domenica 17 agosto 2025

Stessa condizione.


Aldo Ferretti è stato dimesso dall’ospedale, ed è quindi ritornato a casa. Ha una gamba ingessata ed immobilizzata, ne avrà per circa un mese, ed anche se non può lavorare concretamente, può comunque, con l’aiuto di un paio di stampelle e con qualche difficoltà, tornare nella sua amata officina di riparazione delle automobili. Lo ha comunicato subito a Niocke, telefonando al centro per l’immigrazione dove alloggia, e così si sono ritrovati il giorno seguente sul loro posto di lavoro. Hanno parlato di molte cose, ovviamente, ed hanno subito iniziato a rimettere le mani sulle riparazioni purtroppo rimaste incompiute fino adesso. Mentre l’apprendista sistemava le macchine ferme da diversi giorni, Aldo telefonava ai proprietari delle automobili spiegando che, pur a ranghi ridotti, l’officina stava riprendendo la sua normale attività. Qualcuno si è felicitato della notizia, altri forse hanno storto la bocca immaginando che le riparazioni venissero effettuate d’ora in avanti da quel senegalese piuttosto che dal titolare dell’azienda, ma in ogni caso tutti hanno alla fine accettato la situazione. Il ragazzo di colore ha mostrato non poche perplessità in considerazione di quanto accaduto negli ultimi giorni, ma Aldo Ferretti, senza dare troppa enfasi alla proposta, gli ha spiegato che, se ne avesse avuto voglia, avrebbe potuto, da ora e almeno fino a quando non fosse stato in grado lui stesso di riprendere la piena gestione dell'attività, prendere possesso delle due stanze subito sopra l’officina, di sua esclusiva proprietà e con qualche piccola sistemazione assolutamente abitabili.

Nockie, ovviamente, si è sentito onorato da una offerta del genere, anche se ha subito evidenziato, pur accettando volentieri la proposta, della necessità di tenere assolutamente segreta la notizia, ad evitare che ancora qualche malintenzionato potesse fargli uno scherzo pesante. <<Al contrario>>, ha detto Aldo; <<in questo modo hai la possibilità di vigilare sull’officina, soprattutto negli orari in cui rimane chiusa>>. Per Niocke naturalmente è una notevole miglioria non dover salire due volte al giorno su quella corriera lenta e noiosa, anche se con l’andare del tempo aveva cominciato ad abituarsi a quel breve viaggio e ai passeggeri del mezzo pubblico, spesso sempre gli stessi, visto che si mostrava sempre scontento e affaticato da quel tempo gettato via, inutilizzato, privo di uno scopo concreto. C’è anche un piccolo angolo cottura in quel minuto appartamento, considerato che era l’abitazione dello stesso Aldo negli anni prima di sposarsi e di andare a vivere in una casa ben più grande, ma sempre a poca distanza dall’officina. Per regolarizzare le cose, e mettere tutti in una condizione oltremodo legittimata, lui stipulerà nei giorni a seguire un normale contratto di affitto a canone simbolico, impegnandosi a pagare di tasca propria tutte le spese legali.    

Per Niocke è di grande orgoglio questo trattamento inaspettato, e forse comprende che c’è una sorta di tentativo per risarcire il ragazzo delle violenze subite, ma in ogni caso tutto per lui sembra prendere una strada molto favorevole. Nel pomeriggio, infine, quasi a coronamento di tutto quanto, la visita all’officina di Ettore Rimonti è quanto di più insolito e di piacevole. Il Sindaco di Pian dei Fossi si rallegra della situazione di graduale ritorno alla normalità del lavoro in quel luogo, ed ha subito parole di fiducia e di incoraggiamento sia verso Aldo che verso il suo apprendista, caldeggiando nei confronti di quest’ultimo la sua ripresa attiva anche nella squadra di calcio. <<Ho parlato con i ragazzi>>, gli dice sorridendo; <<E tutti hanno mostrato la voglia di rivedere in campo il loro centravanti>>. Niocke si schernisce, non è abituato alle sorprese ed ai complimenti, ma resta sorpreso in senso assolutamente positivo per tutto quello che sta evolvendo a suo favore. <<Probabilmente ci sarà presto una piccola manifestazione di piazza contro il razzismo>>, dice ancora il Sindaco, <<e naturalmente tutto girerà attorno alla violenza squadrista subita da te pochi giorni fa, e quindi direttamente alla tua persona. Il nostro paese è composto da persone civili e lungimiranti che si ribellano a chi intende usare dei mezzi inaccettabili per imporre le proprie idee. La tua partecipazione al corteo naturalmente ne potrà essere la naturale dimostrazione>>. Il ragazzo lo ringrazia, ma anche se non comprende appieno la portata di quello che potrà avvenire, in ogni caso si rende conto rapidamente che si è instaurata una sorta di ribellione, in quel piccolo paese, verso ciò che lui ha dovuto subire, e che soprattutto il suo sacrificio sta rapidamente diventando un simbolo da innalzare contro chiunque creda che il sopruso possa essere messo in atto senza troppe conseguenze.

Ancora non sa chi possa essere il regista di tutta questa sensibilizzazione verso di lui, in ogni caso si sente sempre di più abbracciato da una gran parte della comunità, e tutto questo è fonte indubbia di un forte incoraggiamento per i giorni a venire. Non avrebbe mai immaginato di poter divenire un simbolo di qualcosa, però comprende benissimo che qualcosa di importante sta per compiersi, senz’altro per lui stesso come migrante e anche come persona, ma anche per tutti coloro che subiscono, in un modo o nell’altro, la medesima condizione.

 

Bruno Magnolfi

sabato 16 agosto 2025

Sbaglio evidente.


            Caro Diario, da oggi, non so neppure spiegare perché, mi sento una ragazza diversa da come sono sempre stata. Il fatto è che ho sempre rigato diritto, non ho mai dato troppa confidenza a nessuno, non ho neppure provato a fumare, ed anche soltanto bere degli alcoolici mi ha sempre provocato la nausea; a scuola non sono mai stata la prima della classe, però i miei risultati si sono sempre dimostrati soddisfacenti, ed in famiglia non ho avuto fino ad ora dei veri contrasti con i miei genitori. Ma adesso mi sento capace di fare cose che prima non avrei mai immaginato. Aver conosciuto Nockie ed aver parlato a lungo con lui di tutto quello che gli è capitato mi ha dato una spinta ad uscire dal bozzolo e provare a spiccare un piccolo volo che fino a ieri non mi sarebbe mai neppure passato per la mente. Desidero organizzare una manifestazione aperta in questa piccola città dove abito, soprattutto rivolta ai ragazzi, ma che miri a risvegliare le coscienze di tutti nei confronti di questo serpeggiante e subdolo razzismo che qualcuno pare fomenti, e che la maggioranza delle persone sembrano tollerare. Si tratta di schierarsi in maniera definita, e sono sicura che i ragazzi della mia generazione mi seguiranno volentieri e in modo deciso, e tante altre persone potranno accodarsi al loro esempio. Non è difficile, basta far circolare la notizia di un raduno spontaneo davanti alla piazza del Palazzo Comunale, e poi percorrere lentamente in corteo tutto il tratto della strada principale di Pian dei Fossi, magari esibendo qualche striscione contro l’intolleranza razziale ed il pregiudizio nei confronti degli stranieri.

            Certo, caro diario, una cosa del genere non si è mai vista da queste parti, ed è per questo che credo si possa contare sull’effetto sorpresa capace di scuotere parecchie persone. Naturalmente ho intenzione di parlarne prima con mio zio Ettore, il Sindaco del nostro paese, ma credo proprio che da lui otterrò tranquillamente tutto l’appoggio che può servire ad una causa del genere. Si tratterà di preparare un buon numero di volantini che invitino alla mobilitazione, e di distribuirli in giro nei luoghi cardine di ritrovo della gente, e naturalmente scegliere un orario ed un giorno significativi e soprattutto adatti per una cosa del genere, che non vadano a confliggere con i turni lavorativi delle persone e con gli impegni ordinari di tutti. Sono elettrizzata da quest’idea, ed è il minimo che posso fare per spingere i miei concittadini ad aprire gli occhi ed evidenziare perciò a tutti quanti che i problemi di questo tipo non sono appannaggio soltanto delle grandi città della Nazione, ma sono anche qui, in mezzo a noi, e noi abbiamo il dovere di affrontarli in modo deciso e di scegliere conseguentemente da quale parte schierarsi. L’intolleranza razziale si combatte dal basso, sto riflettendo, e la maniera per cominciare secondo il mio punto di vista è proprio questa.

            Niocke non sa ancora nulla del mio progetto, ma sono convinta che si mostrerà compiaciuto di questa scelta di campo, e mostrarsi lui come il fulcro attorno a cui far ruotare il senso e gli scopi della manifestazione e del corteo non può che apparire ai suoi occhi qualcosa di estremamente positivo. Sono già convinta che sarà un vero successo su tutti i fronti, e coloro che sono sempre rimasti nell’ombra senza mai prendere una posizione precisa, si sentiranno finalmente liberi di poter partecipare a qualcosa che li coinvolge, e rispetto a cui non è più possibile restare neutrali. Caro diario, già la passeggiata che ho compiuto nella giornata di ieri insieme a Nockie lungo tutto il corso del nostro centro abitato, ha fatto sicuramente voltare diverse persone quasi incredule di quanto stava avvenendo, e forse già qualcuno ha iniziato a formarsi una propria opinione nel vedere una ragazza del posto, conosciuta da tutti, assieme ad uno straniero con la pelle scura. Ma è questo il futuro, ne sono convinta, e non si può restarne meravigliati o mostrare, verso l’integrazione inevitabile degli stranieri nel tessuto sociale, un atteggiamento di resistenza o peggio di ostilità; questo evidentemente devono comprenderlo tutti e piuttosto alla svelta. E qualsiasi strumento per arrivare rapidamente verso quel fine, a questo punto, risulta assolutamente utile, se non indispensabile.    

            Niocke mi piace, inutile farne un segreto, ma soprattutto parlando con lui ed ascoltando i suoi racconti veri e sinceri mi sono resa conto che la solidarietà nei confronti di ragazzi e persone come lui nasce spontanea nel momento in cui ci si avvicina e ci si raffronta con le loro storie di vita vissuta infarcita da una grande quantità di problemi. Sono del tutto convinta che attirerò su di me lo scherno e il disprezzo di qualche concittadino in disaccordo con le mie idee, ma ciò non può assolutamente essere il motivo per non mettere in atto quanto ho pensato, ed anzi adesso diventa una ragione ancora più forte per dimostrare anche a queste persone il loro sbaglio evidente.

 

            Bruno Magnolfi

giovedì 14 agosto 2025

Questa maniera.


            Da qualche giorno nella abitazione di Carlo Verdini non vola neppure una mosca per evitare di dare fastidio. Lui è estremamente silenzioso, ma non sembra arrabbiato verso qualcuno in particolare, piuttosto irritato da qualcosa che non sa neppure spiegarsi, o che gli torna così assurdo da lasciarlo attonito, inebetito, incapace di affrontare con le parole un argomento che sfugge del tutto alle sue deboli capacità analitiche. Si mormora in giro con sempre maggiore insistenza di un legame tra i fatti accaduti ai danni dell’apprendista nell’officina di Aldo Ferretti e i propri datori di lavoro, i proprietari terrieri della zona, i Conti Tornassi, che in questo periodo non si fanno neppure vedere, né in giro e neppure in fattoria. La spiegazione sembra stia semplicemente nella volontà di interrompere sul nascere quel probabile flusso di migranti verso il paese di Pian dei Fossi che si potrebbe scatenare nel caso in cui quel ragazzo Senegalese, assunto in via temporanea dal meccanico della cittadina, richiamasse a sé altri individui della sua stessa nazionalità, magari attirati dalla persino troppo buona accoglienza tributata al ragazzo, costituendo così una comunità che potrebbe rapidamente scardinare i principi su cui si è retta fino ad oggi tutta la sovranità indiscussa della famiglia dei Conti. Naturalmente al Verdini appare quasi incredibile possa essere accaduto qualcosa del genere, e in ogni caso il fatto di stare alle dipendenze da quasi vent’anni di una famiglia capace di macchiarsi la reputazione con gesti del genere non lo induce a sentirsi particolarmente sereno e felice.

            Persino all’ora di cena, quando si siedono al tavolo Antonio e sua sorella con il marito di lei, sembra impossibile dire una sola parola che non appaia semplicemente stonata e fuori luogo, di qualsiasi argomento si tratti. Teresa si limita ogni sera a cucinare qualcosa e a portarlo in tavola, e le sue uniche espressioni si riferiscono a quello e a nient’altro. Anche Toni ha sentito parlare tra i pensionati che stazionano sulle panchine della piazza di qualcosa del genere, e la sua idea è che Niocke dovrebbe ribellarsi al più presto possibile da soprusi del genere, e dimostrarsi persona che sa perfettamente di non essere accettata da qualcuno in paese, e quindi mostrarsi ferita in qualche maniera da comportamenti del genere, ostentando però le proprie origini, ed indicando a chiunque con orgoglio il proprio percorso di vita fino a questo momento. Ma lui è una persona remissiva, incapace di provare sentimenti di avversione nei confronti di tutti coloro che sembrano sempre voler giudicare gli individui dai loro particolari più evidenti, e quindi se non ci sarà almeno qualcuno che con viva voce sarà disposto a prendere le sue difese, lui non farà mai un bel niente per cercare di superare questo momento così negativo. <<Niocke è mio amico>>, dice all’improvviso Antonio mentre va avanti la cena. Carlo non replica niente, ancora tratta suo cognato come un povero pazzo privo delle capacità di intelligenza e di logica appannaggio delle persone comuni, e quindi non ritiene di dare importanza a delle uscite improvvise del genere, mentre Teresa, che sa perfettamente di che cosa si parla, per una volta che accade nota con interesse la voglia di parlare di suo fratello; perciò, gli chiede subito che cosa abbia mai fatto per giudicare un amico quel ragazzo di colore.

            Antonio resta in silenzio per qualche momento, prosegue ad osservare il suo piatto stuzzicando qualcosa con la propria forchetta, poi si decide: <<Gli ho insegnato a leggere la lingua italiana quelle volte che ci siamo ritrovati nella biblioteca. Me lo aveva chiesto lui, e io gli ho dato delle lezioni>>. Ancora silenzio. Poi Teresa va avanti: <<Mi pare una bella cosa, in fondo se questo ragazzo è intelligente e sensibile proprio come tu stai dicendo, è giusto che inizi a leggere e a scrivere nella nostra lingua, in modo da integrarsi in mezzo a tutti noi. E tu hai fatto un’azione veramente meritevole; sono veramente contenta del tuo comportamento>>. A questo punto avviene qualcosa: Carlo Verdini si alza dalla sedia, va nella stanza adiacente sbattendo leggermente la porta, si nota senza nemmeno guardarlo la propria alterazione, anche se evidentemente non ha alcun rimprovero da fare verso qualcuno in particolare. Quando torna appare rosso in faccia e con lo sguardo nervoso: probabilmente si sente messo alla gogna dagli stessi fatti che stanno accadendo, proseguendo a lavorare come sempre per conto di quella famiglia dei Conti Tornassi, anche se adesso non ci può fare niente, le cose stanno in questa maniera, e lui si sente soltanto una pedina qualsiasi in una scacchiera piuttosto grande e affollata di pezzi. Forse non vorrebbe trovarsi a pensare che è sempre stato alle dipendenze di facoltosi proprietari terrieri assolutamente privi di scrupoli, ma da lì a immaginare quei Conti come degli aguzzini razzisti il passo gli pare ancora un po’ lungo. Per le idee che ha sempre manifestato gli sembra un contrasto persino troppo evidente quello di dover abbassare la testa per amore del proprio mestiere, e contemporaneamente rendersi conto che i gesti migliori sono stati compiuti da un membro della propria famiglia, quel Toni Boi, fratello di sua moglie, mai preso in considerazione. Anche se le cose adesso sembrano stare proprio in questa maniera.

 

            Bruno Magnolfi

mercoledì 13 agosto 2025

Sforzi ripudiati.


            Avere tutti i giorni a che fare con dei salariati stagionali non è facile: si tratta di essere sempre duri e severi con chiunque venga chiamato a svolgere quelle funzioni, ed ovviamente pretendere da ognuno il massimo possibile, a prescindere che sui campi agricoli intensivi ci sia da cogliere la frutta, i pomodori, oppure soltanto dei cavoli. Le direttive generali del fattore, che impartisce la maniera di agire per ognuno, sono oltremodo precise: ottenere inevitabilmente sempre il massimo dalla manodopera ingaggiata, a qualsiasi costo, ed ogni volta che viene affrontata una nuova stagione di raccolta della frutta oppure degli ortaggi, che il prodotto finale, sia che venga calcolato in numeri, oppure direttamente in quintali, risulti sempre maggiore della volta precedente, e le ore complessive impiegate dagli operai agricoli per giungere ad ottenerlo sempre di meno, in maniera che l’utile netto  dell’azienda vada inevitabilmente a costituire un crescendo progressivo di ricavi. In altre realtà agricole fuori dalla regione, la soluzione inizialmente sembra essere stata trovata facilmente acquisendo manodopera tra le file dei migranti, istituendo una rete di caporali spietati pronti a gestire i braccianti, e poi edificando vicino ai luoghi di raccolta delle baracche minimali dove far alloggiare chi non ha altra soluzione abitativa. Ma questo però ha portato, insieme ad un certo abbassamento delle spese vive, anche ad un peggioramento della qualità dei prodotti, proprio per l’incapacità di questo tipo di manodopera nel trattare adeguatamente l’ortofrutta.

            Contemporaneamente, si è manifestato in quelle zone anche un certo disordine sociale, dato soprattutto dalla ostilità immediata nei confronti dei migranti di tutti quei residenti che hanno da sempre contato sulle stagioni di raccolta per tirare avanti l’economia della propria famiglia, fino a scatenare delle vere e proprie battaglie razziali contro di loro per cercare di estirpare questi comportamenti all’interno di determinate aziende agricole, al punto poi di provocare, come ultima beffa, delle denunce serie e circostanziate relative al lavoro nero e allo sfruttamento della manodopera. Tutto ciò in breve tempo ha portato, da quel che poteva inizialmente sembrare un vantaggio dal punto di vista economico per i gestori delle terre coltivate, ad un evidente aggravio di spese relative ad un disordine completo nella direzione della forza-lavoro, spesso andando persino ad impicciare le gestioni in facili accuse per affari illeciti sfocianti inevitabilmente in cause sindacali lunghe e dispendiose. In altre zone, proprio tenendo conto di tutto ciò, i proprietari terrieri si sono tenuti ben distanti dal seguire il medesimo percorso, proseguendo come sempre ad attingere la manodopera necessaria tra la povera gente residente nei luoghi circostanti. Ma tutto ciò spesso non è stato sufficiente, considerata la richiesta affannosa di lavoro a basso costo da parte della massa dei migranti, e si è giunti fino a far organizzare delle difese vere e proprie, presso alcune reti di poderi circostanti qualche paesello della provincia, contro il dilagare di una certa manodopera.

            Quindi, l’ostilità nei confronti di ogni operaio dalla pelle scura si è così fatta più forte, fino a far scacciare in malo modo persino ogni singolo individuo dai lineamenti stranieri che si è visto circolare in certe zone agricole, proprio allo scopo di tenere il più possibile distante la piaga dei migranti e di tutti i problemi a loro collegati. Ed è proprio sulla base di tutto questo che nel paese di Pian dei Fossi, sacca di riserva dei braccianti locali utilizzati da sempre nelle tenute dei Conti Tornassi, si è subito visto in una estrema cattiva luce l’arrivo di un migrante come quel ragazzo africano nello svolgere un mestiere fortunatamente non troppo abbinato all’agricoltura, ma che potrebbe facilmente richiamare verso di sé altri individui dalla medesima provenienza, e quindi dare vita ad un vero e proprio ingresso in zona di operai neri, con tutti i risvolti negativi conseguenti. Tentare di scacciare questo primo personaggio, e magari interrompere sul nascere quello che in breve tempo potrebbe diventare un ingresso libero per i migranti, è diventato in poco tempo l’assillo fondamentale dei Conti, tanto da farli decidere di ingaggiare una specie di spedizione punitiva da parte di persone giunte da fuori e senza troppi scrupoli, in grado di impaurire a tal punto quel ragazzo da farlo decidere di abbandonare il lavoro di meccanico ed andarsene alla svelta in qualche altro luogo remoto. Naturalmente la possibilità di dargli una certa somma di denaro per lasciare il paese, e di non farsi più vedere dalle parti di Pian dei Fossi, non è neppure stata presa in considerazione.

            Niocke, all’improvviso, senza esserne neanche cosciente, si trova così a reggere una posizione difficile ed oltremodo delicata: per lui andarsene resta al momento qualcosa di poco appetibile, anche se ancora non ha compreso quale sia il problema che ha portato al suo tentativo di pestaggio, soprattutto considerato il sostegno ricevuto da parte di molti sconosciuti del paese per la propria integrazione nella cittadinanza. Ma soprattutto adesso, una volta ricevuta la solidarietà e l’aiuto da parte di una ragazza dolce come Sara, abbandonare una realtà in cui inizialmente si era inserito in maniera così semplice e scorrevole, ritiene che sia assolutamente un grosso errore per lui, e addirittura quasi un ripudiare tutti gli sforzi fatti fino ad ora.

 

            Bruno Magnolfi

martedì 12 agosto 2025

Urla isolate.


            Il piccolo fabbricato composto soltanto da due livelli, evidentemente costruito a suo tempo per tutt’altri scopi, ha visto la propria ristrutturazione già diversi anni addietro, al momento in cui si è deciso di posizionare all’interno di quelle mura la minuta biblioteca comunale del paese, anche se adesso esteticamente appare come un edificio piuttosto anonimo, dal colore esterno delle pareti di un giallo sbiadito, e con l’unica porta di entrata, costituita da un portoncino di legno scuro poco adatto, leggermente angusta, tanto da esserne stata richiesta da parecchio tempo, anche da chi ci opera direttamente, la sua sostituzione con una apertura più ampia, moderna, scorrevole, e soprattutto a vetri, anche a dimostrazione della trasparenza delle attività interne. Al piano superiore, a cui si accede per una poco comoda scala in pietra serena, si aprono due stanze dell’edificio destinate ai più piccoli, una adibita a piccola ludoteca, e l’altra interamente a libri per bambini e ad albi illustrati divisi per fascia d’età, posizionati sopra le mensole in maniera da mostrare direttamente all’utenza le coloratissime copertine. Il piano terra invece è quasi interamente occupato dalle alte scaffalature metalliche in cui sono allineati i libri da prestito, al cui inizio è posizionata una grande scrivania adibita al lavoro verso il pubblico dell’impiegata di turno, mentre, in una stanza adiacente, è stata ricavata una specie di piccolo ambiente da studio e da lettura, dove a volte i ragazzi delle scuole vanno a prendere appunti e ad elaborare le loro ricerche bibliografiche.

Di fronte all’edificio un largo marciapiede lascia la possibilità di sostare per tutti coloro che attendono magari qualche compagno di classe prima di entrare all’interno del luogo pubblico, e la strada che corre rettilinea davanti all'ingresso è proprio la via principale del paese di Pian dei Fossi, non molto frequentata dai veicoli, ma che mette in comunicazione le due piazze da cui praticamente è costituito il cuore del centro abitato. Niocke si è fermato esattamente in questa posizione, da solo, leggermente in disparte, nell’attesa ansiosa di questa ragazza di nome Sara che gli ha fatto avere tramite la stessa bibliotecaria un biglietto tanto carino in cui gli chiede di incontrarlo per parlare un po’ con lui e quindi fare la sua conoscenza. Lui resta però sospettoso: potrebbe essere tranquillamente un tranello per colpire la sua buona fede, e quindi portarlo a scoprire i propri interessi, le amicizie che cerca, le persone a cui appoggiarsi per mettersi forse al sicuro rispetto a tutti coloro che proseguono a guardarlo soltanto come un povero migrante privo di qualsiasi capacità. È difficile, nella sua posizione attuale, fidarsi di qualcuno senza che gli passi per la testa il sospetto che ci sia un losco e pericoloso disegno ai suoi danni. Però questa ragazza, così cortese e carina nei suoi comportamenti, ha mostrato di essere capace di sfidare le avversioni latenti verso di lui che sicuramente serpeggiano tra qualcuno in paese. <<Dovevo farmi avanti per questo appuntamento>>, riflette mentre staziona sul marciapiede; <<Non avevo nessun’altra possibilità>>.

Poi Sara arriva, giusto con appena qualche minuto di ritardo. <<Ciao>>, dice per prima; <<Possiamo camminare lungo la strada, se ti va>>. Niocke sorride, gli appare ancora più bella e piacevole di quella prima volta in cui l’ha notata, ma non vorrebbe adesso essere verso di lei troppo esuberante, così annuisce quasi senza entusiasmo e quindi si mette semplicemente al suo fianco iniziando a camminare con calma. <<Ho saputo tutto ciò che ti è successo, e me ne dispiace molto, anche se sono sicura che nessuno residente in questo paese sia davvero capace di mettere in atto azioni del genere>>. Si vede subito che lui non vorrebbe affrontare questo argomento, però lascia che Sara esponga le sue idee, senza interromperla, e infine le spiega soltanto, come fosse una giustificazione a tutto quello che accade, che lui è nato in Senegal, in una zona poverissima del paese, e suo padre è riuscito con grandi sacrifici a farlo studiare, anche se il suo titolo di studio in quella Nazione non vale quasi nulla, ed è per questo motivo che ha dovuto emigrare, non aveva altra scelta. Il suo passaggio verso l’Europa è stato estremamente travagliato e doloroso, ma rispetto ad altri lui è stato fortunato, ed alla fine è capitato in questa cittadina italiana soltanto perché c’era un datore di lavoro che aveva richiesto un apprendista meccanico, magari con qualche esperienza. <<Però poi scappa sempre fuori qualcuno a cui non vanno bene certe soluzioni, e a noi non desidera averci tra i piedi>>.

<<Vorrei tanto aiutarti, se questo fosse possibile>>, dice Sara. <<Ho iniziato col parlare dell’aggressione con tutti coloro che conosco, almeno per sensibilizzarli, per spingerli a prendere una posizione precisa, anche se lo so che questo non serve poi a molto>>. Niocke la guarda, alla fine sono già arrivati nell’altra piazza, quella dove c’è l’osteria ed il solito capannello maschile, ed adesso tutti si voltano per guardarli, quasi nell’attesa che succeda qualcosa. C’è anche Toni Boi, lì vicino, che improvvisamente inizia a ridere, a ridere forte, non si capisce bene di cosa; e poi urla, urla a squarciagola, come non lo si sentiva urlare da tanto tempo.

 

Bruno Magnolfi

sabato 9 agosto 2025

Accettato da tutti.


            Oggi lui non si è presentato sul campo di calcio per il solito allenamento. Forse perché non si fida troppo neppure degli altri ragazzi, oppure soltanto perché non desidera alimentare ulteriormente le voci confuse che circolano sul tentativo di pestaggio che ha subito. Però i suoi compagni di squadra adesso non parlano quasi d’altro che di questo argomento, e se in molti prendono a spada tratta le sue difese, confermando così come Niocke si sia dimostrato verso di loro una persona d’oro, altruista e retta in tutto ciò che fa, gli altri che fino a ieri lo guardavano da una certa distanza e addirittura con un pizzico di sospetto, adesso non se la sentono più di trattarlo come un migrante da tenere un po’ in disparte, e sono pronti a sperare che torni presto in squadra e al suo lavoro, perché tutto sommato <<è uno di noi>>, come già dicono in diversi tra quei giocatori. Persino Marco, il figlio del Sindaco, che fino a ieri accettava di malavoglia il suo ingresso tra le fila della sua squadra di calcio, alla luce dei fatti accaduti a danni di Niocke, si dimostra ora immediatamente disposto persino ad aiutarlo e a sostenerlo, proprio come dice suo padre, e la sua integrazione tra i giocatori amatoriali che si ritrovano al sabato sul campetto del paese, qualcosa di assolutamente già avvenuto e del tutto addirittura superato, tanto da far parlare di lui ad ognuno di loro come di un vero fratello.

            Qualcuno, tra tutti i ragazzi del paese di Pian dei Fossi, ha persino tentato di svolgere qualche indagine per conto proprio, sperando di scoprire tra coloro che sono sempre ben informati su tutto, qualcosa di più su quei due che si sono macchiati dell’aggressione ai danni di Niocke, ma l’unica cosa che è subito scaturita come più che evidente è il fatto che non avessero niente di personale contro di lui, e quindi che abbiano agito a nome di qualcun altro rimasto per adesso nell’anonimato. Ci sono dei paesani che sembra abbiano notato due persone mai viste tra le strade del piccolo centro abitato, individui non giovanissimi che hanno parcheggiato la loro auto nei pressi dell’officina di Aldo Ferretti, e che quindi sapevano perfettamente di trovare l’apprendista da solo a lavorare e soprattutto dove trovarlo, in maniera da poter mettere a segno con tranquillità tutte le loro cattive intenzioni. La fortuna più grossa comunque sembra sia stata data dal fatto che non siano andati pesanti nella bastonatura verso Niocke, forse perché disturbati da qualcuno, ma nessuno fino adesso si è fatto avanti per dichiarare di aver visto direttamente in faccia quegli aggressori, così da riconoscerli.

            Non si capisce neppure, tra tutti i cittadini del paese di Pian dei Fossi che proseguono a parlarne, a quale scopo sia stata eseguita quella che appare come una vera spedizione punitiva ai danni del migrante, e se magari tutto abbia avuto soltanto il valore di una semplice intimidazione per far indietreggiare il ragazzo rispetto al sostegno ricevuto da una parte abbastanza consistente della popolazione, al punto da impaurirlo fino a fargli almeno decidere di non mettere neppure più un piede nella cittadina di Pian dei Fossi. Marco ha riferito però come suo padre, come autorità della zona, si sia già messo in contatto con i gestori del centro di accoglienza dove Niocke pur momentaneamente abita ancora, e tramite loro abbia parlato telefonicamente anche con lui, fino a chiedergli senza mezzi termini di tornare al più presto possibile al suo luogo di lavoro, naturalmente una volta ristabilitosi in modo accettabile il suo principale Aldo Ferretti, e poi anche sul campo di calcio insieme a tutta la squadra, cercando di trasmettergli con le sue parole un entusiasmo contagioso. Sembra che il senegalese però, nonostante dimostratosi ben favorevole a rientrare al più presto nello svolgimento delle proprie attività, abbia espresso in quel momento tutta la paura provata recentemente, la stessa che a breve forse non gli permette di sentirsi così sicuro di esercitare le proprie funzioni come lo era nel periodo precedente all’aggressione. Si tratta di farlo sentire benvoluto, incoraggiato, sollevato dalla sincera solidarietà, e quindi spinto in avanti da uno spirito altruista ottimistico e comunitario.

            Il Sindaco poi, riferendosi a molte persone del paese, ha anche detto persino e a chiare lettere che in caso contrario sarebbe assolutamente una sconfitta per tutta quella cittadinanza che si ritiene orgoglioso di rappresentare, un’incapacità notevole ed evidente nel ribellarsi ai soprusi di qualcuno ai danni di altri molto più svantaggiati. In ogni caso nessuno al momento sembra disposto a mostrarsi del tutto indifferente ai guai che sta passando quel ragazzo senegalese, ma in molti al momento reputano che la sua sorte adesso sia addirittura qualcosa che sta nell’anima e nello spirito di tutti gli abitanti di Pian di Fossi. In diversi vorrebbero addirittura fare di più per aiutare direttamente Niocke, come se fosse un loro concittadino semplicemente più sfortunato, e qualcuno ha già pensato di fare una colletta pubblica per trovare la maniera di farlo sentire il più possibile sostenuto da tutti.

 

            Bruno Magnolfi

venerdì 8 agosto 2025

Accaduto davvero.


            La strada non è molta ed anche se la giornata è già iniziata da un pezzo, Toni Boi, quando esce da casa dopo aver salutato come sempre sua sorella intenta a cucire delle stoffe, si reca diritto fino al piccolo palazzo comunale nella piazza principale, dove subito si ferma come per esaminare con calma la bacheca accanto al portone dove sono affissi alcuni annunci e diverse informazioni sulle attività della cittadina di Pian dei Fossi. Non deve attendere neanche molto tempo, difatti poco dopo giunge con la sua immancabile cartella di pelle il Sindaco del paese, dottor Ettore Rimonti, e lui con goffa deferenza lo saluta subito pur alla sua maniera, e lo ferma un momento per chiedergli alcune informazioni. Il Rimonti, che naturalmente lo conosce come tutti in paese, lo invita cortesemente ad entrare nella sede comunale e a seguirlo fino al suo ufficio, dove lo fa sedere davanti alla sua scrivania mentre con un sorriso inizia già a spiegargli qualcosa. <<C’è un’indagine aperta da parte delle forze dell’ordine>>, spiega il Sindaco, <<e noi del Comune al momento non possiamo fare altro se non attendere i risultati delle loro investigazioni. Anche per quanto riguarda l’attività lavorativa di Niocke, la situazione che si è verificata con l’assenza momentanea del proprietario nonché gestore dell’officina, purtroppo non gli permette di proseguire da solo lo svolgimento del suo mestiere. Si tratta di avere pazienza, non ci vorrà poi molto prima che Aldo Ferretti si rimetta pienamente in salute, in modo che l’officina torni ad essere pienamente in attività, e quindi che Niocke torni al suo posto di lavoro. Intanto, mi sono informato, e so per certo che queste giornate in cui non gli sarà possibile lavorare, gli verranno pagate ugualmente, in maniera che il suo stipendio venga comunque versato a suo favore interamente>>. Quindi il Rimonti si prende una pausa, spulcia qualche foglio sopra la sua scrivania, e per un attimo sembra assorbito da altri problemi, ma poi riprende:

            <<Anche a me sta a cuore l’esistenza di questo ragazzo, caro Antonio, e non preoccuparti che per quanto mi riguarda farò assolutamente tutto il possibile per aiutare gli inquirenti a comprendere chi si possa essere macchiato della vile aggressione subita da lui, anche se in questo preciso momento non possiamo far altro che attendere>>. Toni Boi pare già abbastanza soddisfatto delle parole rassicuranti del Sindaco, così si alza dalla sua sedia da cui aveva seguito ogni parola pronunciata dal Primo Cittadino di Pian dei Fossi, e poi si lascia accompagnare da lui fino alla porta dell’ufficio, ringraziando e salutando, pur sempre con i suoi modi un po’ strani. <<Non risulta che Niocke abbia dei nemici in paese>>, prosegue d’improvviso il Sindaco per concludere le proprie argomentazioni; <<In ogni caso se qualcuno di noi venisse a conoscenza di qualcosa di a riguardo, sarebbe bene andasse immediatamente dai Carabinieri a riferire>>. Toni Boi annuisce, quindi si volta per scendere lentamente la rampa di scale che lo separa dalla strada principale, e poi riprende i suoi giri di sempre, lungo le vie del centro abitato. <<Il Sindaco è una brava persona>>, riflette da solo mentre cammina sul marciapiede. <<Sono sicuro che non lascerà Niocke senza l’aiuto e il sostegno che si merita>>.

            Poi, con calma, e con i modi di chi non ha nient’altro da fare, Toni arriva fino davanti alla solita osteria, dove stamani però non staziona ancora nessuno, così si siede sopra una panchina del giardinetto di fronte, ed attende che qualcuno, come accade ogni giorno, si faccia vedere per commentare tutti i minuti avvenimenti e i pettegolezzi di Pian dei Fossi. <<Sembra incomprensibile che qualcuno possa voler terrorizzare un ragazzo che svolge semplicemente il proprio lavoro>>, pensa di nuovo. <<Eppure ci deve pur essere un motivo scatenante, anche se a nessuno al momento sembra qualcosa di facilmente spiegabile. Non è possibile che si possa essere aperta una vera caccia al migrante basata soltanto sul colore della pelle o sul paese di provenienza di chi la subisce. Pare assurdo, del tutto incomprensibile, anche se un sentimento razzista probabilmente prosegue ancora oggi come in anni lontani a serpeggiare tra qualche testa calda>>. Poi arriva un uomo che conosce da sempre, gli batte una mano sopra una spalla sorridendo, e infine prosegue per la sua strada.

            Lui si alza dalla panchina, entra nel locale dove non c’è ancora nessuno e saluta il barista per poi chiedergli un semplice bicchiere d’acqua. <<Non si sa ancora niente?>>, gli chiede ancora prima di bere, <<o forse qualcuno ha cominciato a parlare e a fornire qualche informazione sull’aggressione dell’altro giorno?>>. L’altro scuote la testa, lo guarda incuriosito per qualche momento, poi dice soltanto che tra i clienti del suo locale c’è chi ha incominciato ad insinuare che la faccenda sia legata al mondo della manodopera a basso costo, e che il mandante dell’aggressione vada cercato tra chi non vuole persone di colore tra tutti quelli che svolgono delle attività di lavoro specialmente poco regolari. <<Però>>, aggiunge subito quello da dietro al suo bancone di legno scuro, <<io ne so meno di tutti, nei riguardi di quanto possa essere accaduto per davvero>>.

 

            Bruno Magnolfi  

giovedì 7 agosto 2025

Massimo possibile.


            A distanza di qualche chilometro dal paese di Pian dei Fossi, sulla cima di una bassa collina ben visibile già dalle case, peraltro l’unica presente nella campagna circostante l’abitato, si erge una grande villa, con tanto di torrione merlato, proprietà dei Conti Tornassi, denominati da tutti i Tornaconti, soprattutto in considerazione della loro capacità di compiere ogni azione ricavando sempre un certo utile. Naturalmente, sia la casata che la costruzione, rimaneggiata in varie epoche e per diverse occasioni, risale a centinaia di anni addietro, anche se sia la villa che i terreni circostanti sono sempre rimasti saldamente nelle mani della famiglia di origine. I campi, indubbiamente ben tenuti, sono coltivati perlopiù a frutteto, e si estendono per centinaia di ettari, tanto che l’importanza dei Tornaconti sull’economia della zona è tale da risultare quasi impossibile non verificare preliminarmente il parere di quei tre ingombranti fratelli eredi di tutta quanta la tenuta per qualsiasi giunta comunale che in Pian dei Fossi sia stata premiata dal voto popolare sia oggi come nel recente passato, capaci come sono di esibire la propria pesante opinione su qualsiasi decisione di un certo rilievo riguardante ad esempio l’assetto urbanistico del centro abitato e delle zone circostanti, oppure nella scelta recente di ammodernare l’asilo comunale, oppure l’illuminazione pubblica, e via dicendo. Composta da persone generalmente taciturne e seriose con tutti, quella famiglia si è dimostrata sempre mal disposta nel venire a compromessi con chicchessia, tanto da risultare spesso capace di imporre la propria volontà sull’intero paese, e in certi momenti persino in grado di opporsi a certe lecite proposte pubbliche, fino a far desistere gli assessori della giunta nell’assicurare il proprio sostegno per qualche buon progetto anche finalizzato al benessere di tutti i cittadini, tanto il proprio peso economico e politico si è mostrato in quelle occasioni forte ed evidente.

Addirittura, la via di collegamento tra il paese e la loro villa padronale è stata intestata, già diversi decenni addietro e con tanto di imponente cerimonia, direttamente ai Conti Tornassi, tanto la loro influenza all’epoca si era dimostrata forte, anche se in quell’occasione sembra che il vecchio padre dei tre ragazzetti di allora avesse impiegato alcuni fondi di famiglia al fine di allargare e ammodernare quella strada stessa, che fino a poco prima era soltanto una carrozzabile in terra battuta. Insomma, una vera stirpe di proprietari terrieri pronti ad imporre la volontà della casata su qualsiasi scelta, anche se, una volta defunto il vecchio Conte e lasciata la proprietà ai suoi tre figli, qualcosa sembra abbia iniziato a sfaldarsi, soprattutto per certi dissapori ed alcune differenze di vedute tra questi fratelli eredi di tutto quanto. Sicuramente molte persone dell’abitato di Pian dei Fossi hanno proseguito da sempre a prestare la propria attività nei campi e nei frutteti padronali, e se la manodopera stagionale è stata spesso rastrellata anche da luoghi piuttosto lontani dal paese, per quanto riguarda i ruoli più delicati ed importanti ai fini del buon andamento di tutti i raccolti, i Conti Tornassi si sono sempre affidati a persone di comprovata attendibilità e assolutamente degne della loro fiducia, gente del posto, naturalmente, in molti casi assunta per lavorare già in anni remoti mediante la logica ferrea di una stima assicurata da qualche diretta conoscenza.  

Persino Carlo Verdini, il marito della sorella di Toni Boi, lavoratore impegnato già da parecchio tempo nella tenuta dei Conti, svolgendo soprattutto il compito di supervisore alle attività di raccolta della frutta, ivi comprese le vendemmie dell’uva da vino, e poi le operazioni estive di selezione di tutti gli ortaggi, nonché quelle della scelta di molti tra i prodotti invernali tipo cavoli, spinaci, radicchi e carote, tutti coltivati in maniera rigorosamente intensiva, è tra coloro che ha visto migliorare negli anni la propria carriera e i propri compiti sicuramente grazie al solerte impegno in prima persona. L’elemento essenziale di tutta quanta la vasta produzione nei terreni dei Conti Tornassi, comunque, è legato ad una semplice parola: il lavoro, in tutte le  sue svariate declinazioni, tanto che coloro che all’oggi vengono impiegati come operai durante le operazioni agricole stagionali, subiscono un selettivo ed accurato controllo dai numerosi caporali, fino ad imporre il rapido allontanamento della manodopera che non viene reputata all’altezza per svolgere bene e nei tempi giusti tutte le operazioni per cui viene salariata, in maniera da redigere anno dopo anno una lista molto vasta di nomi in cui solo chi ha superato certi livelli essenziali di produzione e di disponibilità personale viene assunto e richiamato a lavorare nelle ulteriori volte, scartando conseguentemente tutti coloro che al contrario non sono riusciti a dare dimostrazione delle stesse indefesse capacità.

La maniera per effettuare questi controlli, alla fine, sta tutta nelle mani di chi sovrintende alla produzione, istigato dagli stessi Conti Tornassi a non essere mai indulgente con nessuno, e a mostrare continuamente, nei confronti di chi prova il desiderio, oppure anche il bisogno, di lavorare in quelle terre attorno alla collina padronale, la faccia arcigna di chi pretende da loro il massimo possibile.

 

Bruno Magnolfi

martedì 5 agosto 2025

Soprusi.


            Caro diario, ho appena appreso una notizia, mentre ne stavano parlando tra loro mio cugino Marco e gli altri ragazzi della corriera che al mattino ci porta al liceo, che mi sta letteralmente sconvolgendo. Sembra proprio che Niocke, quel ragazzo dolce di nazionalità senegalese che ho incontrato per caso nella biblioteca di Pian dei Fossi e al quale ho addirittura scritto un messaggio dove gli spiegavo in due parole che mi sarebbe piaciuto tanto conoscerlo meglio e parlare con lui, sia stato vittima di una vera aggressione razzista, cosa che non credevo neppure possibile in un paesetto tranquillo e senza problemi come quello in cui sono nata, e che oltretutto lui probabilmente non potrà più lavorare nell’officina meccanica dove prestava la sua manodopera,  e neppure giocare al calcio nella squadra locale. A me appare persino incredibile che al giorno d’oggi possano ancora accadere cose del genere, e sul momento, mentre stavo ancora sulla corriera, sono rimasta impassibile, come se quei fatti non mi riguardassero affatto, ma adesso che sono dentro l’istituto scolastico sto seriamente pensando a come intervenire in suo favore per portargli un aiuto sincero rispetto a questa situazione assurda in cui si è venuto a trovare. Sono assolutamente risoluta per esempio a parlarne direttamente con mio zio, che poi è anche il sindaco di questo paese, e se può servire a qualcosa anche con mio padre e con mia madre, perché trovo inumano lasciar subire attacchi del genere senza tirare fuori la propria solidarietà e vicinanza. Vorrei persino, una volta che avrò accertato fino in fondo le cose che sono accadute, parlarne con tutti i ragazzi a bordo della corriera, e magari indire un’assemblea di classe nella scuola dove mi reco a studiare ogni giorno.

            Per il momento ne ho parlato soltanto con la mia amica Laura, la quale sottovoce mi ha subito riferito quanto sia d’accordo con me, e che anche per lei sembra persino impossibile che al giorno d’oggi si debba assistere impotenti a fatti e discriminazioni del genere, peraltro verso persone deboli e indifese che non cercano altro se non una vita tranquilla in un luogo dove poter solo iniziare una nuova esistenza. Non sono mai rimasta così scioccata nell’apprendere qualcosa, ed anche se fino ad adesso non ho neppure scambiato una sola parola con Niocke, mi pare che quello che gli è improvvisamente piovuto addosso sia qualcosa che mi riguarda pienamente, e che in parte si stia dimostrando talmente pesante e deprecabile da non permettermi assolutamente di non prendere una posizione precisa. Mi sento come se tutto questo fosse accaduto direttamente alla mia persona, caro diario, e forse è anche vero, considerando che non vorrei mai vivere in mezzo ad un tessuto sociale dove possano accadere cose del genere. Per questo, anche se per il momento non si sa chi possa essersi macchiato di questi atti criminali, prenderò le distanze da chiunque sia stato, ma non soltanto, anche da chi in qualche maniera è disposto a far passare sotto silenzio tali intimidazioni, reclamando per me l’appartenenza ad una cittadinanza capace di indignarsi e ribellarsi a tutto questo.

            Sono furiosa, non riesco neppure a pensare ad altro, ed anche se non so fattivamente verso cosa indirizzare la mia irritazione, ugualmente sono convinta che inizierò al più presto a parlare di questi temi con tutti coloro che conosco, fino a memorizzare nella mia mente tutti quelli, uno per uno, che saranno pronti a minimizzare o a lasciare che tutto prosegua in questo modo, senza neppure mostrare un pensiero almeno distante da chi si è preso il diritto di decidere violentemente per tutti gli altri. Adesso non so neppure dove potrei andare per incontrare personalmente Niocke, perché è verso di lui che vorrei dimostrare tutto il mio affetto, fargli presente i miei primi pensieri, la mia volontà di aiutarlo, di stargli vicino, di togliere dalla sua testa il pensiero che tutti si possa essere nella stessa maniera di chi lo ha aggredito e di chi non lo vorrebbe inserito nel tessuto sociale di Pian dei Fossi. Devo calmarmi, comunque, perché so benissimo che non è esattamente mostrando una reazione scomposta e dei pensieri isterici che si riesce a cambiare qualcosa. Devo riflettere a fondo, sapere di più su tutto quanto, trovare la maniera per incontrarmi con Niocke e poi insieme a lui progettare un piano di immediati interventi per ribaltare una situazione così compromessa.

            Sono anche disposta a prendere un foglio di carta ed una penna, caro diario, e scrivere a tutti coloro che possono essermi in qualche maniera d’aiuto, ed anche se non conosco molti particolari su questo argomento, sono sicura che ci saranno, almeno nelle città più grandi di questa nazione, certe associazioni antirazziste che sanno meglio di me che cosa fare e come comportarsi in casi del genere. Sono risoluta nel portare avanti questa battaglia, perché anche se tra me e Niocke forse non sarà mai possibile nel prossimo futuro impostare tra di noi un’amicizia, una maggiore conoscenza, o anche qualcosa di più, sono però sicura che quello che cercherò di fare prossimamente sarà a vantaggio di tutti i ragazzi come lui, vittime innocenti di orrendi soprusi legati al più insopportabile razzismo.

 

            Bruno Magnolfi

domenica 3 agosto 2025

Qualche nemico.


Esco di casa come sempre, a metà mattinata, e giro un po' per le strade del paese senza avere una meta precisa verso cui dirigermi. I pochi negozi sulla via principale sono aperti, ma sul marciapiede non si vede quasi nessuno, e a parte una macchina o due che arranca su per la lieve salita, c’è poco movimento, forse minore anche del solito. Giungo nella piazzetta dove si affaccia l’osteria, e lì davanti stazionano come sempre quattro o cinque persone in piedi che discutono a bassa voce delle novità. Mi avvicino, ed anche se sicuramente non sono interessato a quanto stanno dicendo tra di loro, però stamani vorrei sentirmi meno solo, mi piacerebbe anzi essere accettato dagli altri almeno in questo caso, e non additato come sempre per un individuo diverso rispetto a tutti quanti. Uno di loro dopo un attimo si volta verso di me, e sorridendo, chissà di cosa poi, mi dice secco che il mio amico africano è stato arrestato. <<Stai attento>>, prosegue subito quello, <<che di questi tempi le forze dell’ordine potrebbero mettere le manette anche a te, Toni Boi, e portarti in questura magari anche soltanto per fare degli accertamenti. Poi vallo a spiegare che tu non c’entri nulla e che non hai mai fatto niente di male, le divise non ci credono mica alle tue discolpe>>. Mi fermo immediatamente, forse quel che sta dicendo questo tizio è una delle solite prese di giro tanto per fare una risata insieme al gruppo, ma è ovvio che devo immediatamente sincerarmi di quel che sta dicendo, non foss’altro per il fatto che Niocke è un bravo ragazzo, e non reputo possibile possa avere dei guai con la legge.

Vado oltre le persone ferme mentre mi osservano, ed entro preciso dentro all’osteria, dove ci sono soltanto un paio di tizi seduti a un tavolo in disparte. Dietro al bancone il titolare mi guarda di sfuggita mentre lava dei bicchieri, ed io mi fermo diritto proprio davanti a lui, con l’espressione della faccia di chi non ammette altra possibilità che non sia quella di ascoltare ciò che ho da riferirgli. <<Vorrei sapere cosa è successo a Niocke>>, gli chiedo, come se soltanto il proprietario di una bettola in questo piccolo paese fosse il depositario assoluto della verità. Lui mi guarda un momento senza smettere con la sua attività, poi si avvicina al piano del bancone che ci divide, e sottovoce mi dice che mentre lui stava da solo a lavorare qualcuno lo ha aggredito, e che i carabinieri hanno chiuso l’officina fino a quando non riprenderà servizio anche Aldo, il proprietario. Lo guardo con perplessità, forse quest' uomo non mi ha mai sentito parlare fino ad oggi, penso, e per questo sicuramente è rimasto un po’ colpito, probabilmente credeva che non fossi neppure in grado di farlo. Gli chiedo ancora qualcosa sulle condizioni di salute di Niocke, e soprattutto se le cose potranno tornare presto alla normalità, ma proprio in quel momento entrano un paio di perditempo, e così l’oste non ritiene di dovermi dare ancora dei ragguagli sugli accadimenti del paese di Pian dei Fossi.

Me ne vado, e mi viene in mente di passare davanti all’officina, che trovo chiusa esattamente come mi avevano riferito, così allungo il mio giro a arrivo fino in biblioteca, tanto per chiedere alla impiegata Barbara se per caso fosse a conoscenza di qualcosa in più di quanto accaduto al mio amico, ma lei dice subito di no, e che l’unica notizia che mi sa dare è relativa ad una ragazza, piuttosto assidua della biblioteca, che come favore le ha lasciato un biglietto da consegnare proprio a quel ragazzo di colore, e poi nient’altro. Ringrazio, memorizzando vagamente la possibile ragazza, e torno ad uscire per strada; il punto è che non so come fare per contattare Niocke, considerato che oltre al suo luogo di lavoro non mi aveva mai dato altri riferimenti dove poterlo cercare. Mi torna a mente il campo di calcio dove fino a ieri andava a fare gli allenamenti, così mi incammino verso quella zona, senza troppe speranze a dire il vero. Ma quando mi avvicino alla recinzione rugginosa e malandata di quello spiazzo semplice, lui è proprio lì, da solo, seduto sopra una panchina, con la testa incassata tra le spalle e l’aria di chi non sa bene cosa fare. Lo saluto, gli dico che sono a conoscenza di quanto gli è capitato, che mi dispiace, naturalmente, e che se volesse potremmo approfittare del suo tempo libero per andare in biblioteca e proseguire con la pratica della lettura e della scrittura in italiano.

Lui mi guarda, sull’immediato sembra quasi che coltivi una forte irritazione verso tutti, forse anche nei miei confronti, ma poi, quando aggiungo che una ragazza gli ha lasciato un messaggio in biblioteca, allora si rischiara, sorride, sembra adesso che non necessiti di null’altro per cambiare umore. Si alza; <<Devo ringraziarti>>, mi dice con il suo modo particolare e stentato di parlare. <<Tu sei una delle poche persone che mi aiutano e mi difendono non so neppure io da quale nemico, ma sicuramente da qualcuno che in nessun modo mi vorrebbe qui>>.

 

Bruno Magnolfi

venerdì 1 agosto 2025

Colpevolizzato.


            Nella piccola frazione di Pian dei Fossi in poche ore sembra quasi che non si sia mai parlato d’altro. Nonostante i dolori e le ecchimosi in varie parti del corpo, il giovane Niocke, fedele alla sua promessa fatta al titolare, pur con una certa dose di perplessità, è giunto al mattino ad aprire l’officina dove lavora con impegno ogni giorno, ma poco dopo sono arrivati là davanti anche due carabinieri in divisa facenti parte del distaccamento di zona, dopo aver ricevuto nella tarda serata del giorno avanti una denuncia telefonica verso ignoti da parte del noto meccanico Aldo Ferretti. Hanno rivolto subito diverse domande a Niocke, ma senza troppe insistenze, cercando di formarsi un’idea almeno vaga su chi possa essere stato a portare avanti l’aggressione del giorno prima ai suoi danni, e dopo quasi un’ora di interrogatorio gli hanno comunque intimato di chiudere l’officina e di andarsene, sia per ragioni di sicurezza che in considerazione del fatto che un ragazzo come lui in quell’ambiente, rivestendo un ruolo di semplice apprendista, e in assenza sia del datore di lavoro, sia di qualcuno che ne facesse responsabilmente le veci, come gli hanno a lungo spiegato, non può prendersi carico dei lavori da eseguire, e soprattutto dell’uso dei macchinari presenti dentro ai locali.

Intanto, davanti all’osteria del paese, si dice praticamente di tutto riguardo ai fatti accaduti, dividendo le persone presenti nella piazza in due fazioni distinte: mentre diversi individui si ritengono indignati del fatto che per la prima volta da tantissimi anni si siano verificati dei fatti violenti del genere, e che il loro centro abitato che è sempre stato tranquillo e pacifico adesso con l’arrivo dei migranti si vada modificando in un territorio dove accade di tutto, secondo il parere di altri, peraltro del medesimo gruppo, viene invece mostrata una certa solidarietà verso quel ragazzo assurdamente pestato per colpe non sue da gente sicuramente venuta da fuori, ed il fatto che lui abbia continuato a lavorare per diversi giorni, nonostante l’assenza forzata di Aldo, vecchio paesano conosciuto da tutti, lontano dal suo luogo di lavoro per delle ragioni puramente personali, evidenzia la sua buona volontà e l’attaccamento al mestiere, e forse anche al paese. Qualcun altro poi, sentendosi motivato in maniera più certa, arriva persino ad alzare la voce lungo la strada principale dell’abitato di Pian dei Fossi, mostrando vistosamente che il tema è sentito, e che la soluzione a quel problema che improvvisamente si pone di fronte a tutti i paesani non sia in nessun caso di facile soluzione.

Si sostiene che i migranti porteranno sempre insieme a loro delle questioni di quel tipo, e quindi va estirpato il problema direttamente alla radice, motivando così con forza la contrarietà al loro arrivo e alla loro accoglienza, ma anche il fatto che risulta sempre più necessario distinguere caso per caso, e comprendere chi prova il desiderio di integrarsi e di dare un contributo verso tutti, e chi no; e infine ci sono coloro che alla fine dichiarano che si dà fiato così a delle teste vuote che pur di affermare il proprio diritto ad essere cittadino del luogo a tutti gli effetti (proprio il contrario di chi emigra da un paese straniero), è disposto a scendere rapidamente alle vie di fatto, mostrando una profonda incapacità nel comprendere la vera situazione che si crea. Il giovane Niocke intanto va nell’ufficio sul retro dell’officina, compone rapidamente il numero telefonico del signor Ferretti e quindi lo informa di quello che va succedendo, d’altronde anche con suo assoluto dispiacere, e quindi esce dal luogo di lavoro, chiude le serrande sotto gli occhi attenti dei carabinieri che proseguono a sorvegliarlo, ed infine va via, nell’attesa che cambi qualcosa nei giorni seguenti. Nessuno dei paesani si fa vedere da quelle parti, se non da lontano, forse anche per la paura di risultare implicato in qualcosa di quella vicenda piuttosto oscura e nefanda.

Adesso Niocke si sente completamente da solo camminando per le strade di quella cittadina, e soprattutto malvisto, osteggiato, giudicato dal pensiero corrente quasi una nullità se non un disturbo, come se tutti gli abitanti del luogo gli avessero voltato le spalle da un attimo all’altro, e non sapendo peraltro a chi meglio rivolgersi, arriva fino al campo di calcio, dove non sa se prossimamente potrà tornare o meno a giocare. In questo momento sulla terra secca punteggiata solo da qualche filo d’erba non c’è proprio nessuno, ma lui si siede lì, come cercando di far chiarezza tra i propri pensieri, ed anche se si è trascritto il numero di telefono di Aldo per comporlo nuovamente una volta giunto al Centro Migranti già quella sera stessa, in ogni caso, con estrema verosimiglianza, riflette che il suo datore di lavoro confermerà ciò che hanno spiegato perfettamente i due carabinieri, e cioè che la sua presenza non è proprio ben vista in paese e forse anche nell’officina, e quindi per “ragioni di sicurezza” lui non potrà più tenerlo a lavorare con sé. Anche questo è un epilogo a cui probabilmente lui si dovrà abituare, insieme a tante altre possibilità, ed anche se il fatto di essere giudicato in modo così negativo appare un’ingiustizia evidente, indipendentemente dall’impegno nel lavoro e dalla propria affidabilità, sarà difficile far cambiare idea alle persone disposte a colpevolizzarlo comunque.

 

Bruno Magnolfi

mercoledì 30 luglio 2025

Farli contenti.


            Sono sicuro che il dottore avrà preparato già le domande da porre, ben scritte in fila sul suo taccuino e tutte molto comprensibili, ed al fianco di quella colonna di quesiti il suo desiderio sarà certamente quello di inserire rapidamente tutte le risposte che si aspetta dalle mie parole. Naturalmente azionerà anche il proprio fedele registratore appena sarò entrato e mi sarò seduto nel suo ambulatorio al primo piano della clinica psichiatrica, dove mi reco ad ogni visita di controllo, ma io oggi sono ben fermo nel non rispondere niente, o almeno nulla che non sia strettamente essenziale. Non perché non mi vada di parlare con lui, quanto perché quei quesiti che pone di solito sono sempre parecchio fastidiosi, e vanno a curiosare spesso nei miei ricordi d’infanzia, e poi sfiorano il rapporto che avevo con la mamma, e se per caso in questo periodo io stia cercando di individuare una persona con cui stabilire una relazione simile a quella che avevo con lei, o che magari mi possa ricordare i sentimenti che provavo quando lei era in vita, e tante altre cose del genere, che oramai conosco già perfettamente. Se il dottore se ne stesse in silenzio e non mi chiedesse nulla, forse inizierei di mia personale iniziativa a confidargli come trascorro le mie giornate, a che cosa penso, quali sono le persone che frequento o con cui vorrei stare di più, ed altre cose del genere; ma l’interrogatorio mi resta qualcosa di insopportabile, e mi pare anche curioso che una persona intelligente e studiosa della materia come lui non se ne sia resa conto già da parecchio tempo.

            Mia sorella e suo marito come sempre mi aspettano fuori, nella sala d’attesa, ci vuole quasi tre quarti d’ora di macchina per arrivare fino qui, e durante il viaggio, mentre io sto seduto sul dietro della vettura, parlano tra loro di mille cose che non dovrebbero interessarmi quasi per niente, e che in effetti generalmente non tento neanche di ascoltare, anche se adesso hanno appena finito di dire qualcosa su quel ragazzo senegalese, come dicono loro, argomento che ha attirato subito la mia attenzione. Poi, quando hanno visto che mi ero spostato in avanti per comprendere meglio le loro parole, hanno subito cambiato l’argomento. Anche loro mi fanno innervosire talvolta, con quei piccoli segreti che pare si ostinino ad avere sempre, quell’abbassare il tono della voce per non farmi comprendere le parole che si scambiano, e poi quello sbuffare di Carlo che sembra ogni volta debba affrontare chissà che cosa mentre semplicemente guida la sua macchina e mi accompagna fino a questa clinica. Probabilmente è per far pesare a mia sorella una volta di più il fatto che lui si sta prendendo il carico, anche in questo caso, delle tante incombenze familiari, faccende che molto probabilmente sarebbe pronto a mettere da parte, disinteressandosene del tutto, se non fosse che in fondo tiene alla propria famiglia e non desidera scatenare troppe discussioni.

            Mia sorella cerca di tenerlo buono: annuisce, dice le cose che lui desidera sentirsi dire, e poi probabilmente gli ripete più di una volta che le dispiace dover approfittare di lui e della sua macchina, ma non ci sarebbe un altro modo comodo per raggiungere l’ospedale, e che in fondo è una piccola cosa quella che gli si chiede di fare ogni tanto. Lui non la guarda, però sbuffa: a me piacerebbe che il dottore mettesse anche Carlo qualche volta davanti alla sua scrivania, ed iniziasse a fargli tutte quelle domande che invece pone a me, perché sono sicuro ne uscirebbe un quadro non chiarissimo della sua persona, ed anche lui proverebbe un forte disagio, molto più forte di quanto possa immaginare. Mia sorella invece è brava: sopporta tutto quanto e cerca sempre di appianare le cose che appaiono più spigolose, e cerca di non lamentarsi in nessun caso, anche se certe volte si vede che mostra i propri limiti. Il dottore mi saluta con serietà e cortesia, mi dice di mettermi seduto, apre la cartella intestata a mio nome ed il suo taccuino, e poi riguarda tutti gli appunti che ha messo insieme probabilmente fin dalla prima volta che mi ha visto, raffrontando anche le date di ogni visita.

            Tra una domanda e l’altra, in una pausa in cui il dottore scorre qualche dato oppure prende degli appunti, gli dico che sto impartendo delle lezioni ad un migrante che comprende poco l’italiano, e lui sembra interessato, gli piace questa attività che sto affrontando, e quindi lascia che gli spieghi nei dettagli come riesco a portare avanti questo insegnamento. Gli dico che sto parlando anche molto di più in queto periodo, e che ho smesso quasi del tutto di urlare quando le cose non mi tornano. <<Mi sto comportando nel modo più normale possibile>>, dico in fretta al medico, <<ma i miei compaesani proseguono lo stesso a dire che sono mezzo matto, che quel dico e quel che faccio è sempre un po’ sconclusionato, e che in me non si trova mai un minimo di logica. Però a me interessa poco quel che dicono, e difatti certe volte faccio il matto, ma soltanto per farli più contenti>>.

 

            Bruno Magnolfi  

lunedì 28 luglio 2025

Quanto accaduto.


            <<Caro Niocke>>, recita il foglietto attaccato sopra la serranda dell’officina. <<Oggi non riuscirò a venire a lavorare. Purtroppo, ieri sera, dopo che sei andato via tu, sistemando le macchine all’interno subito prima di chiudere, sono scivolato con un piede su una piccola chiazza d’olio, ed ho dovuto farmi aiutare da un conoscente per lasciare l’officina ed andarmene a casa. Ma nella serata poi la caviglia mi si è gonfiata a dismisura, e così io e mia moglie siamo stati costretti a chiamare un’autoambulanza che mi ha portato in ospedale, ed adesso sono ancora qui perché sembra si sia rotto non so quale osso del piede e pare proprio mi debbono operare per rimetterlo a posto. Tu non preoccuparti, spiega pure ai clienti che giungono lì che cosa è successo, e se non sono dei piccoli lavoretti da eseguire sulle loro macchine, dì loro tranquillamente che purtroppo, per almeno una ventina di giorni, non siamo in grado di affrontare le cose. Le chiavi delle serrande te le avevo date già da parecchio tempo, perciò usale per aprire e chiudere il nostro luogo di lavoro. Fai attenzione a coloro che ti chiedono qualcosa, magari approfittando del fatto che tu non conosci bene la lingua e non sai del tutto le riparazioni che si possono fare. Non parlare di soldi con nessuno, ma le macchine che sono già pronte consegnale pure, magari segnandoti la marca e il numero di targa, e per riscuotere poi ci penserò io quando ritorno. Sopra al bancone delle chiavi inglesi è segnato il mio numero di cellulare; perciò, quando puoi, chiamami pure dal telefono dell’ufficietto interno, quando e se ti trovi in difficoltà con qualcosa o con qualcuno. E non preoccuparti di nulla: andrà tutto bene>>.

            A fine mattinata poi giunge una chiamata dalla moglie di Aldo: <<Scusi signor Niocke>>, dice la donna, <<hanno portato adesso in sala operatoria mio marito, e lui voleva farle sapere che non potrà tornare in officina per almeno un paio di settimane, e comunque, anche tornando in quel periodo, non sarà operativo per ancora più tempo, visto che dovrà portare un gesso su tutta la gamba per almeno un mese. Però, già da domani, potrà aiutarlo per via telefonica se ci fossero dei problemi, e comunque mi ha detto di riferirle che si fida molto di lei e che gli dispiace di quanto sta avvenendo, e la ringrazia della sua disponibilità>>. Niocke annuisce, dice che va bene, che farà del suo meglio, poi riaggancia la cornetta. Sono già arrivati due clienti stamani con le loro macchine da riguardare, e lui ha detto loro quello che era successo, spiegando immediatamente che non poteva aiutarli in questo momento. Ambedue si sono dimostrati seccati di questo contrattempo, anche perché non c’è nel paese un’altra officina del genere, e alla fine però se ne sono andati. Lui ha proseguito a lavorare sui motori che aveva smontato nei giorni precedenti, però adesso si sente tormentato che ad un certo punto rimanga senza poter fare più niente. Forse nel centro abitato si è già sparsa la notizia che lui è rimasto da solo in quell’officina, ed adesso è preoccupato anche del fatto che qualcuno possa approfittarsi della sua situazione. Nel pomeriggio alcuni ragazzi sono passati davanti alle serrande per vedere magari se lui stesse lavorando o meno, ma nessuno di loro gli ha detto qualche cosa.

            Nella giornata successiva invece, è arrivato un uomo a piedi per dirgli in modo aggressivo che probabilmente era stato lui a far cadere Aldo Ferretti, e che il suo piano era sicuramente quello di rubargli tutti i soldi che c’erano nell’officina e magari escogitare un piano per raggirare i clienti. Niocke non ha risposto nulla naturalmente, però ha iniziato ad avere paura, soprattutto del fatto che la voce di una cosa del genere sembra prendere campo facilmente nel paese, fino a metterlo così in condizioni di chiudere l’officina e di andarsene. Perciò ha telefonato ad Aldo, ed anche se lui non ha risposto, dopo un certo tempo però lo ha richiamato. <<Mi immaginavo accadesse qualcosa del genere>>, gli ha detto. <<Non preoccuparti, da domani farò venire da te un mio parente che ha del tempo libero, ed anche se non capisce niente di motori, però può aiutarti nei confronti di qualche persona che cerca al contrario di metterti a disagio>>. Niocke ha riattaccato con una maggiore tranquillità a quel punto, ma quasi all’ora della chiusura, dopo aver eseguito due cambi d’olio ad altrettanti clienti, ed aver lubrificato smontandoli i cuscinetti a sfere di un vecchio furgoncino, si è trovato di fronte due persone che non conosceva, le quali usando poche parole gli hanno intimato di chiudere l’officina, spiegando che non era un luogo dove poteva rimanere, e mentre lui stava voltato per sistemare le proprie cose, hanno tirato fuori una spranga e lo hanno colpito diverse volte, lasciandolo a terra. Poi lui si è rialzato, un po’ dolorante, quando ormai i due erano già spariti, e così ha telefonato subito ad Aldo, e gli ha spiegato tutto quello che era accaduto.

 

            Bruno Magnolfi

sabato 26 luglio 2025

Così e nient'altro.


            Antonio si sente orgoglioso di quanto sta facendo. In fondo il suo senso di solidarietà verso chi è più svantaggiato è sempre stato il primo dei propri pensieri, ed adesso è anche convinto che ogni rimedio a questo problema passi da quell’importante svincolo dato dai contenuti di quei libri che per loro natura sono a disposizione di tutti. La lettura delle storie che si trovano racchiuse tra quelle innumerevoli pagine di carta, secondo lui, può essere quanto di più fondamentale per scoprire quanta realtà possa esistere senza che ci si debba muovere neppure da casa o addirittura dalla propria sedia. Sono le biblioteche difatti il fulcro di ogni innalzamento della cultura popolare, e solo da lì può transitare il miglioramento dei livelli di percezione generalizzata del potere sulla gente, anche di una piccola borgata di provincia. Lui è abituato ad andare in biblioteca, prendere in prestito dei libri e poi leggerli con calma nella sua stanzetta. Ma adesso che può spiegare a qualcuno cosa ci sta sotto a quei caratteri di stampa, che cosa significano quelle lettere messe tutte in fila, quelle parole organizzate in frasi, in periodi, in paragrafi, comprende perfettamente la propria fortuna, e si sente felice di poter trasmettere a qualcuno tutto questo. Non tanto per l’atto in sé, quanto perché è consapevole di come sia quella la strada per comprendere le cose del mondo, tanto che la lettura e la scrittura sono a parer suo il vero fondamento della vita sociale.

            Dopo aver assimilato i primi rudimenti, Niocke, una volta tesserato presso la biblioteca del paese, si è fatto consegnare dall’impiegata il suo primo libro in prestito scritto interamente in italiano, proprio per fare esercizio di lettura, ed ha infilato il piccolo volume dentro al suo zaino con grande soddisfazione, come avesse iniziato con questo gesto un vero percorso di miglioramento della propria condizione esistenziale. Lo ha iniziato a sfogliare già mentre stava sulla corriera che lo riportava al centro immigrazione, ed ha cominciato sicuramente a comprendere molte delle parole scritte sulla carta, esclusa però qualcuna decisamente più difficile. Tra non molto immagina che potrà anche iniziare a scrivere i propri pensieri, o almeno a mettere giù qualche semplice appunto, qualche parola semplice, e tutto ciò secondo lui è un altro dei passaggi importanti tramite cui sentirsi una persona completa, pur in un paese per lui straniero. Ancora spera di incontrare quella ragazza che gli è apparsa come una visione nella biblioteca, per poterle dire che sta iniziando persino a leggere i libri nella sua lingua, e che sta iniziando poco per volta ad essere un vero europeo, quasi un italiano, e che le differenze tra le diverse culture quindi si stanno assottigliando, e tra non molto loro due potranno anche scambiarsi delle opinioni con una certa normalità.

            Antonio non comprende fino in fondo quale sia lo stato d’animo di Niocke, gli pare comunque che il suo modo di guardare tutte le cose sia così particolare da renderlo certe volte distante, anche se riconosce in lui una notevole voglia di imparare, di assorbire i modi di fare della gente che ha continuamente intorno, di cambiare in fretta, il prima possibile, anche le proprie caratteristiche, fino a mostrarsi a tutti come un semplice ragazzo come sono gli altri. Poi si ritrovano di nuovo durante un tardo pomeriggio presso la biblioteca cittadina, e Niocke dice subito: <<Credo di essere riuscito a scrivere qualche parola di senso compiuto, senza copiarla; vorrei farti controllare queste piccole cose, e magari correggere insieme gli errori, in modo da comprendere bene dove faccio degli sbagli>>. Così i due entrano in quel paio di piccoli locali quasi interamente adibiti a scaffali per i libri, e davanti ad uno dei tavoli c’è lei, di nuovo, con la sua amica, mentre sta studiando esattamente come la volta scorsa. Sottovoce Niocke dice ad Antonio: <<Vorrei scrivere qualcosa per quella ragazza, ma i miei pensieri non riescono ad andare a braccetto con le frasi, e d’altra parte non posso farmi aiutare da te per una cosa come questa>>. Poi si siedono, e Sara mostra subito un’invitante piccolo sorriso, anche se guarda verso Niocke appena per un attimo veloce. Lui si sistema in modo da poterla osservare ogni volta che gira il suo sguardo da quella parte, ma alla fine non si decide a fare niente, se non restare fermo, colpito da quella ragazza dall’espressione dolce.

            Infine, con molta riflessione, riesce a scrivere con semplicità sopra un foglietto: “SEI BELLISSIMA”, quindi si alza dalla sedia con estrema calma, si avvicina al tavolo di Sara e deposita davanti a lei quel foglio con la grafia stentata, lasciandole lì anche un piccolo sorriso. Poi trascorre il tempo, Niocke si impegna nel seguire la lezione che gli impartisce Antonio, e quasi non pensa più a quella ragazza che ha sentito ridere insieme alla sua amica. È soltanto quando loro due si alzano per andarsene, che lui va verso di loro, e sulla porta della biblioteca dice semplicemente a Sara: <<Mi chiamo Niocke; mi piacerebbe qualche volta camminare per strada insieme a te>>. Lei sorride, non dice niente, ma si vede che si sente lusingata. Poi se ne va, anche se infine si volta, torna indietro di due passi e poi dice soltanto: <<Mi chiamo Sara>>, e poi nient’altro.

 

            Bruno Magnolfi  

mercoledì 23 luglio 2025

Vero combattente.


            I ragazzi scherzano, ridono, sembrano sempre privi di qualsiasi preoccupazione. La domenica mattina svolgono un’ora di allenamento sul campetto di calcio del paese, e diventano seri solamente quando il disponibile istruttore di calcio impartisce loro degli ordini piuttosto precisi. Qualcuno sbuffa, altri al momento non dicono niente, ma quando si ritrovano tutti assieme negli spogliatoi decisamente spartani dicono spesso e senza mezzi termini che il loro allenatore in certi casi è un cretino, e che non comprende mai le possibilità vere che con naturalezza può esprimere ciascun giocatore. Marco è tra quelli che non produce facilmente dei giudizi così taglienti, ma in genere si reputa però un capopopolo, uno che ha una sensibilità sufficiente per comprendere appieno i desideri e i malumori dei suoi compagni, e di interpretare di conseguenza tutte le loro pene, persino esprimendosi con una semplice frase, oppure con una sola parola messa lì nel momento più adatto. Lui non giudica l’allenatore, però a volte annuisce quando la loro figura di riferimento viene criticata da qualcuno. Adesso poi c’è anche Niocke in mezzo a loro. Lui non dice mai niente, meno che mai si permette di fare apprezzamenti su qualcuno. Però Marco d’improvviso, mentre sono tutti seduti sulle panche a cambiarsi le magliette, gli chiede che cosa ne pensi del loro istruttore, cercando magari di metterlo a disagio o di farlo scoprire con qualche affermazione strampalata, da utilizzare in seguito e addirittura ritorcergli contro. Niocke prende tempo, riflette, intorno intanto si forma all’improvviso un deciso silenzio, e lui guarda a terra, come a cercare delle risorse, poi solleva gli occhi su Marco: <<È un brav’uomo, secondo me>>, dice infine con convinzione. Nessuno trova niente da ridire, lo spostamento dell’accento sulle qualità umane forse non era neppure previsto, e probabilmente non era neanche l’oggetto vero della domanda, ma il risultato lo ottiene.  

            Tutti adesso parlano d’altro, è come se quel primo argomento fosse ormai stato archiviato, e qualcuno inizia a riflettere intensamente su sé stesso, magari immaginando o sperando che il giudizio di Niocke per ognuno dei ragazzi che giocano al calcio in quel campetto sia forse univocamente benevolo, ma alla fine nessuno di loro dirà mai che è interessato a qualcosa del genere. Niocke non ha mai dato giudizi, neppure quando qualcuno, appena era arrivato con gli altri migranti, lo ha preso a male parole oppure lo ha offeso. Non è che sia uno abituato solamente a subire, è soltanto che non fa parte del suo carattere cercare i difetti negli altri, tantomeno in quelle persone che normalmente gli stanno più attorno. Crede profondamente nell’armonia delle cose, ed ogni suo pensiero è sempre rivolto verso la pacatezza, la calma, l’equilibrio. Qualcuno dei ragazzi del calcio ha iniziato a comprendere questa sua indole, ma il fatto che lui non si arrabbi mai, neppure per un brutto fallo subito da un prepotente, lo mostra come un individuo diverso da tutti, talmente differente da risultare persino fastidioso. Ma in mezzo alla calma che si stabilisce nello spogliatoio, qualche attimo prima di andare via, Niocke riprende ancora la parola, per dire soltanto: <<Ringrazio tutti voi, comunque, perché mi state accogliendo in una maniera come non avrei mai immaginato>>. E poi basta.

            A Marco piacciono subito quelle parole coraggiose, e forse anche ad altri, nonostante nessuno di loro mostri di dare un qualche peso a delle affermazioni del genere; poi tutti si alzano dalle panche, ricominciano a scherzare come sempre, ed alla fine si salutano, andandosene via a gruppetti di due o di tre. Niocke se ne va via da solo, come sempre, nessuno per adesso sembra sia interessato a dargli una qualsiasi possibilità di amicizia. A lui questo non interessa troppo al momento; sa benissimo che per contare nel futuro su di un appoggio sincero da parte di qualcuno di quei ragazzi che giocano al calcio con lui, sarà lunga la strada da seguire, e forse non sarà neppure priva di ostacoli. Il punto, in sostanza, che lui peraltro comprende benissimo, è che anche per coloro che lo conoscono di più tra tutti quei paesani, la strada per accettarlo veramente è lunga e difficile, e che per uno come lui non esiste altra possibilità che quella di accogliere tutto ciò che ne può derivare.  

            Il suo fisico è magro, talvolta non sente neppure il bisogno di mangiare a sufficienza: non è questo il suo vero problema, perché la sua necessità più forte è soltanto quella di trovare una ragione reale per affrontare ogni sacrificio che la realtà gli richiede; perché in fondo sa benissimo che è soltanto quella prospettiva, che peraltro ancora non ha messo a fuoco, la sola che può dargli l’impulso che serve per essere di fronte a tutti un vero combattente.

 

            Bruno Magnolfi

domenica 20 luglio 2025

Esperienze di vita.


            Alcune volte mi arrabbio quando non sembrano proprio riuscirmi certe operazioni che ho progettato nella mia testa; oppure nei momenti in cui tutto mi sembra che vada storto, e non trovo in nessun modo la maniera di far cambiare direzione a tutte le cose che ho di fronte. Poi arrivano davanti a me certi clienti che sono dei veri pignoli, ed hanno sempre da ridire persino se trovano una semplice mezza ditata di unto sulla carrozzeria della loro auto, come se fosse preziosa, e anche quelli che non vengono mai a riprendersi la macchina e a pagare la riparazione quando dovrebbero, e magari i loro macinini sono proprio di ingombro, visto che ogni sera devo metterli tutti all’interno della mia officina, dove non c’è mai troppo posto, considerato che non piace a nessuno che io lasci le auto all’esterno sulla strada, specialmente quelle mezze smontate per qualche manutenzione. Poi mi vengono di fronte a loro comodo con l’espressione più innocente che sia possibile, ed è lì che mi monta il nervoso, quando cercano subito di accampare delle giustificazioni che a me neanche interessano, ed io allora me ne sto fermo e in silenzio, senza guardarli, perché penso sia meglio così anche per loro, visto che poi sposto lo sguardo su Niocke, il mio aiutante, che sta con me e vede esattamente le stesse cose che vedo io, ma lui a differenza di tutti non se la prende mai di nulla, come se niente quasi lo riguardasse, ed allora penso ancora che devo contentarmi anch’io di quello che ho, e anche di quello che riesco a fare, e devo finirla una buona volta di lamentarmi e di sbuffare, perché ci sono persone che stanno molto peggio di me, e non dicono mai un bel niente, ed io alla mia bella età devo imparare a non prendermela, in nessun caso.

            Poi dico a Niocke: <<Adesso vai, il tuo orario per oggi è terminato, non devi restare qua per fare ancora chissà cosa>>, ed allora lui mi dà retta, si prepara, fa una doccia, si lava a lungo le mani, si toglie la tuta, si veste in maniera più ordinaria, ed io lo guardo e in qualche maniera sento di invidiarlo. <<Hai tutta la vita davanti a te>>, vorrei dirgli, <<anche se tutto per te è iniziato così in salita, col piede sbagliato, e poi senza colpe ti ritrovi a percorrere una strada che forse non hai neppure scelto da te fino alla fine>>. Niocke non dice niente, svolge le sue operazioni in silenzio, però ha capito che io gli voglio bene, ed anche se sono scorbutico sto sempre dalla sua parte, e che se una volta o l’altra avrà bisogno di una mano non sarò certo io quello pronto a tirarmi indietro. Quando va via mi fa un semplice cenno con la sua mano nera, ed io lo accompagno con lo sguardo, non dico niente, ma vorrei piangere per lui, per un mondo così sbagliato da sacrificare un tale bravo ragazzo pieno di buona volontà e di rispetto. Poi stringo qualche bullone, metto via le chiavi inglesi, riordino le tante cose sparse e gli utensili usati durante tutta la giornata. Bisognerebbe dare anche una spazzata al pavimento, ma non ho più voglia di fare niente adesso: lo dirò a Niocke domattina, di dare una pulita in giro, per far vedere ai clienti che noi ci teniamo al nostro luogo di lavoro.

            Quindi non mi resta che sistemare tutte le macchine dentro l’officina, senza neanche avviare il motore, semplicemente spingendole a mano una per volta, piazzandole una a ridosso dell’altra, proprio per creare un mosaico di carrozzerie quasi senza soluzione di continuità, fino a quando non riesco a chiudere a chiave le due serrande, e a dire basta, per oggi ho finito con il mio lavoro. Mentre torno a casa qualcuno per strada mi saluta, io faccio un piccolo cenno e tiro diritto. In molti dicono che sono uno scorbutico, ma io non credo sia del tutto così: ritengo non soltanto inutili certi orpelli che vedo in giro nei comportamenti tra le persone, ma addirittura dannosi; credo che tutte le cose vadano prese nella loro stretta essenzialità, senza cercare di renderle migliori o peggiori per un proprio tornaconto o per mostrare quanto si è capaci di apprezzare un elemento oppure l’altro. Sono sicuro che Niocke non avrà la vita facile mandando avanti le sue cose. Fino adesso i miei compaesani lo hanno quasi ignorato, immaginando che se ne sarebbe andato presto da qui, sparito chissà dove, di sua spontanea volontà. Ma lui è un osso duro e non molla facilmente: svolge il suo lavoro, dà confidenza a chi gli parla, e gli altri li lascia perdere, abbassa lo sguardo e prosegue con le sue cose, come se non esistessero. Prima o dopo darà fastidio anche questo suo comportamento, specialmente quando qualcuno inizierà a rendersi conto che si sta integrando, che con il tempo lui sta cambiando, che non è del tutto diverso anche da coloro che lo guardano ancora come un animale strano, e che forse dentro di sé trattiene un’esperienza di vita che nessuno di noi ha mai avuto, e che probabilmente soltanto parlando potrebbe insegnarci molte cose, proprio quelle che forse non sapremo mai.

 

            Brino Magnolfi