Alla fine, dopo innegabile incertezza, lui si è seduto
alla lunga tavola cerimoniale scegliendo un posto qualsiasi, senza stare
neppure troppo a controllare chi tra tutti gli invitati si sarebbe trovato
vicino, preoccupandosi piuttosto e soltanto di restare abbastanza al di fuori
dagli obiettivi delle macchine fotografiche e da ripresa, pronte ad immortalare
qualsiasi minima mossa degli sposi durante quel pranzo. La tarda mattinata è
andata avanti con grandi vestiti firmati, baci a chiunque e chiacchiere di ogni
genere, anche con lui che in fondo rimane solo il cugino quasi dimenticato di
quella ragazza vestita di bianco che gli è parsa peraltro sempre piuttosto
antipatica, almeno quelle poche volte che si sono incontrati, cioè durante
qualche natale, o a pasqua, oppure in qualche altra ricorrenza del genere, ma che
adesso neppure ricorda.
Tutto ciò in questo momento non ha comunque alcuna
importanza: lui ci doveva essere, lo aveva saputo fin dall’inizio, fin da
quando gli era arrivato l’invito alla cerimonia scritto su biglietti talmente
di pregio da apparire ridicoli, seguiti peraltro anche da diverse telefonate di
altrettanti parenti. Ma tu sei ancora da solo?, gli avevano chiesto quasi tutti
ridendo, come già altre volte avevano fatto; e lui si era schernito pur di non
dare alcuna precisazione. Difficile in verità sarebbe stato scegliere di
presentarsi in questo giorno alla presenza del suo amore vero: meglio lasciare
che tutti proseguissero a ridere, convinti della sua incapacità ad essere
persona esattamente come loro, convenzionale cioè, affogati, come lui li
vedeva, nella evidente incapacità di riuscire ad immaginarsi qualcosa di più o
di diverso.
Divertente il caleidoscopio di situazioni che si può generare in un giorno come questo, ma in ogni
caso lui ha proseguito con il suo atteggiamento serio e vagamente distaccato da
tutto quanto, come a dimostrare, quasi per un innato principio, la sua
estraneità a cose del genere. Qualcuno lo ha squadrato forse con severità, ma
lui si è mostrato a questi individui come una persona praticamente
indifferente, mentre nei confronti di altri che hanno cercato di chiedergli
qualcosa, è riuscito con abilità a far cadere qualsiasi loro domanda diretta,
facendo comunque in modo di apparire almeno uno strano, diverso da molti, forse
un personaggio addirittura inventato, e quindi quasi del tutto incomprensibile
ai presenti.
Tra non molto tutto è finito, ha pensato più di una
volta; il mio impegno doveroso compiuto, e tutto con saldezza è rimasto
evidentemente al suo posto; cioè, in poche parole, non sono sopravvenuti
problemi. Qualcuno però, verso la fine, lo ha osservato più di quanto fosse
stato necessario, e lui si è anche accorto di come una persona, che neppure conosceva,
lo abbia indicato ad un'altra, facendolo quindi irritare, proprio per quella
sua volontà di non stare al centro di chissà quali malelingue, o di certi
discorsi pronunciati a mezza voce, detti magari senza sapere niente della sua
verità sacrosanta. Infine una battuta grossolana di una donna molto scollata e
loquace, lo ha fatto definitivamente montare di rabbia, senza neppure aver
compreso bene il riferimento preciso.
E’ stato allora che si è sentito in dovere di dire
qualcosa a tutti quanti, usando forse un tono di voce più alto di quanto fosse
necessario, ma quando si è alzato per andarsene, gelando la sala, nessuno in
fondo ha cercato veramente di trattenerlo. Forse è molto meglio così, ha
pensato lui quasi sicuramente: in seguito avrebbe sempre potuto inviare le sue
scuse.
Bruno Magnolfi
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