Esce
presto la mattina con il suo cagnolino. Gira un paio di volte attorno ai
giardinetti poco lontano da casa sua, riflette qualcosa sulla giornata che
l'aspetta, poi rientra per prepararsi ed andare infine a lavorare. Il suo tempo
è composto e scandito da tanti piccoli elementi che secondo il suo parere vanno
saputi modulare e disporre adeguatamente l’uno insieme all’altro, in modo che
tutto quanto scorra in maniera lineare, evitando degli strappi, degli intralci,
delle eccessive e brusche accelerazioni. Non è esattamente quello che avrebbe
voluto, ma forse adesso non sa più neppure lei che cosa desiderasse dall’inizio,
quando era stato il momento delle scelte. In seguito tutto è andato avanti
quasi per conto proprio, senza che sia stata mai capace di modificare troppo il
percorso che ad un certo punto si è come messo in moto autonomamente. Adesso si
fa bastare quello che ha, e finge di essere soddisfatta, quasi sempre.
Abita
da sola, ma questo non avrebbe in fondo alcuna importanza, visto che continua a
sostenere, anche con i pochi colleghi di lavoro, che la sua è stata una scelta,
e che in considerazione anche del proprio carattere, non avrebbe mai saputo
organizzare una propria famiglia. Non ci pensa neanche più ad una cosa di quel
genere oramai, considerati gli anni, ed anche se qualcuno tempo fa le si è
avvicinato con qualche intenzione, lei ha subito saputo tenerlo al proprio
posto, senza concedere così alcuna speranza. La sua giornata, ad uno sguardo distaccato,
potrebbe apparire anche monotona, se non fosse che lei si fa vedere da tutti
sempre allegra e soddisfatta, nonostante, quando poi resta da sola dentro la
sua casa, si ritrovi certe volte a provare un’amarezza profonda che ultimamente
non tenta più neppure di spiegarsi.
Da
qualche giorno poi arriva sempre con il cane fino a sedersi su una panchina del
giardino che resta un po’ in disparte, nel pomeriggio una volta terminato il
suo orario di lavoro. Quel luogo lo trova congeniale alla sua personalità, perché
difficilmente c’è qualcuno da quelle parti, e lei può osservare in lontananza
il viale trafficato, oltre una cortina di alberi e anche qualche siepe. Le
piace osservare gli altri senza essere notata, ed anche il vialetto pedonale principale
di quel parco, che passa ad una trentina di metri dalla sua panchina, lei può
guardarlo mentre c’è chi corre per tenersi in forma, gli anziani che passeggiano,
coloro che camminano tenendo il proprio cane ben stretto al guinzaglio, senza
che ci sia per esempio chi le vada a chiedere qualcosa. Ci vorrebbe poco per
parlare con qualcuno, scambiare qualche impressione, fare conoscenza, magari
per poi darsi appuntamento da quelle parti nei giorni seguenti. Ma tutto questo
non fa per lei, e preferisce che nessuno la veda, per restarsene da sola sopra
la panchina.
Stasera
ha pensato addirittura di sdraiarsi lì, una volta sopraggiunto il buio, e
approfittando del freddo intenso di questo periodo, lasciarsi morire nel sonno
o nel dormiveglia, proprio come accade agli sfortunati che non hanno un posto
dove ripararsi. Ha sorriso naturalmente di questo pensiero, però poi ha sentito
dentro di sé il brivido profondo di quel ritrovarsi così vicina al limite, e di
avvertire per la prima volta l’incapacità di reagire alla prosecuzione incessante
della propria monotonia. Poi il suo cagnolino le è andato più vicino, e lei ha
riflettuto subito che era meglio riportarlo a casa.
Bruno
Magnolfi
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