venerdì 1 agosto 2025

Colpevolizzato.


            Nella piccola frazione di Pian dei Fossi in poche ore sembra quasi che non si sia mai parlato d’altro. Nonostante i dolori e le ecchimosi in varie parti del corpo, il giovane Niocke, fedele alla sua promessa fatta al titolare, pur con una certa dose di perplessità, è giunto al mattino ad aprire l’officina dove lavora con impegno ogni giorno, ma poco dopo sono arrivati là davanti anche due carabinieri in divisa facenti parte del distaccamento di zona, dopo aver ricevuto nella tarda serata del giorno avanti una denuncia telefonica verso ignoti da parte del noto meccanico Aldo Ferretti. Hanno rivolto subito diverse domande a Niocke, ma senza troppe insistenze, cercando di formarsi un’idea almeno vaga su chi possa essere stato a portare avanti l’aggressione del giorno prima ai suoi danni, e dopo quasi un’ora di interrogatorio gli hanno comunque intimato di chiudere l’officina e di andarsene, sia per ragioni di sicurezza che in considerazione del fatto che un ragazzo come lui in quell’ambiente, rivestendo un ruolo di semplice apprendista, e in assenza sia del datore di lavoro, sia di qualcuno che ne facesse responsabilmente le veci, come gli hanno a lungo spiegato, non può prendersi carico dei lavori da eseguire, e soprattutto dell’uso dei macchinari presenti dentro ai locali.

Intanto, davanti all’osteria del paese, si dice praticamente di tutto riguardo ai fatti accaduti, dividendo le persone presenti nella piazza in due fazioni distinte: mentre diversi individui si ritengono indignati del fatto che per la prima volta da tantissimi anni si siano verificati dei fatti violenti del genere, e che il loro centro abitato che è sempre stato tranquillo e pacifico adesso con l’arrivo dei migranti si vada modificando in un territorio dove accade di tutto, secondo il parere di altri, peraltro del medesimo gruppo, viene invece mostrata una certa solidarietà verso quel ragazzo assurdamente pestato per colpe non sue da gente sicuramente venuta da fuori, ed il fatto che lui abbia continuato a lavorare per diversi giorni, nonostante l’assenza forzata di Aldo, vecchio paesano conosciuto da tutti, lontano dal suo luogo di lavoro per delle ragioni puramente personali, evidenzia la sua buona volontà e l’attaccamento al mestiere, e forse anche al paese. Qualcun altro poi, sentendosi motivato in maniera più certa, arriva persino ad alzare la voce lungo la strada principale dell’abitato di Pian dei Fossi, mostrando vistosamente che il tema è sentito, e che la soluzione a quel problema che improvvisamente si pone di fronte a tutti i paesani non sia in nessun caso di facile soluzione.

Si sostiene che i migranti porteranno sempre insieme a loro delle questioni di quel tipo, e quindi va estirpato il problema direttamente alla radice, motivando così con forza la contrarietà al loro arrivo e alla loro accoglienza, ma anche il fatto che risulta sempre più necessario distinguere caso per caso, e comprendere chi prova il desiderio di integrarsi e di dare un contributo verso tutti, e chi no; e infine ci sono coloro che alla fine dichiarano che si dà fiato così a delle teste vuote che pur di affermare il proprio diritto ad essere cittadino del luogo a tutti gli effetti (proprio il contrario di chi emigra da un paese straniero), è disposto a scendere rapidamente alle vie di fatto, mostrando una profonda incapacità nel comprendere la vera situazione che si crea. Il giovane Niocke intanto va nell’ufficio sul retro dell’officina, compone rapidamente il numero telefonico del signor Ferretti e quindi lo informa di quello che va succedendo, d’altronde anche con suo assoluto dispiacere, e quindi esce dal luogo di lavoro, chiude le serrande sotto gli occhi attenti dei carabinieri che proseguono a sorvegliarlo, ed infine va via, nell’attesa che cambi qualcosa nei giorni seguenti. Nessuno dei paesani si fa vedere da quelle parti, se non da lontano, forse anche per la paura di risultare implicato in qualcosa di quella vicenda piuttosto oscura e nefanda.

Adesso Niocke si sente completamente da solo camminando per le strade di quella cittadina, e soprattutto malvisto, osteggiato, giudicato dal pensiero corrente quasi una nullità se non un disturbo, come se tutti gli abitanti del luogo gli avessero voltato le spalle da un attimo all’altro, e non sapendo peraltro a chi meglio rivolgersi, arriva fino al campo di calcio, dove non sa se prossimamente potrà tornare o meno a giocare. In questo momento sulla terra secca punteggiata solo da qualche filo d’erba non c’è proprio nessuno, ma lui si siede lì, come cercando di far chiarezza tra i propri pensieri, ed anche se si è trascritto il numero di telefono di Aldo per comporlo nuovamente una volta giunto al Centro Migranti già quella sera stessa, in ogni caso, con estrema verosimiglianza, riflette che il suo datore di lavoro confermerà ciò che hanno spiegato perfettamente i due carabinieri, e cioè che la sua presenza non è proprio ben vista in paese e forse anche nell’officina, e quindi per “ragioni di sicurezza” lui non potrà più tenerlo a lavorare con sé. Anche questo è un epilogo a cui probabilmente lui si dovrà abituare, insieme a tante altre possibilità, ed anche se il fatto di essere giudicato in modo così negativo appare un’ingiustizia evidente, indipendentemente dall’impegno nel lavoro e dalla propria affidabilità, sarà difficile far cambiare idea alle persone disposte a colpevolizzarlo comunque.

 

Bruno Magnolfi

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