Adesso abbassa
semplicemente la testa lui, ad evitare ulteriori guai sul suo posto di lavoro,
quando il capoturno con serietà gli fa presente, mentre loro due stanno da soli,
in piedi, ancora tra i macchinari ed i nastri trasportatori, alla fine
dell'orario della giornata, che è giunto il momento di smetterla con le
continue lamentele sull'organizzazione delle squadre. Non è mai stato un tipo troppo
semplice: ha sempre cercato di evidenziare quelle che secondo il suo parere
sono le magagne di programmazione del lavoro in quella fabbrica, anche oltre
qualsiasi opinione sindacale, cercando di portare il più possibile verso il
proprio punto di vista anche gli altri operai, almeno quelli con le sue medesime
mansioni. Non si aspettava certo dall'alto una reazione forte come questa,
perché naturalmente è da lì che vengono le direttive, anche se a fargli
presente in questo momento le questioni sollevate, è soltanto il suo superiore
alle macchine.
Ne va del
suo futuro là dentro, questo è il punto, perciò è il momento di smetterla, di
restare in silenzio, di accettare tutto quello che verrà deciso, anche se lui sa
fin da adesso che non sarà d’accordo. Non ha mai creduto di poter fare carriera
in quella azienda: in fondo non gli piacerebbe neppure fare il caposquadra o il
capoturno, o addirittura assumere un profilo da intermedio. Però ha sempre
pensato con la propria testa, senza dare mai niente per scontato, e tutte le
volte che ha scoperto di poter anche di poco migliorare un’attività del suo
reparto, lo ha sempre fatto subito presente, certe volte persino con una certa
insistenza.
Non
piacciono le persone come lui alla direzione, lo sa benissimo; anche se loro negli
uffici devono anche sapere che lo svolgimento delle lavorazioni è sempre
qualcosa di suscettibile ai miglioramenti, e che più adeguati ad evidenziare gli
snodi critici di coloro che portano avanti dal basso ogni minuta attività, non
ci può essere nessuno. Mai un colletto bianco è sceso davvero nelle officine
per toccare con mano gli aspetti migliorabili che qualcuno tra i suoi colleghi
di lavoro si è ogni volta preoccupato di andare a riferire indicandone la fonte;
il buon comportamento aziendale deve essere quello di uniformarsi quanto più è
possibile alle direttive impartite, è stato detto a volte negli spogliatoi da
qualcuno ben informato; tutto il resto sono chiacchiere inutili e spesso anche negative.
Talmente negative certe volte da portare gli operai fin sulla soglia della
cassa integrazione, esattamente come capita a lui in questo momento.
Ma lui sa
quando fermarsi, sa quando non è più il caso di scagliarsi contro quelle bende che
stanno sopra gli occhi: il lavoro in questi periodi è merce rara, inutile davvero
rischiare il posto; e poi la propria opinione la può continuare a meditare per
conto proprio, specialmente fuori dall’orario della fabbrica, proprio come
sembrano suggerirgli tutti, dai colleghi agli alti ranghi. D’accordo, certo, farà
così; anche a dimostrazione del fatto che dentro ai cancelli di un grande posto
di lavoro come quello, ci può stare qualsiasi cosa, persino degli errori
programmatici evidenti, che a nessuno viene in mente di portare all’attenzione
di chi li ha compiuti e prosegue a compierli, solo perché deve essere sempre
l’ottusità a vincere su tutto.
Bruno
Magnolfi
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