivi, nei pressi del piccolo stadio del mio
paese. Non è che mi interessi qualcosa degli sport, però lì mi conoscono tutti,
mi dicono delle cose da ridere e spesso mi offrono da bere una spuma
all'arancia. Mi piace molto rendermi conto che qualcuno mi vuole bene, che sono
accettato volentieri, che in molti vengono da me per salutarmi. In certi giorni
invece mi girano male le cose, e allora non do' retta a nessuno. Lo dico subito
che non è una bella giornata per me, così nessuno mi infastidisce.
Starsene da soli però è qualcosa di insopportabile, viene voglia di
sbattere la testa nel muro, non c'è niente che ti aiuti a far passare le ore.
Certi giorni che non mi girava troppo bene ho camminato fino a stancarmi, fino
a pensare che non ce l'avrei quasi più fatta a tornarmene indietro. Già, perché
ogni volta il problema è quello di riuscire a recuperare tutto quanto,
ritrovare la strada, la mia abitazione, gli amici del circolo, le cose che mi
piacciono di più. Lo so che non dovrei essere così, pensare di andare lontano
da tutti senza neppure riflettere sulle conseguenze di una cosa del genere. Eppure,
ogni tanto, mi ritrovo a camminare, quasi senza pensarci, e ad aver voglia di
andarmene, anche se non so verso dove.
Ci sono dei ragazzi che mi prendono in giro, qualcuno lo ha sempre fatto;
dicono che non sono normale, che mi dovrebbero rinchiudere, però ci sono anche
degli altri che dicono invece che sono il migliore, che ho capito già tutto
quanto ci sia da capire. Non lo so, non vorrei dar noia a nessuno, penso, però
la solitudine è la peggiore cosa possa capitare ad una persona. Così cerco
sempre di essere amico con tutti, anche se ci sono dei giorni in cui non riesco
a sopportare nessuno, e allora mi tengo alla larga, mi siedo al mio tavolino, e
me ne sto rincantucciato in un angolo.
Non mi piace per niente starmene da solo, eppure certe volte non ho voglia
di avere nessuno intorno a me: mando avanti i miei piedi, uno dietro l'altro,
mi allontano da tutto, anche dagli amici, anche dalle cose che in genere mi
piacciono. Ti ho visto, mi dice qualcuno al circolo degli sportivi, eri quasi
arrivato nei pressi del fiume, cosa ci facevi laggiù? Non so rispondere, non
riesco a dire niente, sorrido, faccio vedere che va tutto bene adesso, questo è
quello che conta, ho davanti a me la spuma all'arancia, saluto gli amici, sono
in forma perfetta.
Poi mi alzo, qualcuno mi offre la spuma, ma adesso non ne ho proprio più
voglia, così cammino lungo il viale alberato che costeggia lo stadio, e che poi
si perde lungo dei campi che sembra quasi non finiscano più. Non lo so dove
vado, forse ad un certo punto potrei ancora tornarmene indietro, penso, tornare
al circolo, bere la spuma all’arancia che qualcuno mi offre, accettare e
ricambiare i saluti degli altri, ma mi pare tutto superfluo, una grande
sciocchezza che non serve mai a nulla.
Non tornerò più, una di queste volte, sento che andrà a finire così: mi
fermerò a piangere appoggiato ad un albero, e poi riprenderò a camminare fino a
farmi del male, fino a perdermi chissà in quali luoghi. Gli amici del circolo
non immaginano una cosa del genere, ma io lo so, sarà qualcosa che spiazzerà
tutti quanti, una cosa che loro non sapranno spiegarsi, così forse metteranno
sul tavolino di plastica un bicchiere di spuma all'arancia, e lasceranno che le
risate di sempre coprano qualsiasi piccolo dolore.
Bruno Magnolfi
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