Esco di casa come sempre, a metà
mattinata, e giro un po' per le strade del paese senza avere una meta precisa
verso cui dirigermi. I pochi negozi sulla via principale sono aperti, ma sul
marciapiede non si vede quasi nessuno, e a parte una macchina o due che arranca
su per la lieve salita, c’è poco movimento, forse minore anche del solito.
Giungo nella piazzetta dove si affaccia l’osteria, e lì davanti stazionano come
sempre quattro o cinque persone in piedi che discutono a bassa voce delle novità.
Mi avvicino, ed anche se sicuramente non sono interessato a quanto stanno
dicendo tra di loro, però stamani vorrei sentirmi meno solo, mi piacerebbe anzi
essere accettato dagli altri almeno in questo caso, e non additato come sempre
per un individuo diverso rispetto a tutti quanti. Uno di loro dopo un attimo si
volta verso di me, e sorridendo, chissà di cosa poi, mi dice secco che il mio
amico africano è stato arrestato. <<Stai attento>>, prosegue subito
quello, <<che di questi tempi le forze dell’ordine potrebbero mettere le
manette anche a te, Toni Boi, e portarti in questura magari anche soltanto per
fare degli accertamenti. Poi vallo a spiegare che tu non c’entri nulla e che
non hai mai fatto niente di male, le divise non ci credono mica alle tue
discolpe>>. Mi fermo immediatamente, forse quel che sta dicendo questo
tizio è una delle solite prese di giro tanto per fare una risata insieme al
gruppo, ma è ovvio che devo immediatamente sincerarmi di quel che sta dicendo,
non foss’altro per il fatto che Niocke è un bravo ragazzo, e non reputo possibile
possa avere dei guai con la legge.
Vado oltre le persone ferme mentre
mi osservano, ed entro preciso dentro all’osteria, dove ci sono soltanto un
paio di tizi seduti a un tavolo in disparte. Dietro al bancone il titolare mi
guarda di sfuggita mentre lava dei bicchieri, ed io mi fermo diritto proprio
davanti a lui, con l’espressione della faccia di chi non ammette altra
possibilità che non sia quella di ascoltare ciò che ho da riferirgli.
<<Vorrei sapere cosa è successo a Niocke>>, gli chiedo, come se
soltanto il proprietario di una bettola in questo piccolo paese fosse il depositario
assoluto della verità. Lui mi guarda un momento senza smettere con la sua
attività, poi si avvicina al piano del bancone che ci divide, e sottovoce mi
dice che mentre lui stava da solo a lavorare qualcuno lo ha aggredito, e che i
carabinieri hanno chiuso l’officina fino a quando non riprenderà servizio anche
Aldo, il proprietario. Lo guardo con perplessità, forse quest' uomo non mi ha
mai sentito parlare fino ad oggi, penso, e per questo sicuramente è rimasto un
po’ colpito, probabilmente credeva che non fossi neppure in grado di farlo. Gli
chiedo ancora qualcosa sulle condizioni di salute di Niocke, e soprattutto se
le cose potranno tornare presto alla normalità, ma proprio in quel momento
entrano un paio di perditempo, e così l’oste non ritiene di dovermi dare ancora
dei ragguagli sugli accadimenti del paese di Pian dei Fossi.
Me ne vado, e mi viene in mente di
passare davanti all’officina, che trovo chiusa esattamente come mi avevano
riferito, così allungo il mio giro a arrivo fino in biblioteca, tanto per
chiedere alla impiegata Barbara se per caso fosse a conoscenza di qualcosa in
più di quanto accaduto al mio amico, ma lei dice subito di no, e che l’unica
notizia che mi sa dare è relativa ad una ragazza, piuttosto assidua della
biblioteca, che come favore le ha lasciato un biglietto da consegnare proprio a
quel ragazzo di colore, e poi nient’altro. Ringrazio, memorizzando vagamente la
possibile ragazza, e torno ad uscire per strada; il punto è che non so come
fare per contattare Niocke, considerato che oltre al suo luogo di lavoro non mi
aveva mai dato altri riferimenti dove poterlo cercare. Mi torna a mente il
campo di calcio dove fino a ieri andava a fare gli allenamenti, così mi
incammino verso quella zona, senza troppe speranze a dire il vero. Ma quando mi
avvicino alla recinzione rugginosa e malandata di quello spiazzo semplice, lui
è proprio lì, da solo, seduto sopra una panchina, con la testa incassata tra le
spalle e l’aria di chi non sa bene cosa fare. Lo saluto, gli dico che sono a
conoscenza di quanto gli è capitato, che mi dispiace, naturalmente, e che se volesse
potremmo approfittare del suo tempo libero per andare in biblioteca e
proseguire con la pratica della lettura e della scrittura in italiano.
Lui mi guarda, sull’immediato sembra
quasi che coltivi una forte irritazione verso tutti, forse anche nei miei
confronti, ma poi, quando aggiungo che una ragazza gli ha lasciato un messaggio
in biblioteca, allora si rischiara, sorride, sembra adesso che non necessiti di
null’altro per cambiare umore. Si alza; <<Devo ringraziarti>>, mi
dice con il suo modo particolare e stentato di parlare. <<Tu sei una
delle poche persone che mi aiutano e mi difendono non so neppure io da quale
nemico, ma sicuramente da qualcuno che in nessun modo mi vorrebbe qui>>.
Bruno Magnolfi
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