venerdì 21 febbraio 2025

Verrà a piovere.


            La moglie cammina con il proprio passo cadenzato tenendo una mano leggera attorno al braccio di lui, dalle parti del gomito, ed anche se prosegue a restare in silenzio la sua mente oggi è occupata comunque da parecchi pensieri. Il marito ci tiene particolarmente a quella passeggiata lungo il fiume cittadino minore, attorno a cui si ergono alcune case storiche dalla elegante facciata in pietra, oltre ad una fila di vecchi alberi che propongono in qualsiasi stagione una pittoresca prospettiva. Poco per volta è diventata per loro una semplice consuetudine, quel percorrere il largo marciapiede al margine della strada affiancata alla spalletta che circonda l’alveo ora scarso d’acqua e in genere troppo grande rispetto alla stagione sempre un po’ asciutta che caratterizza quel corso fluviale, ed anche se normalmente non scambiano mai troppi discorsi, preferendo restare quasi sempre in silenzio, ugualmente quella camminata sembra sgomberare facilmente le loro menti da qualche preoccupazione di troppo. <<In fondo, sono rimasta molto contenta di averla conosciuta>>, dice di colpo invece la moglie dando per scontato il riferimento delle sue parole alla recente conoscenza della nuova amica del figlio; <<Anche se non credo sarà facile la relazione che stanno costruendo lei e il nostro Renato>>. Il marito non dice niente, si trattiene dal dare giudizi o pareri che forse sarebbero, secondo le proprie convinzioni, un po’ troppo affrettati in questo momento. Questa Monica, soltanto un paio di giorni più addietro, si era recata da loro per un caffè e per conoscerli, assieme al loro figliolo, e si era subito mostrata senza finzioni, come una donna pacata ma molto sicura di sé, poco incline agli scherzi e alla superficialità, ma soprattutto dando a vedere con decisione come per lei fosse proprio questo il momento più adatto per avere una relazione stabile nella sua vita, forse anche indipendentemente dalla persona da cui lasciarsi affiancare.

            La personalità di Renato, ai loro occhi e nell’inevitabile confronto tra i due, è così apparsa subito inferiore rispetto a quella di lei, con quei suoi modi impacciati e quasi pronti a variare facilmente anche soltanto nell’assecondare una riconosciuta volontà superiore alla propria, e nonostante i suoi genitori conoscano bene la sua personalità, e restando quindi sempre pronti a giustificare ogni suo comportamento, è subito parso loro quanto lui non sarebbe mai potuto riuscire davvero a contrastare il carattere di una donna proprio come lei, tanto da pensare che l’unica possibilità a lui favorevole, andando avanti le attività del loro fidanzamento, sarebbe stata quella di adeguarsi e di soggiacere ad una tempra assolutamente più forte e concreta proprio come quella di Monica. Per questo ambedue non erano rimasti del tutto contenti, anche se subito dopo, una volta rimasti da soli, si erano anche detti che forse ci vorrà un po’ di tempo, che magari le cose potranno aggiustarsi un po’ meglio, che in fondo anche Renato riuscirà nel proseguo a tirare fuori un carattere maggiormente adeguato alla situazione ed al caso. Però in seguito hanno evitato altre facili conclusioni, apparendo ogni discorso da affrontare, da parte di ognuno dei due coniugi e in merito a quella visita, assolutamente prematuro. Renato è sembrato molto innamorato, questo è certo, quasi perso in quello stare al fianco di Monica, anche se è proprio quello, con ogni probabilità, il vero problema di questa coppia, almeno secondo il parere appena accennato dai suoi due genitori.   

            Forse, quando lui aveva parlato con loro di Monica, qualche settimana più addietro, avevano tanto sperato di trovarsi di fronte ad una brava impiegata comunale, con una casa propria, senza difficoltà economiche, sincera e rispettosa dell’affetto dimostrato per lei dal loro Renato, anche se invece si sono trovati di fronte ad una persona con le idee molto chiare, piuttosto decisa nei suoi desideri, capace di scegliere senza tentennamenti quanto di meglio possibile per i suoi scopi, qualsiasi essi fossero. Qualcosa stride tra i due, avevano pensato sull’immediato quei genitori senza neppure riferirselo, anche però con la consapevolezza che la sintonia tra due persone più che mature come loro, si crea soltanto con il tempo e con le esperienze che possono riuscire a fare insieme. Intanto camminano, i due anziani genitori, ed anche se continuano a pensare a tutto questo, non intendono ancora affrontare del tutto quell’argomento, quasi che le parole più definite che potrebbero forse tirar fuori, diventassero di colpo un macigno troppo pesante da spingere. <<Mi piacciono questi pomeriggi non ancora troppo primaverili>>, dice lui come per alleggerire tutti questi pensieri, e sua moglie sorride, quasi a sottolineare che la loro esistenza portata avanti con un grande equilibrio e con la consapevolezza di guadagnare ognuno dall’altra ogni giorno un pezzetto di rispetto in più da consacrare al tavolo della condivisione, potrebbe sembrare quasi un esempio adesso per il loro figliolo. <<Forse qualcosa ci smentirà>>, dice poi sottovoce al marito. <<Magari già in questa stessa serata verrà a piovere, probabilmente; e noi non sapremo neppure renderci conto di come sia stato naturale, da questo momento in cui tutto sembra perfetto, giungere così facilmente a quell’altro>>.  

 

            Bruno Magnolfi

mercoledì 19 febbraio 2025

Rispettivi comportamenti.


            La serata era stata preparata con cura. Lei si era addirittura affidata ad un noto professionista di cucina per imbastire una cena deliziosa per due e non dover preoccuparsi di niente, se non tenere viva la conversazione al tavolo della sua vasta sala da pranzo imbandita con candele ed ogni altra suppellettile e stoviglia adeguata. Lui aveva compreso benissimo come la sua Monica tenesse in maniera speciale a quella cena così intima, e su consiglio anche del suo coinquilino, sicuramente più navigato di lui almeno per certe cose, aveva indossato il suo vestito migliore con una camicia ben stirata, e portato con sé uno splendido mazzo di fiori freschi, gesto che lei aveva mostrato subito di gradire molto. Poi si erano seduti, con calma, quasi immersi in un’atmosfera sospesa, pronunciando ogni parola quasi in un soffio, pressoché sottovoce, come due bambini, e sorseggiando un aperitivo leggero in quel lasciarsi andare ad una serata che era apparsa immediatamente così particolare. Renato inizialmente aveva avuto paura di sentirsi un po’ sotto esame, ma i modi garbati di lei lo avevano subito messo a proprio agio, lasciandolo sorridere a tratti per qualche accenno ai colleghi d’ufficio, o a qualche sciocchezza avvenuta negli ultimi tempi sul loro luogo di lavoro. Poi avevano parlato di quelle piccole e deliziose porzioni di piatti prelibati, di come era bello assaggiare nuovi accostamenti di sapore, e anche di sorseggiare dei vini così buoni e adeguati a tutto il resto.

            <<Mi piacerebbe che restassi a dormire con me, stasera>>, aveva detto Monica ad un certo punto, con espressione seriosa, forse anche per sgombrare il campo da qualsiasi equivoco, e Renato le aveva preso la mano sopra alla tovaglia candida e aveva risposto semplicemente: <<Ne sarò felice>>. Il tempo poi era volato, in compagnia di una conversazione mai troppo seria, dove ciascuno dei due aveva tirato fuori i propri migliori pensieri, e soprattutto quelli più positivi ed ottimistici. Non avevano quasi per niente parlato del futuro, anche se qua e là era sembrato sempre pronto ad occhieggiare un qualche riferimento pur poco esplicito, ma ambedue avevano come evitato quel terreno minato, forse proprio per lasciare il senso di un forte presente alla loro serata, come se nei giorni a seguire nessuno dei due avesse dovuto iniziare a porsi, tra le comuni idee di sempre, qualcuno di quei pensieri che adesso con naturalezza sembravano appena presentarsi nelle loro menti, ma che tutt’e due preferivano sicuramente non affrontare. Il cuoco aveva sempre affidato ad una cameriera i propri piatti pronti, e lei era riuscita a servirli al tavolo in maniera impeccabile, fino al momento in cui, riassettata la cucina e completata ogni attività, ambedue avevano salutato con riverenza la coppia di evidenti innamorati, lasciandoli finalmente soli.

            Loro due, intanto, si erano già trasferiti sugli ampi divani confortevoli di una zona della stessa ampia sala, e quindi avevano proseguito con i loro discorsi poco impegnativi, adesso con un senso di intimità che pareva ad ognuno estremamente congeniale. Renato poi si era alzato, aveva servito un dito di liquore forte dentro a due bicchierini di cristallo, e quando Monica ad un tratto aveva detto che sarebbe andata a prepararsi per la notte, lui l’aveva seguita con lo sguardo, immaginando tra non molto di venire guidato da lei verso la sua camera da letto. Non provava disagio, gli appariva, quanto andava accadendo, una semplice conseguenza di ciò che aveva semplicemente sperato fino ad ora; per questo motivo, quando si era avvicinato lentamente ad un finestrone ad osservare la notte fuori da quel palazzo così elegante, si era reso conto in un attimo che era felice, e che tutto finalmente nella sua esistenza trovava un giusto percorso, quello che lui aveva sempre desiderato, e che la sua Monica era la migliore persona che lui avesse mai conosciuto. Lei era tornata sorridendo in vestaglia da notte, gli aveva preso la mano in silenzio e lo aveva guidato senza dire neppure una sola parola in una camera da letto meravigliosa e pronta ad accoglierli; quindi, gli aveva indicato la porta del bagno e la cabina armadio, e poi aveva spento le luci più forti, lasciando accese soltanto delle lampade fioche e ben schermate. Quando si erano immersi in mezzo alle lenzuola, lei si era lasciata abbracciare, e dopo poco aveva attirato Renato ancora più a sé, baciandolo e lasciandosi andare completamente.

Infine, dopo l’amore, si erano addormentati, anche con la consapevolezza di non avere da tornare in ufficio la mattina seguente, e i loro corpi erano rimasti avvinghiati, come se una specie di naturalezza fosse immediatamente subentrata tra le loro individuali abitudini, lasciandoli immersi nella meraviglia di condividere insieme anche quel sonno. Sembravano quasi simili nella loro rilassatezza, anche se i sogni che probabilmente a quel punto stavano passando nella mente di ciascuno apparivano sicuramente diversissimi, calcando le differenze intenzionali che fra qualche tempo in avanti avrebbero preso a marcare i loro rispettivi comportamenti.

 

Bruno Magnolfi

lunedì 17 febbraio 2025

Giusta o sbagliata.


            Sono tutti uguali, e probabilmente potrebbero pensare sempre le stesse cose monotone mentre cerco di spiegarmi. Ma io coi miei discorsi li incalzo, li guardo dritti negli occhi, non permetto loro di distrarsi mentre tento costantemente di non farli riflettere mai su qualcosa di diverso da quello che io fortemente desidero, ed anche da tutto ciò che io riesco ad instillare poco per volta nelle loro menti troppo calme e troppo lente per una persona decisa e preparata come me; e quindi la sicurezza, la tranquillità, la serenità, diventano immediatamente i temi che funzionano da semplice caposaldo di tutto ciò che dico, senza che direttamente risultino mai citati. Quando rallento con le parole è solo per permettere la formulazione nelle loro teste di alcune domande fondamentali che io tanto desidero, e per le quali ho già pronte tutte le risposte più adeguate, quelle che non permettono a nessuno a quel punto di sfuggirmi, e che sorprendentemente a loro invece appaiono le cose più intelligenti e perspicaci che riescono a cavare dal loro semplice concepire la giornata usuale che vivono e che desiderano in ogni modo conservare. <<Certo>>, dico a quel punto, <<avete tutto il diritto di immaginarvi anche una vita totalmente a rischio, ma non c’è nessuna buona ragione affinché tutto questo debba realmente accadere. Una valvola, un piccolo impianto, una spia che segnali un malfunzionamento, ecco quanto, ed ogni sonno nella vostra camera da letto diventa senza più preoccupazione alcuna>>. Già, riflettono a quel punto; con poco smettiamo di preoccuparci di molto, e anche subito, rispetto a quei piccoli problemi casalinghi a cui non abbiamo mai dato un gran peso.

            Così devono andare le cose: delegare a qualcuno che non siamo certo noi tutta la nostra inquietudine. Lasciare che sia un tizio esperto e ben riconoscibile ad addossarsi ogni possibile preoccupazione. A noi non rimane altro che goderci la giornata, senza pensieri, senza alcun altro intervento, stando molto lontani dai problemi che ci possono porre le brutte cose che sentiamo accadere ogni giorno da qualche parte. La nostra libertà è data da un muro solido che interponiamo tra la nostra tranquillità e tutto ciò che in un attimo potrebbe facilmente mettere in discussione questo sentimento, e la tranquillità finale è il maggior motivo trainante che ci porta a desiderare quella semplice sicurezza che il mondo d’oggi spesso ci rifiuta. Questi sono i pensieri finali dei miei clienti, quelle facili connessioni che nei loro cervelli poco sviluppati li fanno fortemente desiderare ciò che io propongo. Addirittura, mi ringraziano mentre firmano il contratto, ed è come se pensassero che il miglioramento delle proprie esistenze fosse già a disposizione in questo preciso momento, o comunque a portata di mano, pronto a giungere al loro domicilio senza alcuno sforzo, come una qualsiasi trasmissione televisiva, oppure come una pagina aperta sul loro terminale acceso.     

             Nessuno sforzo, nessun logoramento, il migliorare della propria condizione arriva subito, basta fornire adesso il proprio consenso, annuire di fatto a ciò che viene proposto nella sua intrinseca semplicità, nel suo meccanismo diretto, pronto a tener distante ogni attiva partecipazione. Poi rientra a casa Renato, così mi saluta, ma sembra preoccupato, come si fosse portato dietro dei seri problemi da risolvere. <<Ciao Sergio>>, dice in fretta, poi scompare nella sua stanza, quindi torna dopo pochi minuti, appoggia qualcosa in un angolo e sembra quasi voler camminare avanti e indietro per indebolire il suo stato d’animo innervosito da chissà che cosa. Lo osservo, non gli pongo alcuna delle domande che vorrei, lascio che ritrovi il proprio equilibrio, che si metta maggiormente a proprio agio, che si senta in condizioni almeno di scambiare due parole con me, sempre ne abbia voglia. Infine, entra nel bagno e vi rimane per un lungo tempo. Quando esce dice soltanto: <<Scusa, non ho voglia di parlare, credo che la cosa migliore per me sia che mi chiuda dentro la mia stanza e lasci che i miei pensieri si rimettano un po’ in fila>>. Gli faccio solo un cenno con la mano, come a stabilire che capisco benissimo, e che non c’è problema per me, può esattamente fare ciò che crede meglio, non sarò certo io a chiedergliene conto. Così resto da solo a finire la mia birra, e penso che il mondo sia composto da vinti e da vincitori, e certamente Renato non è certo tra questi ultimi.

            Però mi dispiace, dopo un lungo periodo trascorso durante il quale aveva mostrato un grande equilibrio, sembra proprio che adesso viva alternativamente una giornata sulle stelle e l’altra a terra. Impossibile aiutarlo, deve trovare da sé la strada giusta, anche nei confronti di questa donna che ha iniziato a frequentare. Il percorso sembra lo stesso che si instaura con i miei clienti, in quanto io riesco soltanto a suggerire loro qualche cosa, ma il percorso vero poi lo fanno da sé, sono loro che desiderano una maggiore sicurezza pur aleatoria, ed alla fine è la loro vera volontà che manifestano, fino ad essere estremamente contenti almeno di aver fatto una scelta, giusta o sbagliata come essa sia.

 

            Bruno Magnolfi  

venerdì 14 febbraio 2025

Positivi suggerimenti.


            Lui si osserva lentamente le mani mentre resta fermo nella sua macchina ad attendere che Monica lo raggiunga. Mauro è sposato da quasi cinque anni, ma questo non gli impedisce di pensare ad un’altra donna come Monica Moroni e di essere gentile e quasi galante con lei, fino al punto di invitarla a stare al suo fianco durante una serata alla buona ma piuttosto alternativa in cui si può assistere ad una serie di monologhi teatrali all’interno di un piccolo scantinato dove si beve e si può anche consumare qualche tramezzino. Lei si è lasciata subito convincere, soprattutto perché si sente incuriosita da quello a cui potrà assistere, e poi è attratta da un mondo che non conosce affatto e dalle persone che sondano la qualità delle cose, piuttosto che soffermarsi su elementi eccessivamente superficiali. Quando lei giunge sotto casa, Mauro scende subito dall’auto e ancora prima di aprirle lo sportello la saluta con un abbraccio e con grande calore, anche perché desidera mostrarle la sua riconoscenza per aver fatto accedere la sua associazione ad un piccolo finanziamento a fondo perduto da parte dell’Amministrazione Comunale, bando pubblico di cui lui sventuratamente non era venuto a conoscenza. Monica è piuttosto elegante, profumata, con i capelli raccolti in una coda che la rende giovanile e solare, e lui si sente immediatamente attratto da lei, tanto da sentirsi molto fortunato per aver fatto la sua conoscenza. <<Si tratta di un piccolo palco su cui si avvicendano alcuni attori dilettanti che leggono o recitano dei pezzi scelti e molto particolari>>, le chiarisce meglio. <<Il luogo è frequentato da persone che cercano qualcosa di diverso dal solito, ma ci sono state delle serate in cui tra il pubblico si sono notati anche registi e attori affermati>>.

            Monica sorride, le piace sentirsi coinvolta in qualcosa che non conosce, e Mauro è sicuramente una persona adorabile, di un tipo che non ha mai frequentato. <<Non vorrei metterti in imbarazzo con la mia presenza, se c’è qualcuno che magari ti conosce in questo locale>>, gli dice. Ma lui semplicemente alza le spalle e sorride mentre prosegue a guidare la sua auto, fino a quando non giungono in un luogo dove è possibile parcheggiare. <<In certi ambienti ognuno pensa ai fatti propri, almeno per certe cose>>, le dice prima di scendere. <<Anzi, questa è una buona occasione per presentarti a qualcuno dell’ambiente>>, aggiunge. Quindi scendono, percorrono un tratto a piedi lungo una piccola strada deserta della città vecchia, poi lui si ferma, la guarda un momento e la costringe quasi a fermarsi di fronte a lui. Poi la bacia, tanto per farle comprendere quanto gli piace stare con lei. Monica lo lascia fare mentre Mauro la stringe, ed anche se lei non mette molta intensità in tutto quanto, si capisce bene però che le piace molto quanto sta accadendo tra loro due. Quindi guardandosi ridono di niente, come fossero ancora dei ragazzi, ed infine quasi correndo scendono quei pochi gradini fino a giungere davanti ad una larga porta vetrata che sembra racchiudere all’interno un luogo colmo di luci e di colori vivaci.

            <<Certe volte vengono recitati dei brevi pezzi classici e conosciuti, ma nella maggior parte dei casi sono testi inediti, spesso scritti direttamente da chi viene qui a leggerli e ad interpretarli>>. Si siedono, non c’è molta luce tra i tavolini, ordinano qualcosa ad un cameriere distratto, poi si guardano attorno. <<I temi trattati sono i più vari, ma quasi sempre in queste serate si raccontano i sentimenti e i pensieri di personaggi sfortunati, privi di risorse, dimenticati da tutti, impigliati nelle più diverse sventure a cui normalmente ci può predisporre l’esistenza ordinaria>>. Monica si guarda ancora attorno: forse anche il suo personaggio privato potrebbe figurare tra quelli che si avvicendano su quella pedana, pensa, anche se il suo riscatto sicuramente gli renderà tra non molto la dignità che ha sempre meritato. <<Nella descrizione di queste semplici vicende>>, prosegue Mauro, <<spesso emerge la necessità di esprimere i propri pensieri, e poi una grande sensibilità rispetto agli insoliti temi trattati, tanto che ne emerge il desiderio profondo di una cultura diretta, popolare, priva dei condizionamenti del mercato e del successo ad ogni costo>>.

            Monica sopra al tavolo gli sfiora un braccio e sorride: si sente bene, a suo agio, tutto d’improvviso le appare vicino, familiare, piacevole e a portata di mano, come se in mezzo alle storie che vengono narrate di fronte a sé non sfigurasse affatto anche la sua, quella di una donna convinta e consapevole della propria forza interiore. Un tizio poi si avvicina, saluta Mauro, si fa presentare Monica, dice in fretta che le cose non stanno andando molto bene, ma la speranza in un futuro migliore, almeno in ambienti come questo, non morirà mai, e lei gli annuisce, è d’accordo, dobbiamo tutti credere fermamente che le cose possono sempre migliorare, sembra quasi desideri suggerirgli.     

 

            Bruno Magnolfi      

martedì 11 febbraio 2025

Semplicemente da accettare.


            <<Io non so bene come raccontarlo quello che penso; però ho l’impressione che qualcosa non stia andando come dovrebbe>>, dice di colpo il signor Nesti a sua moglie mentre è impegnato a sfilarsi di dosso il giaccone al rientro dalla sua solita passeggiata del mattino, tipica per un uomo ormai pensionato da diversi anni e senza grandi passioni, proprio come lui. La signora Marisa lo guarda, interrompendo ciò che sta facendo in quel preciso momento, e per un attimo si sente sbalordita di fronte a quelle parole, tanto che immagina per un attimo che gli sia accaduto qualcosa di spiacevole durante il periodo in cui suo marito è stato fuori, oppure che abbia incontrato qualcuno in grado di instillare con furbizia nella sua mente dei pensieri così negativi. Va verso di lui come per aiutarlo ad alleggerirsi del soprabito, ma ancora prima di toccarlo gli pone una domanda che è come la somma e il riassunto di tutto quello che le sta transitando dentro la testa: <<Che è successo?>>, gli fa quasi senza voce, e intanto gli osserva la faccia, gli occhi, l’intera espressione, come se persino da questi semplici dettagli potesse rapidamente interpretare qualcosa per aiutarla a capire. <<Mi pare che il nostro Renato si stia infilando in una vicenda che prima o dopo non riuscirà a controllare, tutto qua. Sicuramente questa Monica è ritenuta sul lavoro una brava impiegata, ed è sicuro che loro due si vogliano bene, che aspirino senz’altro a farsi una famiglia, a dare un seguito costruttivo al loro frequentarsi, ma io ho l’impressione che in questa vicenda ognuno dei due abbia sottovalutato qualcosa, e che tutto quanto, in seguito, non andrà come probabilmente credono di aver previsto>>.

La moglie sistema il capo di abbigliamento nell’armadio dell'ingresso, poi riprende ad occuparsi delle proprie cose, in silenzio, ma riflettendo bene sulle parole che ha appena ascoltato. Il signor Nesti ha lavorato negli uffici comunali in passato, e proprio per questo, ma anche tramite suo figlio che dopo il diploma è riuscito ad inserire tra gli impiegati quasi al posto suo, conosce ancora qualcuno là dentro, così ha preso delle informazioni senza fare neppure troppe domande, ed è stato capace facilmente di sapere diverse cose sui comportamenti di questa Moroni di cui sembra invaghito il suo Renato. <<Non sono sicuro di niente>>, aggiunge ancora; <<Però non voglio neanche giungere a sorprendermi di qualcosa che non avevo neppure sospettato>>. Lui è un uomo preciso, che cerca sempre di avere un’immagine chiara delle cose. La signora Marisa non commenta, forse si ritiene più semplice e diretta di suo marito, e secondo lei sarà sufficiente un’occhiata esauriente, la prima volta che le capiterà di guardare dritto in faccia questa donna, per comprendere immediatamente quali intenzioni abbia e quanto sia possibile e opportuno affidarle alla fine il loro unico figlio.

In seguito, i due coniugi sembrano quasi chiudersi in un ostinato silenzio su questo argomento, forse soltanto perché quello che c’era stato da dire con il loro rapido scambio di opinioni ormai se lo sono già detto, ma a quel punto squilla il telefono di casa, e nel momento in cui la signora Marisa alza la cornetta e risponde per capire chi sia a chiamare, le viene subito da sorridere, come se fosse giunta immediatamente una buona notizia. <<Ciao, Renato>>, dice nel microfono, come se ormai avesse tutto quanto sotto al suo controllo, e poi getta uno sguardo rapidissimo verso suo marito, a sincerarsi che lui stesse ascoltando quella conversazione che sembra adesso la diretta conseguenza del breve dialogo che lei ed il suo signor Nesti hanno appena affrontato. Lui si avvicina per ascoltare meglio, la moglie risponde che senz’altro, sarebbe una bella cosa, e che prendere un caffè è senza dubbio poco impegnativo per chiunque, ma già un primo passo sufficiente per una conoscenza da approfondire maggiormente in seguito. Poi la signora Marisa torna a guardare un momento suo marito, ed infine saluta suo figlio prima di riagganciare. <<Era Renato>>, dice subito. <<sabato verrà da noi, accompagnato da quella Monica Moroni, a prendere un caffè, nel pomeriggio>>.

Il signor Nesti sull’immediato non commenta: da un lato ritiene razionalmente che tutto adesso si svolga nella maniera più adeguata, ma all’improvviso però gli pare che tutto sia anche un po’ troppo affrettato, come se lui, per i suoi gusti, avesse necessità di un tempo più dilatato per meditare meglio su quanto sta succedendo. Però non dice niente di tutto questo alla sua Marisa, e l’unico giudizio che gli viene da esprimere è dato dal fatto che forse loro due non sono ancora pronti per le inevitabili modifiche alle abitudini assodate a cui sono affezionati da molto tempo. <<Lo vedremo sempre meno>>, dice come per porre avanti a sé una sorta di gelosia con cui sicuramente avranno da fare i conti nel prossimo periodo. Sua moglie abbassa lo sguardo, riflette, ma sa già che tutto quanto accadrà nel tempo a venire sarà per lei semplicemente da accettare.    

 

Bruno Magnolfi

sabato 8 febbraio 2025

Scarsa contentezza.


            Il martedì generalmente è la giornata con l’orario più lungo per gli impiegati dell’Amministrazione Comunale, che ritornano sulle scrivanie nel pomeriggio a svolgere le loro mansioni a seguito della normale mattinata, e Renato Nesti, dopo una breve telefonata interna al piano inferiore del palazzo verso la collega Monica, si è accordato per andare a pranzo con lei in un localetto poco distante dal luogo di lavoro. <<Vieni con noi a mangiare?>>, chiede a lui in tarda mattinata un collega di stanza con una certa malizia, immaginando la probabile risposta. <<No, grazie>>, risponde difatti Renato con orgoglio. <<Mi vedo con Monica Moroni del primo piano, andiamo insieme probabilmente al Caffè dei Forti, abbiamo già prenotato un tavolo>>. Il collega annuisce, ci pensa ancora un momento, poi fa: <<Ma allora sembra sia proprio una cosa seria la vostra>>. Renato non risponde, a dire la verità si sente personalmente molto soddisfatto ultimamente di quel riuscire a farsi vedere in giro con lei, anche se ancora non si sente del tutto sicuro di poter dire a voce alta che Monica è la sua fidanzata. Lei è ancora un po’ sfuggente, almeno certe volte, anche se ormai lascia che le cose tra loro due vadano avanti senza tanti intoppi. Renato Nesti ovviamente è felice di come si sta sviluppando la storia tra di loro, ma anche dopo averne riparlato con Sergio, il coinquilino con cui divide il proprio appartamento da quasi tre anni, ha deciso di non essere più troppo ansioso come agli inizi, e di non forzare mai le cose con lei, per nessun motivo.

            In ogni caso, soltanto sapere di sedersi tra poco con Monica, di guardarla negli occhi e di poterle parlare di tutto quello che gli sembra più appropriato alla situazione, e soprattutto di ascoltare la voce pacata di lei mentre racconta le sue piccole cose di ogni giorno disegnando con brevi frasi il proprio presente, e mettendo avanti le opinioni, i pensieri, le idee, senza mai riferirsi al passato, come fa sempre, o a cose troppo importanti, ma soltanto tenendo in piedi una conversazione leggera, senza troppo impegno, tutto ciò fa sentire Renato una persona fortunata, quasi immerso in una favola. Osserva l’orologio, ormai sta contando persino i minuti che lo separano dal loro incontro, quindi si alza dalla sua scrivania, va nel corridoio dove in questo momento non c’è nessuno, osserva per un attimo qualcosa al di fuori dei grandi finestroni luminosi, e quando torna a sedersi al suo posto di lavoro, sente d’improvviso, con la fiducia che sempre conserva chi spesso sente di essere un grande ottimista per gli accadimenti del futuro, che tutto andrà bene nel prossimo periodo, e che le cose poco per volta si sistemeranno in coerenza con i desideri suoi e soprattutto della sua Monica. Niente potrà andare storto, pensa ancora mentre si siede; niente.

            I suoi due colleghi di stanza sorridono, forse comprendono perfettamente che cosa stia passando nella sua mente, e ritenendosi persone posate, con una famiglia formata ciascuno, ormai fuori da quei giochi che stanno invece avvinghiando Renato Nesti, ritengono che i suoi pensieri e le sue emozioni giungano un po' troppo in ritardo per una persona come lui di quasi quarant’anni. Ma dietro alle loro espressioni leggermente ironiche forse c’è anche la supposizione che il loro collega stia come inserendo, in una storia leggera e banale, proprio come sembrerebbe quella iniziata da poco con la Moroni, una esagerata capacità emozionale, e forse persino delle eccessive aspettative. Magari, dicono a volte tra loro mentre sono intenti alla pausa del caffè, al Nesti manca proprio il senso del limite, considerato che secondo il parere di tutti lui sia capace di prendere qualsiasi cosa anche troppo sul serio, persino le sciocchezze più evidenti, e che forse in Renato risulta del tutto assente la percezione esatta del ridicolo. Perciò lo prendono in giro, senza una esagerata malizia, ma cercando in questa maniera anche come farlo ritornare ogni tanto con i piedi sulla terra di tutti quanti.

            Infine, giunge l’orario di pausa pranzo, e Renato indossa la giacca con una calma quasi forzata, controlla di aver tutto nelle tasche, ed infine si avvia al piano inferiore, cercando di respirare regolarmente e di affrontare quei gradini con tutta la normalità di cui è capace. Ma dopo aver sceso soltanto il primo scalino, torna indietro, e si dirige nel bagno, dove velocemente si lava energicamente le mani e controlla che sulla sua faccia o nei capelli non ci sia niente che non sia del tutto a posto. Infine, riprende la discesa, e trova Monica sul vasto pianerottolo mentre sta parlando di chissà che cosa con una delle sue colleghe, tanto che si ferma ad un paio di metri di distanza per non disturbarle, e nell’attesa che loro due abbiano terminato. <<Viene anche lei a pranzo con noi>>, dice con determinazione Monica Moroni, e Renato, se anche non si sente improvvisamente del tutto deluso, in ogni caso non riesce ad essere molto contento della novità.

 

            Bruno Magnolfi

mercoledì 5 febbraio 2025

Giudizio decisivo.


            <<Mi sembri cambiata, ultimamente>>, dice Caterina all’amica Monica, mentre in auto stanno recandosi insieme verso un elegante centro commerciale periferico per curiosare in qualche negozio di abbigliamento. <<Più sfuggente, meno chiara con le tue parole, pare a volte che tu cerchi costantemente di nascondere qualcosa>>. L’altra sorride mentre prudentemente prosegue a guidare. <<Sicuramente nelle ultime settimane aver scoperto nel collega Renato Nesti una persona così carina e disponibile ha forse smosso qualcosa dentro di me, però non starei a vedere dietro questo fatto chissà che cosa>>, spiega l’altra senza minimamente cambiare l’espressione leggera e divertita. <<Non capita niente di particolare>>, la rassicura alla fine, sto solamente guardando attorno a me qualcosa che fino a poco fa probabilmente non avevo voglia di vedere>>. Caterina resta in silenzio; lei, ad essere sincera, ha detto così, tanto per parlare, perché in realtà si sente preoccupata per tutt‘altro motivo, ma di questo non desidera proprio discorrere, né con Monica né con altri, visto che i suoi leggeri sospetti sui comportamenti di suo marito l’hanno portata ormai ad immaginare di tutto, senza però aver compreso esattamente quali siano i veri motivi che lo convincono a chiudere lo studio durante alcuni pomeriggi di ogni settimana, e ad assentarsi indisturbato. Un’amante aveva sospettato all’inizio. Ma dopo qualche giorno ha accantonato quasi del tutto questa idea, anche considerando che i loro rapporti non sono affatto cambiati, ed anzi lui in diverse occasioni si è mostrato verso la moglie persino più affettuoso che mai, proprio nel corso di quest’ultimo periodo di tempo.

            <<Mio marito ha detto di spendere poco>>, dice poi Caterina come se questa fosse una buona battuta di spirito, in considerazione anche delle generose disponibilità dell’amica. <<Ma io gli ho subito spiegato che certe cose ci vogliono, in fondo lavoro in un ufficio al pubblico, non posso certo andare vestita senza un certo riguardo, nella stessa maniera come lui cambia camicia e cravatta ogni giorno, perché alla fine l’immagine dello studio di commercialista la forniamo esattamente noi due, nella maniera come riusciamo a mostrarci ai clienti. Lui poi ha alzato le spalle cambiando discorso. Non gli ho certo detto che a me spendere piace, ma lui questo comunque se lo è sempre immaginato>>. Monica ride, poi cercano uno spazio dove arrestare la macchina nel vasto parcheggio di superficie, ed alla fine, spento il motore, prendono le loro borsette e scendono dal mezzo. <<Mi chiedevo il motivo per cui voi due non avete mai preso in considerazione l’impegno di mettere al mondo un figlio>>, dice poi Monica con naturalezza, mentre camminano. L’altra si prende una pausa, come per riflettere bene su quanto deve spiegare, e infine dice: <<Lui è sempre stato molto impegnato con il suo lavoro: per mio marito è l’attività fondamentale della sua vita, e così non ci abbiamo mai neppure pensato, poi gli anni sono trascorsi in fretta, e adesso oramai è un po’ troppo tardi>>.

            Monica si ferma un momento, poi si soffia il naso con un fazzoletto di carta, ed infine riprende a camminare con la medesima naturalezza di prima. <<D’altronde tirare su dei figli deve essere un impegno molto gravoso, qualcosa che ti cambia la vita in modo radicale>>, dice come a sé stessa. Intanto raggiungono il largo varco vetrato del centro commerciale, ed entrano nel grande edificio con l’impressione di poter alleggerire immediatamente i loro argomenti. <<A me servirebbe una giacchina nuova da indossare quando sono allo studio>>, dice subito Caterina. Monica non ribatte nulla, ma non ha neppure pensato a che cosa le potrebbe servire, e in ogni caso sa già che si lascerà tranquillamente guidare dal caso e da quanto saranno bravi i commessi a proporle degli acquisti. Quando entrano nel primo negozio di abbigliamento firmato seguono la positiva sensazione che emana da una vetrina ben allestita, con dei manichini composti in posizioni insolite, quasi la ricostruzione di alcune istantanee particolari.

            Quando tornano ad uscire hanno ambedue acquistato qualcosa, mostrando una certa soddisfazione per i capi scelti: Caterina per aver trovato ciò che più o meno desiderava, l’altra per aver accondisceso ai desideri della sua amica, ed aver preso qualcosa che le possa comunque servire, anche se non ne sentiva del tutto la necessità. Avrà bisogno di Caterina, pensa adesso Monica. Dovrà riuscire a tenerla sempre dalla sua parte, farle capire al momento opportuno quanto importante per lei fosse il suo disegno complessivo già dagli inizi, specialmente nell’attimo stesso in cui in molti vorranno soltanto prendere le distanze dai suoi comportamenti. Comunque, è fuori di dubbio che persista una solidarietà femminile superiore a qualsiasi critica, pensa ancora lei mentre tornano sorridendo alla loro macchina parcheggiata, e su quella sarà sempre possibile per Monica fare un certo affidamento. Probabilmente si dimostrerà proprio Caterina il suo principale sostegno, pensa ancora mentre apre la vettura, quando i giorni si faranno duri e difficili, e senza mostrarsi troppo adulatrice nei propri comportamenti verso la sua amica, riconosce adesso a sé stessa che l’importanza del suo giudizio, al momento in cui ci sarà proprio bisogno di esprimerlo, sarà decisivo.

 

            Bruno Magnolfi    

lunedì 3 febbraio 2025

Persona differente.


            Lui cammina per strada, utilizzando comunque un passo sufficientemente veloce per non sembrare un qualsiasi sfaccendato, o privo di impegni. Quasi ogni pomeriggio fa così, chiude il suo studio verso le quattro, quando sua moglie ormai è a casa o insieme a qualche amica a spettegolare; trattiene in fondo alla mano la sua immancabile cartella quasi vuota, e poi prende per la via meno frequentata, rispondendo inizialmente a qualche saluto, e in seguito sprofondandosi nei propri pensieri. Il medico, d’altronde, gli ha detto chiaramente che la vita sedentaria sta minando seriamente la sua salute, e lui ha approfittato subito di questa specie di prescrizione per muoversi almeno un po’, e camminare così fino a non sentirsi completamente stanco, cioè all’orario di rientrare a casa per la cena. Ma non è questo il vero motivo che lo ha portato a questa scelta. Fino a qualche tempo fa lo studio del ragionier Carletti svolgeva un ruolo di consulente per l’assessorato al lavoro e al personale dell’Amministrazione Comunale della città, e questa era la fetta più pesante e corposa del suo lavoro. Ma dopo le elezioni locali si è rapidamente cambiato sindaco e giunta, ed i suoi servigi sono diventati improvvisamente non necessari. D’altra parte, è vero che oggi ci sono in giro degli studiosi, dei grandi economisti, degli individui commercialisti laureati con tanto di studi superiori svolti a Parigi o in Inghilterra, ed un consulente come lui, semplicemente ragioniere diplomato, è diventato ai loro occhi del tutto superfluo. Ma la ragione più profonda lui sospetta che sia da accreditare al suo lontano passato di vago simpatizzante politico per la parte avversa a questa Amministrazione Comunale, per cui adesso non può far altro che accettare i fatti.

            Il lavoro del suo studio è diventato così quello di occuparsi delle semplici dichiarazioni dei redditi di qualche negoziante del quartiere, e gli ultimi acquisti tra i nuovi clienti sembrano essere soltanto certe associazioni di volontariato con mille dubbi fiscali ma spesso anche prive di risorse, e per questo motivo delle cattive pagatrici. Ma il ragioniere non si perde d’animo, cammina e riflette intensamente su quello che gli è possibile attivare per riprendere un po’ di quota, anche se uno dei giorni a venire dovrà iniziare inevitabilmente a parlarne con sua moglie, la sua segretaria, avanti che lei si accorga del suo perder tempo nei pomeriggi, e spiegarle in poche parole che lo studio non sta andando del tutto a gonfie vele, e che qualcosa dovrà essere ripreso in esame nella loro vita lavorativa e coniugale. Sarà quello probabilmente il momento più doloroso della sua carriera, e lui farebbe di tutto per allontanarlo, anche se è ben consapevole della realtà. Intanto cammina, e così lascia alle spalle qualcosa che non desidera affrontare, e se incontra qualcuno che conosce può ancora dimostrare, vestito in completo grigio e cravatta colorata, di recarsi ad un appuntamento di lavoro là vicino, lungo qualsiasi strada si trovi a passare, testimone la sua immancabile cartella per i documenti.      

            Andavano bene le cose quando convinse sua moglie a lasciare l’impiego presso il Comune, e in seguito a sostituire nel suo studio la segretaria dell’epoca di cui si era mostrata un po’ gelosa. Adesso avere quello stipendio per la loro famiglia sarebbe proprio l’ossigeno che è venuto a mancare poco per volta, e per quanto riguarda la sua attività potrebbe mandare avanti le poche pratiche anche da solo. Se soltanto avesse avuto uno sguardo più attento forse ora non si troverebbe in questa situazione. Poi il ragioniere incontra una persona che conosce, che lo ferma, che gli chiede qualcosa della sua attività e delle sue conoscenze in ambito tributario. Lui spiega ben poco, cerca di rimanere sul vago, e sta quasi per dire che ha un appuntamento, e che adesso deve proprio andare, ma l’altro insiste: <<Dobbiamo tutti piegarci ai nuovi dettami dell’attuale giunta>>, dice subito quello sorridendo, come fosse perfettamente a conoscenza delle difficoltà in cui versa il suo studio di commercialista, e lui resta senza parole per un attimo, poi dice: <<Ma certo, è l’unica maniera per uscire da questa situazione>>, mormora senza troppa convinzione.

            Poi si salutano, e il ragioniere riprende la stessa direzione conservando il passo di prima, anche se al momento avrebbe proprio voglia di sedersi e di riflettere meglio a quelle parole che ha ascoltato. In fondo non sarebbe un’abiura vera e propria dare una pedata al suo scarso impegno politico di quando era molto più giovane, pensa. Magari è più semplice di quanto possa sembrarmi in questo momento: <<Si tratta di farsi vedere qualche volta nel Palazzo Comunale, di mostrarsi sorridente e disponibile, forse di prendere una tessera del partito di maggioranza e recarsi a qualche riunione indetta sui temi più vicini al mio lavoro>>. No, non è difficile, anche se si tratta certamente di fare qualche compromesso, ma ne va di mezzo la sua attività, è evidente, e questo non può dimenticarlo. Poi si siede sopra una panchina, guarda per un attimo qualcosa sul muro che ha di fronte, e quando torna a rimettersi in piedi, sa che nelle sue scarpe sta camminando una persona già differente.

 

            Bruno Magnolfi      

sabato 1 febbraio 2025

Proprio stupenda.


Sono fermo presso la mia scrivania di lavoro, seduto come sempre sopra la poltroncina rivestita di stoffa rossa e le rotelle girevoli alla base, con gli avambracci distesi sul piano chiaro e semilucido ingombro ai lati da cartelle, fogli e documenti quasi tutti spillati tra di loro, e nella mia immobilità osservo lo schermo luminoso del terminale di fronte a me, senza avere particolari reazioni. Mi sento spossato, senza entusiasmi, incastrato tra alcuni pensieri che non mi portano più oramai da alcuna parte, ed è come se quasi non riuscissi a vedere niente, e le cose da fare di fronte a me e la mia stessa occupazione di impiegato amministrativo del Comune non mi fornisse più alcuno stimolo. Lascio trascorrere i minuti cercando di resistere alla voglia di prendere la cornetta del telefono e di chiamarla, ora, semplicemente, in questo stesso momento, oppure alzarmi dal mio posto di lavoro e scendere rapidamente la scalinata di questo vecchio palazzo fino a giungere davanti alla sua scrivania, e poi osservarla per un lungo momento, paralizzarmi quasi di fronte a lei, e infine chiedere a Monica se per lei sia ancora possibile conservare a lungo questa specie di indifferenza verso di me. Ma non devo farlo, devo rispettare i suoi tempi, attendere che tutto riprenda un comportamento più abituale, senza alcuno strappo, privo perciò di richieste e di nodi da sciogliere.

Mi alzo lentamente, cerco di scrollarmi di dosso la sensazione che tutto stia come sbriciolandosi senza che io possa fare niente, poi vado al bagno, mi sciacquo la faccia, lavo le mie mani, infine mi osservo un momento nello specchio. Sembra una tortura dover attendere che qualcosa accada; pare che io debba perdere per forza quell’entusiasmo che mi ha provocato rapidamente quel frequentarla per questo poco tempo che abbiamo avuto a nostra disposizione. Vorrei trovarmela di fronte soltanto per chiederle che cosa sia che riesce a trattenerla dal farsi ancora viva, dal darmi un segno, dal mostrare la volontà di vedermi nuovamente, di stare ancora con me, di darmi un nuovo appuntamento; non so spiegarmi questo suo lasciare che i giorni lenti e cadenzati e le ore che li costituiscono aprano un varco così amaro e insopportabile nei miei desideri; ma devo resistere, mi ripeto mentre guardo la mia faccia quasi stralunata. Devo essere indifferente a queste lunghe pause, e tanto più sarà dura la mia attesa, tanto più sarà dolce la sua voce al telefono quando alla fine chiamerà. Non devo dare importanza a questo comportamento che lei riesce a tenere: sicuramente le torna naturale, senz’altro non sta minimamente pensando di sottopormi a una tortura; è il suo modo di fare, la sua maniera di tenere sempre con tutti una certa distanza, forse per prudenza, per timidezza, o magari soltanto per evitare gesti affrettati, che in fondo non servono mai a niente.

Mi convinco, torno nel mio ufficio, i colleghi mi gettano un’occhiata senza dirmi niente, ed io riprendo in mano le scartoffie, ripercorro mentalmente quanto stavo facendo fino a poco fa, poi scorro rapidamente le cose che ho lasciato a mezzo, e poco per volta ricomincio a svolgere con calma il mio lavoro, applicandomi a quelle documentazioni, pur con uno sforzo, ma ritrovando tutto ciò a cui poco prima stavo dando un compimento. Non devi pensare a lei, sembra ci sia scritto da qualche parte su qualcuna di queste carte che tengo adesso davanti agli occhi; non devi farti distrarre ancora da qualche riflessione senza senso, che non porta mai assolutamente da nessuna parte. Non è cambiato niente da quando ho preso a frequentare Monica; sono lo stesso, sono la medesima persona, e ciò che sto portando avanti è solo il mio lavoro, a cui devo applicarmi con tutto me stesso durante questo orario, senza mettere altre cose di mezzo. Mi calmo, riprendo pienamente il controllo di tutto quanto, Monica è distante, non è al piano sottostante di questo stesso edificio. Poi suona il telefono interno sopra la mia scrivania. È lei, mi parla come se fosse la cosa più normale di questo mondo, chiede di vedermi, sempre se mi va, magari di passare da lei dopo il lavoro, a casa sua, anche se riconosce che sono diversi giorni che non ci sentiamo, e forse dobbiamo parlare un poco di noi due.

 Rispondo che va bene, che va benissimo, che anche io avevo in mente la stessa idea precisa, ma poi mi freno, ricordo in un lampo che avevo deciso di fare maggiormente il riservato, di farmi desiderare, di essere meno disponibile con lei, ma ormai è fatta, non posso certo rimangiare le mie stesse parole, perciò dico soltanto: <<Ci vediamo a casa tua nel tardo pomeriggio, come sempre>>. Penso che probabilmente passerò un momento dal fiorista lungo la strada, le prenderò un mazzolino, qualcosa di simpatico e di colorato, e forse anche una bottiglia di vino buono, tanto per festeggiare una serata forse come tutte, ma che per me improvvisamente sembra stupenda.

 

Bruno Magnolfi  

martedì 28 gennaio 2025

Rispetto dei programmi.


            Dentro la saletta del Circolo Culturale che straordinariamente ospita la riunione di stasera, come riporta il cartello affisso sulla porta spalancata, ci sono già diverse persone sedute che proseguono a conversare tra di loro in gruppetti di due o tre. Monica volutamente è arrivata leggermente in ritardo rispetto all’orario previsto, ma si è subito resa conto che l’assemblea, in questo preciso momento, non è ancora iniziata, e non conoscendo nessuno oltre Mauro che adesso peraltro sembra molto impegnato a discutere qualcosa con altri al tavolo dei relatori, ha tentato di prendere tempo osservandosi attorno e trattenendosi lungo il vasto corridoio, anche se quasi in procinto di entrare. Quando lui, infine, si è accorto della sua presenza, le è andato subito incontro, l’ha salutata con un certo calore, e le ha regalato un piccolo abbraccio come si fa normalmente tra individui solidali. Lei ovviamente non ha opposto alcuna resistenza e gli ha rivolto anche un sorriso, ma senza mostrarsi troppo incline a condividere l’entusiasmo dell’altro. <<Accomodati>>, le ha detto poi Mauro; <<Si comincia subito>>, e le ha indicato una poltroncina di prima fila, come per non tenerla affatto a distanza, cosa che Monica, potendo scegliere, forse avrebbe volentieri evitato, soprattutto per non mettersi troppo in mostra con gli altri presenti. Si è tolta la giacca, si è seduta, ha tirato fuori dalla borsa una penna e un quaderno, e appena sistemata si è guardata attorno, tanto per vedere se ci fosse stata qualche faccia nota, cosa che non le è sembrata.

            <<Buonasera e benvenuti. Stasera abbiamo con noi anche dei nuovi soci>>, ha detto Mauro Anselmi rivolgendosi a tutti. <<Per cui cercherò di essere il più semplice e chiaro possibile>>. Poi ha cominciato ad elencare le cose fatte o almeno tentate fino ad oggi, da parte dell’Associazione, sottolineando i progetti rimasti provvisoriamente insoluti, e quelli su cui insistere, ed ha ribadito l’importanza di fare rete con altre associazioni simili ad “Oltretutto”, seguendo sempre la strada del perseguire gli scopi alleandosi ad altri. Infine, come ciliegia sulla torta, ha evidenziato il suo entusiasmo per aver trovato una persona gentile che lo ha aiutato a partecipare al bando Comunale per far avere ad “Oltretutto” una donazione a fondo perduto, indicando Monica e presentandola agli altri come nuova preziosa acquisizione tra i soci. Si è dichiarato ottimista circa il sostegno da parte dell’Amministrazione Comunale, ed ha dichiarato alla fine di non poter comunque ricevere notizie certe prima del mese a seguire. Gli altri, una quindicina in tutto, hanno sorriso osservando Monica, e lei ha segnato qualcosa sul suo taccuino, anche per nascondersi leggermente a quegli sguardi. A seguito sono intervenuti due o tre soci parlando di cose più tecniche e sollevando problemi che sono sembrati al momento insolvibili, e dopo un’oretta di scambio delle varie opinioni, Mauro Anselmi ha dichiarato che la riunione mensile si poteva dichiarare terminata, se non c’erano altre domande da porre. Una signora, la stessa che inizialmente aveva presentato a tutti l’ordine del giorno, ha con rapidità fatto un sunto scritto della riunione, e del foglio su cui erano annotati i vari punti ha fatto subito le fotocopie distribuendole ai presenti.

            Monica si è alzata dalla sua poltroncina, ha messo via le sue cose, è tornata ad indossare la giacca, ed un paio di persone le sono andate vicino per stringerle la mano e fare le loro cortesi presentazioni. Quindi lei si è avviata all’uscita, trattenendosi leggermente nell’attesa che Mauro Anselmi le facesse un qualche cenno di saluto, e nel momento in cui lui ha notato le sue intenzioni, le si è subito avvicinato, sorridendole e tornando ad abbracciarla, come per una definitiva accoglienza nella sua Associazione. <<Tutto molto bene>>, ha detto Monica riferendosi alla riunione; <<Appena avrò delle notizie sicure sulle aggiudicazioni del bando di gara a cui hai partecipato ti chiamerò per dirti il risultato>>, gli ha fatto presente. Lui ha ringraziato a lungo per questi dettagli, ma le ha anche spiegato che uno di quei giorni a seguire le avrebbe inviato un messaggio in modo da fissare un appuntamento per chiarire alcune cose di una certa importanza, secondo lui, per la vita dell’Associazione. Poi sono tornati a salutarsi e lei è uscita da sola dal Circolo Culturale, incamminandosi verso la sua automobile parcheggiata poco distante.

  <<Devo proprio dire che è rispettato e stimato, questo Mauro>>, ha pensato Monica allontanandosi in macchina da quel quartiere. <<Già dalla volta scorsa però ho avuto l’impressione che nella sua vita ci fosse già una donna, forse una moglie, oppure soltanto una fidanzata; ma questo in fondo non ha troppa importanza, visto che il mio intento non è certo quello di sottrarlo ai suoi precedenti affetti. Sarà sufficiente frequentarlo un po’, usando l'ottima scusa dell’associazione, visto che il resto, in ogni caso, non è quasi di alcun interesse per me>>. Poi ha sorriso guardandosi un attimo nello specchietto retrovisore una volta ferma ad un semaforo rosso, e subito si è sentita piuttosto soddisfatta, di ottimo umore, a posto con i propri programmi.

 

Bruno Magnolfi

sabato 25 gennaio 2025

Passi in avanti.


            Lei certe volte tenta di darsi delle arie da signora, soprattutto quando va in qualche negozio dove è conosciuta, sempre nei pressi dello studio di suo marito, anche se, con una maggiore sincerità, sarebbe probabilmente la prima a ridere delle sue espressioni e delle sue pose leggermente studiate. Il fatto è che nel quartiere dove si trova il suo ufficio, il ragionier Carletti è conosciuto da molte persone, ed il suo potere in ambito fiscale e tributario è piuttosto noto, anche se fino ad oggi non tutti hanno avuto bisogno dei suoi servigi. Per molti però l’immagine primaria di tutto l’ufficio è data da quella segretaria che in pochi sanno sia la vera consorte del commercialista. A Caterina piace restare nell’ombra dell’attività di suo marito, ritiene che riesca a concederle un’aura di rispetto che le torna anche piuttosto comoda nei rapporti con tutte le persone che conosce. In fondo si ritiene una persona semplice, persino senza grandi aspettative, a parte quelle brevi vacanze in qualche luogo esotico o in qualche lontana città che lei e il ragioniere riescono a permettersi praticamente ogni anno. Non reputa quasi mai di aver lasciato qualcosa alle proprie spalle, e in fondo le va bene così, quasi per un adattamento progressivo alla sua situazione, cioè tirando avanti in questo modo senza mai concedersi alcun rimpianto per un passato forse poco brillante, e bruciando praticamente ogni energia possibile nell’ambito di un deciso e sentito presente.

            Caterina si sente molto diversa dalla sua amica più preziosa, e ritiene che sia proprio Monica la persona più strana ed introversa tra loro due, anche se le torna sempre più difficile comprendere i motivi precisi che costituiscono queste evidenti differenze. In ogni caso apprezza sempre le chiacchiere che si scambiano piuttosto spesso sia di persona che al telefono, ed anche se non sempre si trova d’accordo con le opinioni che l’altra insinua o le propone direttamente, comunque crede quasi sempre che le piccole scelte che via via si presentano, e che prima o dopo dovranno essere affrontate da ognuna delle due, possano essere frutto anche di quello che molte volte si rivelano tra loro. Per questo motivo la doppia simpatia maschile che ultimamente Monica pare del tutto decisa a coltivare, le risulta un elemento che stride quasi più di tutto il resto nell’andamento complessivamente un po' monotono e lineare dell’amica, volto, almeno negli ultimi anni dopo il suo definitivo divorzio da suo marito, a conservare sempre una robusta distanza di sicurezza dall’altro sesso. Lei non si azzarda a porle delle domande dirette quando si vedono, ma è evidente come la sua curiosità stia crescendo ogni volta di più, forse in parte anche volta a colmare l'ordinarietà di quel proprio andamento quotidiano spartito tra lo studio del commercialista e le tante e identiche attività di donna di casa.

<<Sono preoccupata per te>>, le dice sbottando Caterina senza utilizzare alla fine dei mezzi termini; <<Mi pare che ultimamente tu abbia perso almeno una parte del tuo proverbiale equilibrio, e che i tuoi comportamenti abbiano preso una rotta che è del tutto differente da quello che avevi mostrato fino adesso>>. Monica sorride. <<Non preoccuparti; non succede niente di particolare; però se ultimamente provo una rinnovata simpatia per qualcuno che fino a poco fa tendevo a scansare o a non prendere minimamente in considerazione, non credo ci sia niente di male: sta nei termini di quanto possa accadere a chiunque, e quindi anche ad una donna, come sostieni tu, piuttosto riservata come me>>. L’altra annuisce, vorrebbe tanto conoscere qualche dettaglio in più su tutte queste novità, ma sa che non è il caso di fare delle domande, anche perché l’altra non le risponderebbe nemmeno, se non in modo vago, e poi sa che se si mostra poco curiosa, prima o dopo la sua stessa amica sarà incoraggiata ad aprirsi e a rivelarle qualcosa che adesso lei riesce solamente ad immaginare.

C’è di fatto che il signor Mauro Anselmi, presidente e fondatore dell’organizzazione di volontariato “Oltretutto”, ha preso un appuntamento preciso con il suo ragioniere per la settimana seguente, e che quindi lei riuscirà sicuramente a trovarselo di fronte allo studio, e quindi a scambiare con lui qualche parola, e per nessuna cosa al mondo lei potrà mancare a quel momento; e se poi riesce ad essere scaltra in maniera sufficiente, magari potrà capire o intuire qualcosa di più esauriente della sua conoscenza con Monica. Non le pare quasi possibile che una persona come la sua amica sia capace di intessere una tresca con due uomini contemporaneamente, ma non si sa mai, eppoi Caterina è convinta da sempre che al giorno d’oggi ormai se ne vedono di ogni colore. Forse vuole frequentarli ambedue soltanto per capire bene quale sia il tipo di persona che le interessa di più, riflette; oppure semplicemente non desidera lasciare qualcosa di intentato, e così cerca di tenere aperte due vie che siano capaci di far compiere, alla sconfitta della solitudine, almeno qualche passo in avanti.

 

Bruno Magnolfi

lunedì 20 gennaio 2025

Soltanto ad assentire.


<<Con le donne non è facile intendersi>>, dice Sergio mentre mastica lentamente seduto al tavolo della cucina, di fronte ad un perplesso Renato che ha appena tentato di spiegargli il carattere piuttosto sfuggente di Monica, e di come lui provi una certa apprensione di fronte al fatto che lei abitualmente non si mostri mai troppo entusiasta del loro incontrarsi e del trascorrere insieme qualche ora, visto che poi anche quel tempo risulta sempre molto di meno rispetto a quello che Renato desidererebbe dedicarle. <<Sorride, quando le dico qualcosa di divertente, ma non ride quasi mai; e certe volte mentre le parlo di me, si ferma a guardare qualcos’altro, come se avesse la mente piena di altri pensieri>>. Sergio prosegue a mangiare: in fondo non si meraviglia neanche troppo delle rivelazioni di Renato; è come se fosse in grado di immaginarselo, seduto ad un tavolo di un caffè, davanti ad una donna con alcune esperienze alle spalle, mentre cerca di abbozzare un qualche dialogo adoperando le sue solite maniere impacciate e spesso approssimative. La mancanza di un vero e proprio entusiasmo, da parte di chi lo ascolta, nel sostenere con interesse la conversazione di un individuo come Renato Nesti, è quanto di peggio possa accadere per lui, che in un attimo si sente smontato anche nelle sue già scarse sicurezze, e non trova appigli essenziali per dire delle cose capaci di attirare l’attenzione di chiunque sui propri argomenti. Ma tutto questo certo non può dirglielo.

<<Con le donne bisogna anche farsi desiderare, piuttosto che mostrarsi troppo disponibili e incapaci di fare qualcosa di diverso che non aspirare in qualsiasi momento alla loro presenza vicino>>. Renato riflette, si sente mortificato nel pensare all’improvviso che forse è proprio quello il suo vero problema: essersi mostrato subito innamorato di Monica, anche se aveva pensato fin dall’inizio che fosse quella la spinta maggiore per costruire una relazione stabile e duratura con lei. <<Ma una donna dovrebbe capirlo quando qualcuno fa sul serio piuttosto che giocare alla relazione superficiale, che ovviamente non porta da alcuna parte, e poi si esaurisce così, come una bolla di sapone nell’aria>>, sbotta Renato alzandosi dal tavolo. <<Io non conosco questa donna, e quindi giudico male>>, si spiega Sergio. <<Però da quello che ho capito tu le stai troppo addosso a questa Monica, le togli il respiro comportandoti in questa maniera, e tutto ciò, per una persona che è già stata sposata, è forse quanto di peggio possa accaderle. Non c’entrano niente i sentimenti, si tratta di opportunità, e di bisogno di proseguire, per una donna matura, ad essere quello che in fondo desidera essere, indipendentemente dal fatto di aver conosciuto un Renato Nesti oppure no>>.     

Renato intanto inizia a sparecchiare la tavola, come provasse il desiderio di arrivare in fretta alla conclusione di quell’argomento che forse lo rende nervoso e sofferente. Trascorre qualche minuto in silenzio, poi sottovoce riprende: <<Probabilmente hai ragione, anche se mi riesce difficile ammetterlo; in ogni caso posso cercare di fare qualche tentativo di comportamento come hai detto tu, e magari nei prossimi tempi dedicarmi di più al mio lavoro invece di pensare a lei continuamente>>. Sergio finalmente sorride: <<Ma certo>>, gli dice; <<Lasciati cercare da lei, in fondo trascorrete la maggior parte delle vostre giornate quasi gomito a gomito sul luogo di lavoro. Non sarà così difficile per lei inviarti un segnale se desidera incontrarti anche semplicemente per parlare un po’ con te. E tu a quel punto non essere troppo disponibile, falle capire che comunque hai la tua vita, i tuoi passatempi, le tue amicizie, non puoi essere sempre pronto nel reagire ad ogni suo cenno verso di te>>. Poi parlano d’altro loro due, dell’organizzazione della loro casa soprattutto, e alla fine Sergio dichiara che è stanco e se ne andrà subito a dormire, mentre Renato resta in cucina a mettere a posto le stoviglie e a rigirare nella sua mente le cose che si sono appena detti. <<La faccenda importante adesso è tenere in funzione il mio radar>>, pensa adesso con calma; <<Ed essere capace di leggere in modo adeguato ogni segnale che il mio sistema possa captare, cercando di tradurre un po’ meglio quello che Monica sta forse tentando di farmi comprendere della sua maniera di vedere le cose>>.  

Quindi apre la sua agenda professionale, che in effetti non usa quasi mai e risulta così ancora intatta, ed inizia a scrivere quasi per gioco le date salienti del suo vedersi con Monica, cercando di ricordare i giorni esatti e anche i luoghi che hanno visitato insieme, e di che cosa hanno parlato, e di come si sono sviluppati gli argomenti tra loro. Soprattutto indica con un piccolo simbolo gli inviti che lui le ha fatto in tutti quei casi, e le occasioni in cui è stato lui e solo lui a cercarla, scoprendo così che in fondo ha ragione Sergio, e la loro relazione, almeno fino adesso, è stata frutto quasi esclusivamente della propria volontà, e non quella di Monica, che si è limitata quasi soltanto ad assentire.

 

Bruno Magnolfi

mercoledì 15 gennaio 2025

Come le ha desiderate.


            Forse la zia già da parecchio tempo aveva intuito qualcosa in più della personalità leggermente sfuggente di Monica. Da giovane si era mostrata un po’ estroversa e disordinata nei rapporti con gli altri, ma quando infine si era messa a fare sul serio con quel ragazzo ben più grande di lei, aveva mostrato una calma che precedentemente non le si sarebbe neppure riconosciuta. Ad un certo punto poi, quasi di fretta, aveva deciso di sposarsi con quell’uomo, ma non tanto rivelando con questo gesto un sentimento che con determinazione l’aveva portata fino a quella decisione, quanto per tenere fede ad una presa d’atto che probabilmente aveva maturato dentro sé stessa già in precedenza, quasi come per rispondere ad una sceneggiatura ben scritta, corretta e adottata in mezzo ai propri desideri, accettata e accarezzata da chissà quanto tempo all’interno della sua più segreta personalità, e perciò alla prima occasione indirizzata verso quella immancabile conclusione. Chissà poi se le era passato per la testa almeno qualche volta il fatto che un matrimonio posto in opera con tale fretta e con questi rapidi preliminari avrebbe facilmente mostrato in seguito qualche crepa. In effetti però, già dopo pochi mesi, le cose tra lei e suo marito avevano iniziato vistosamente a scricchiolare, e dopo un anno appena di convivenza coniugale nello spazioso appartamento dove erano andati a vivere, loro due avevano cominciato a parlare apertamente, anche con la famiglia di lei, di una inevitabile separazione da affrontare di lì a poco, soprattutto dovuta a degli attriti di carattere non meglio precisati, o almeno così, con queste banali parole e senza addentrarsi in altre ulteriori spiegazioni, era stato tentato da parte di Monica di chiarirne l’epilogo.

            La zia, a quell’epoca, non aveva provato neppure il desiderio di porre troppe domande, limitandosi ad accettare senza alcuna rimostranza quelle decisioni ormai prese, ma da quel momento in poi aveva iniziato ad incuriosirsi di più per i comportamenti di lei, forse nel tentativo di comprendere meglio quali fossero i reali desideri di questa ragazza a suo parere un po’ instabile. Poi era trascorso un tempo piuttosto lungo, ed in quel periodo erano venuti a mancare sua sorella e suo cognato, i genitori di Monica, anche se il cataclisma accaduto non sembrava poi aver troppo scomposto le abitudini assodate nella vita dell’orfana, rimasta a vivere da sola nel proprio appartamento. Però lei aveva mostrato di andarsi lentamente ad accostare quasi con un moto progressivo e spontaneo agli zii, peraltro in maniera del tutto comprensibile, iniziando a frequentarli maggiormente e a parlare spesso con loro delle proprie giornate, del proprio lavoro, di qualche pensiero che le attraversava la mente, pur restando spesso nel vago, ogni volta che l’argomentare andava a sfiorare i suoi desideri, o i propri diretti progetti per il futuro. Qualche volta la zia aveva persino suggerito a Monica di cambiare qualcosa nella sua quotidianità, addirittura di lasciare il proprio posto di impiegata comunale, considerata la buona eredità lasciatale dai suoi genitori, ma lei, pur sorridendo ad ogni riferimento del genere, non aveva mai accettato alcun consiglio.

            Adesso, sia alla zia che a suo marito, pare quasi che le giornate di Monica si vadano sprecando in un tedio e in una monotonia non avversate dalla volontà di contrastarle, al punto che, anche in considerazione della mente in fondo brillante e curiosa della nipote, appare quasi impossibile il mantenimento di questa specie di rassegnazione che lei pare sfoderare continuamente, affiancata ad uno scarso interesse, per non dire distanza, da ogni altro uomo sulla terra. Sembra quasi che il desiderio di costruirsi una propria famiglia, una volta naufragato il precoce matrimonio, sia diventato per Monica il pretesto per allontanare ogni possibilità di provare di nuovo quello stesso percorso. Per cui, venire adesso a sapere dalla sua viva voce di come all’improvviso lei abbia iniziato insperatamente a frequentare un collega di lavoro per di più scapolo e della stessa età sua, è una notizia che sembra voler allargare il cuore, anche se non è certo prodotta con quell’enfasi che ci si attenderebbe in un caso del genere, ma al contrario sibilata al telefono giusto per parlare di qualcosa e chiedere qualche delucidazione su una ricetta di un piatto da cucinare per due. Neppure il nome di battesimo di questo impiegato viene chiarito in questa conversazione, e considerata la riservatezza della zia in cose del genere, nessuna domanda le viene formulata al momento, lasciando solo al tempo la possibilità di evidenziare il risultato, nel caso se ne delineasse qualcuno degno di nota.      

            <<Non ha importanza>>, dice poi la zia a suo marito, una volta riagganciato l’apparecchio telefonico. <<Monica è sempre stata una ragazza particolare: probabilmente non sarà possibile saperne di più sulle sue decisioni, ma sono convinta che prima o dopo ci farà ancora qualche sorpresa, nella speranza che le cose per lei si rivelino esattamente così come le ha sempre desiderate>>.

 

            Bruno Magnolfi

domenica 12 gennaio 2025

Impegno culturale.


            Lungo la via molta gente cammina indifferente, in certi casi scambiando tra gruppetti di due o tre persone qualche animata parola, ma soprattutto mostrandosi composta dai tanti individui che procedono in solitudine, concentrandosi nell’osservazione del semplice marciapiede davanti alla propria visuale, e spesso rispettando un passo affrettato, senza alcuna curiosità, come a togliersi rapidamente quel tempo inutile che ognuno di loro sta perdendo, destinato soltanto al proprio univoco spostamento. Mauro Anselmi si sente uno tra tutti, senza particolari differenze, però certe volte quasi si imbambola ad osservare qualcuno davanti a sé, nel momento esatto in cui cerca di mettersi nei panni proprio di quello sconosciuto, interpretandolo a seconda dell’abbigliamento che indossa, della velocità con cui procede, o ad esempio calcolando se quello si muove con le mani sprofondate nelle tasche, oppure no. A suo parere esiste senz’altro un modo per arrivare al cuore di tante persone che spandono noncuranza attorno a loro, ma la conoscenza del metodo per parlare un linguaggio riconoscibile da tutti, e che sia capace di stimolare certe sensibilità, immaginate spesso come quasi atrofizzate, è talmente difficile da ottenere e mettere a fuoco da rendere ogni tentativo, pur teoricamente possibile, un vero rompicapo. Certe volte gli pare incredibile che i cittadini che incontra dimostrino con grande naturalezza una vera e propria indifferenza verso quasi tutto ciò che non faccia parte del proprio mondo di interessi definiti, come fossero infastiditi da ciò che non li riguarda, eppure difficilmente trova qualcuno che mostri la volontà di sapere delle cose che non appartengono direttamente a quel mondo. Ma lui è fiducioso, e con l’impegno che desidera infondere è convinto che si possa riuscire a venire in contatto con altre persone.

            Per questo si impegna in ambito culturale, perché a suo parere è soltanto quello il terreno di scambio sul quale è giusto operare. Se molti individui riflettessero che la conoscenza è lo strumento più utile per scuotere di dosso l’apatia, probabilmente troverebbero facilmente in questo ambito un piano di confronto con la collettività da cui sono circondati, rendendo loro stessi migliori e più positivi. Lui adesso ha raccolto tutta la documentazione che serve per iscrivere la piccola associazione che lui presiede a quel bando comunale istituito per fornire dei fondi alle attività senza scopo di lucro come la loro. L’impiegata a cui si è riferito è stata brava e disponibile, tanto che Mauro si è sentito in dovere di portarle, l’ultima volta che è andata da lei, un piccolo mazzolino di fiori, e poi invitarla a fare una pausa per un semplice caffè nel locale di fronte al palazzo degli uffici comunali. Lei ha accettato, ha spiegato il suo ruolo in ufficio, e quindi molto rapidamente sono passati a comportamenti più amichevoli tra loro, tanto che lei si è subito interessata circa le attività dell’associazione di Mauro, fino a proporre la propria iscrizione al gruppo come socia sostenitrice, anche se ha spiegato subito di non avere conoscenze e abilità particolari in nessun campo.

            Mauro Anselmi si è schernito quando ha dovuto spiegare come, secondo lui, non sia richiesta necessità di grandi doti per impegnarsi in qualità di volontari in quel campo, e Monica però gli ha sorriso senza ribattere niente, ed hanno poi ripreso con scioltezza a parlare ancora di quegli argomenti, tanto che al momento in cui loro due si sono salutati, pareva quasi si conoscessero da sempre. Più tardi, quando al telefono lei si è trovata a spiegare a Caterina di aver conosciuto un tipo piuttosto interessante, così particolare da averla quasi stregata, si è resa conto di non essere in grado di dire all’amica che cosa di lui l’avesse colpita di più, considerato che oltre al nome di battesimo di quella persona non era stata capace di memorizzarne neppure il cognome, anche se ricordava perfettamente che l’associazione che Mauro presiede era nominata “Oltretutto”, nome che ha fatto subito sobbalzare Caterina sulla sedia, considerato che l’aveva visto scritto sulle carte dei clienti di suo marito. <<Si stanno scatenando molte grandi novità dalle tue parti>>, le ha poi detto ironicamente senza assolutamente accennare però al fatto di conoscere già quel nome, e quindi anche il presidente dell’associazione, e di aver indirizzato proprio lei quel Mauro verso gli uffici comunali. <<Non so>>, le ha detto alla fine Monica, <<E non capisco neppure come sia possibile che accada senza una precisa volontà; però ci sono delle rare volte in cui ti trovi davanti una persona che ti sembra di conoscere da sempre, e come per incanto, appena quella se ne va, provi il desiderio di rivederla al più presto possibile>>. Caterina lascia una pausa di silenzio, poi dice. <<Quindi avete stabilito di rivedervi, suppongo>>. Monica sorride, poi fa: <<Non è come credi, comunque; andrò probabilmente alla prossima riunione dei soci di “Oltretutto”, e cercherò di farmi un’idea più precisa di quanto quei volontari cercano di costruire. E, naturalmente, in questo modo avrò la possibilità di vedere questo Mauro come si comporta con le altre persone, e cosa intende quando parla di impegno culturale>>.

 

            Bruno Magnolfi    

mercoledì 8 gennaio 2025

Imbastire vita assieme


            I suoi genitori sono sempre molto contenti quando Renato passa da casa loro per salutarli. Quando sono assieme lui generalmente tratta soltanto di argomenti piuttosto banali, senza addentrarsi mai a spiegare troppo i suoi propositi oppure i propri reali desideri, giusto ad evitare che loro sfoderino consigli non richiesti o ricomincino con le solite risapute raccomandazioni, ma stavolta Renato non riesce a trattenersi, e rivela a sua madre, mentre lei in piedi in cucina sta preparando un semplice caffè per tutti, che c’è una sua brava collega di ufficio che ha iniziato a frequentare fuori orario di lavoro. <<Non è niente di particolarmente importante, almeno per il momento>>, dice lui; <<Poco più di un’amicizia. Però potrebbe divenire qualcosa in più, ed il fatto che nessuno di noi due ormai è più un ragazzo, impone un comportamento sicuramente serio ma contemporaneamente anche poco blando. Ciò significa che se le cose, proprio come spero, proseguono ad andare bene tra di noi, con una certa probabilità potremmo prendere delle importanti decisioni nel giro anche di poco tempo>>. La mamma lo abbraccia quasi commossa, si capisce che sia felice di quanto va accadendo a suo figlio, ma poi si ricompone e va subito a dare la notizia anche a suo marito. Loro non erano molto d’accordo quando Renato decise di andare ad abitare per conto proprio, ormai qualche anno fa; però adesso che le cose per il loro unico figlio stanno prendendo questa piega, si rendono subito conto che è soltanto un processo naturale e inevitabile quello che sta coinvolgendo il loro ragazzone.   

            <<Appena sarà possibile, dovresti presentarcela>>, dice il padre di Renato con una certa serietà. <<Almeno potremo formarci un’idea più precisa sulla tua collega>>. Il fatto che questa Monica svolga lo stesso lavoro di suo figlio, per sua opinione, è già comunque un piccolo elemento positivo da non sottovalutare nel proseguo delle cose, pensa ancora suo padre; e in ogni caso dimostra che ambedue hanno già un piano in comune su cui basarsi. <<Era ora che tu iniziassi a fare qualcosa di serio e ad imbastire la tua vita>>, dice ancora suo padre stringendogli una mano, come se gli concedesse già il suo appoggio incondizionato nella costruzione della propria esistenza. Poi Renato se ne va, dice che ha da fare delle cose, ma il fatto è che si sente imbarazzato nel parlare di quell’argomento, anche se non riusciva più a tenersi per sé una notizia di quel genere. Il problema è che con Monica non sono state introdotte molte certezze, e forse lui, nel desiderio di spianare qualche punto che per il momento resta insoluto tra loro due, tende a spingere tutto in avanti, nella speranza che poi tutte le cose tra di loro trovino presto una propria positiva soluzione.

            <<Non posso essere che soddisfatto per come tutto sta procedendo>>, riflette mentre percorre la strada verso casa; <<Anche se la soddisfazione che provo nell’immediato, quando sono con lei, si stempra rapidamente al momento in cui ci salutiamo, cioè appena mi affiorano nella testa dei dubbi che non so e che non riesco a risolvere da solo. Vorrei farle un mucchio di domande, sapere molte più cose su di lei e sul suo passato, ma riconosco sia da deboli chiedere delle cose personali, così cerco di interpretare la sua personalità tramite le poche cose che riesco a tradurre dai gesti, dalle espressioni, dalle poche frasi che Monica adopera per parlare di sé e delle proprie opinioni. Non dico che lei sia una sfinge incomprensibile, ma non sono neppure troppo chiari certi suoi comportamenti. In ogni caso devo accettare ciò che mi concede, e accontentarmi di quel poco che mi lascia comprendere, anche se vorrei già sapere molto più di lei. Mi piacerebbe poter parlare con chi la conosce più di me, ad esempio, ma anche tra i colleghi che lavorano al suo piano nessuno sembra abbia molte notizie, ed anche con tutti loro lei sembra sia stata sempre estremamente riservata. È stata sposata, pur per poco tempo, ma anche di questa esperienza sembra proprio non abbia mai desiderio di parlare>>.

            <<Forse tutto ciò non ha alcuna importanza: dovrei evitare di preoccuparmi di cose di questo genere, anche se i miei sentimenti verso Monica sono così forti che vorrei stare con lei per la maggior parte del tempo che abbiamo a disposizione, e poi condividere tutto con lei, fino alle cose più minute. Certo è che se il nostro rapporto potesse mettersi bene come spero, in seguito potrei trasferirmi addirittura nel suo grande appartamento, se non in pianta stabile almeno nel corso di qualche giorno alla settimana, anche per provare l’equilibrio di una nostra futura convivenza. Ma forse sto correndo troppo, e in fondo è meglio tenere i piedi per terra e cercare di non compiere dei passi falsi. Ciò non toglie che non vedo l’ora di fare insieme a Monica un sacco di cose: dei viaggi, ad esempio, delle scelte per il futuro, e forse iniziare poco per volta ad imbastire un’esistenza assieme.

 

            Bruno Magnolfi    

venerdì 3 gennaio 2025

Lato migliore della vita.


            <<Si, certo, è stato pubblicato, in linea con i tempi previsti; se passa qua da me le posso rilasciare i moduli da riempire con le istruzioni e il bando generale per la partecipazione a questa gara>>, dice Monica in risposta alla telefonata di quel Mauro dell’Associazione Culturale. <<D’accordo>>, fa lui di fretta. <<Allora passerò senz’altro da lei già domani mattina>>. Poi i due si salutano con cortesia e ringraziamenti, e lei osserva per un attimo sopra al piano del tavolo le copie di quei documenti di cui ha appena parlato, ricevute direttamente dagli uffici del piano superiore non più tardi di un’ora prima. quindi si alza dalla sua scrivania, prende la chiavetta della macchina per i caffè, e con un cenno agli altri impiegati della stanza si dirige lungo il corridoio per concedersi una meritata pausa di metà mattina. Ha fissato con Renato un orario preciso in cui vedersi ogni giorno al piano terra dell’edificio, ed anche se sono passati già cinque minuti dall’appuntamento, lei è sicura di trovarlo ancora nella saletta pronto ad attenderla. <<Buongiorno>>, dice lui difatti mentre Monica lo raggiunge. <<Ci sono forse delle novità?>>. Lei sorride, preme il pulsante luminoso nella macchina ed attende in silenzio che il meccanismo compia le proprie operazioni. <<No, non direi, se non le solite cose di ogni giorno>>, spiega alla fine. Le indecisioni di Renato vanno sempre colmate con delle risposte che non generino mai dei piccoli conflitti, pensa Monica, ma anzi usando termini che siano capaci di rendere anche ogni gesto ed ogni espressione maggiormente distensive.   

            La sera precedente lui, come d’accordo, è salito per la prima volta nell’appartamento della sua collega di lavoro, ha consumato insieme a lei una cenetta senza troppe pretese preparata in fretta da Monica, ha parlato a lungo con lei scambiando delle opinioni generiche di vari argomenti su cui ambedue hanno evitato di addentrarsi troppo in dettagli, o nello spingersi verso pensieri troppo complessi, e nella sostanza hanno trascorso una piacevole serata non troppo lunga e impegnativa. Quando lui se n’è andato, alla richiesta di un non meglio specificato bisogno di riposo da parte di Monica, lei si è comunque avvicinata lentamente a lui sempre guardandolo, e mentre si trovavano ormai praticamente sulla porta già socchiusa, lei si è fatta dare un bacio leggero, non troppo passionale, però esauriente per quello che sarà forse possibile far nascere in seguito. Molto probabilmente Renato è rimasto nel dubbio se insistere un po’ in quel preciso momento, oppure al contrario se non fosse stato assolutamente il caso, ma lei lo ha subito come leggermente spinto fuori, verso l’ingresso condominiale, pur con un sorriso ed una delicatezza carica di promesse per il loro futuro di probabile coppia. Lui, uscendo dal palazzo, si è sentito quasi confuso, ma in seguito ha realizzato che a suo parere tutto quanto in fondo stava andando proprio bene, anzi benissimo, e che certo non era proprio il caso di affrettare troppo le cose.   

            Monica ha sorriso, chiudendo la porta di casa sua, poi ha sistemato i piatti nella lavastoviglie ed infine ha osservato a lungo la propria espressione nello specchio del bagno, compiacendosi di quel poco che era appena accaduto, apprezzando vivamente il comportamento tenuto ed anche il proprio coraggio, pur rendendosi conto una volta di più di quanto la sua maschera avesse già iniziato a prendere definitivamente il posto della sua faccia vera. Le cose comunque adesso dovevano andare avanti come le aveva pensate fin dall’inizio, e niente del suo atteggiamento avrebbe dovuto tradire una pur minima debolezza. Renato era sicuramente un bravo ragazzo, e in fondo lei per nessun motivo lo avrebbe mai trascinato troppo nell’affrontare un calvario di dolore e sofferenza. Certo, lo avrebbe lasciato a un certo punto della loro relazione, questo era inevitabile; ma sicuramente lei avrebbe anche trovato le parole giuste per dimostrare a lui che il loro breve fidanzamento aveva rapidamente messo in luce delle differenze di carattere tra loro due, a proprio parere del tutto incolmabili. Lui avrebbe fatto resistenza, si sarebbe forse dibattuto all’interno delle perplessità messe avanti a tutto, ma alla fine, di fronte alla ferrea volontà di Monica nel non voler dar seguito alla loro storia, Renato si sarebbe arreso, e magari non avrebbe neppure trovato materia per insistere.

            Il fine vero di tutto quanto a quel punto lei lo avrebbe sentito crescere giorno dopo giorno dentro sé stessa, e questa dolce attesa avrebbe colmato di felicità la sua individuale scelta. Forse l’ultima volta di una ricerca di chiarimento da parte di Renato, lei gli avrebbe parlato di un altro uomo giunto all’improvviso nella sua vita, e questo fatto nuovo avrebbe interrotto sicuramente ogni altra possibilità di rivendicare, per una personalità introversa come la sua, qualcosa della loro veloce relazione. Il piano era perfetto, niente si sarebbe frapposto tra Monica e suo figlio, e la nascita di questo bambino avrebbe costituito per lei tutto il meglio possibile da avere nella propria vita.

 

            Bruno Magnolfi