A
distanza di qualche chilometro dal paese di Pian dei Fossi, sulla cima di una
bassa collina ben visibile già dalle case, peraltro l’unica presente nella
campagna circostante l’abitato, si erge una grande villa, con tanto di torrione
merlato, proprietà dei Conti Tornassi, denominati da tutti i Tornaconti,
soprattutto in considerazione della loro capacità di compiere ogni azione
ricavando sempre un certo utile. Naturalmente, sia la casata che la
costruzione, rimaneggiata in varie epoche e per diverse occasioni, risale a
centinaia di anni addietro, anche se sia la villa che i terreni circostanti
sono sempre rimasti saldamente nelle mani della famiglia di origine. I campi,
indubbiamente ben tenuti, sono coltivati perlopiù a frutteto, e si estendono
per centinaia di ettari, tanto che l’importanza dei Tornaconti sull’economia della
zona è tale da risultare quasi impossibile non verificare preliminarmente il
parere di quei tre ingombranti fratelli eredi di tutta quanta la tenuta per
qualsiasi giunta comunale che in Pian dei Fossi sia stata premiata dal voto
popolare sia oggi come nel recente passato, capaci come sono di esibire la
propria pesante opinione su qualsiasi decisione di un certo rilievo riguardante
ad esempio l’assetto urbanistico del centro abitato e delle zone circostanti,
oppure nella scelta recente di ammodernare l’asilo comunale, oppure
l’illuminazione pubblica, e via dicendo. Composta da persone generalmente taciturne
e seriose con tutti, quella famiglia si è dimostrata sempre mal disposta nel
venire a compromessi con chicchessia, tanto da risultare spesso capace di
imporre la propria volontà sull’intero paese, e in certi momenti persino in
grado di opporsi a certe lecite proposte pubbliche, fino a far desistere gli
assessori della giunta nell’assicurare il proprio sostegno per qualche buon progetto
anche finalizzato al benessere di tutti i cittadini, tanto il proprio peso
economico e politico si è mostrato in quelle occasioni forte ed evidente.
Addirittura, la via
di collegamento tra il paese e la loro villa padronale è stata intestata, già
diversi decenni addietro e con tanto di imponente cerimonia, direttamente ai
Conti Tornassi, tanto la loro influenza all’epoca si era dimostrata forte,
anche se in quell’occasione sembra che il vecchio padre dei tre ragazzetti di
allora avesse impiegato alcuni fondi di famiglia al fine di allargare e
ammodernare quella strada stessa, che fino a poco prima era soltanto una
carrozzabile in terra battuta. Insomma, una vera stirpe di proprietari terrieri
pronti ad imporre la volontà della casata su qualsiasi scelta, anche se, una
volta defunto il vecchio Conte e lasciata la proprietà ai suoi tre figli, qualcosa
sembra abbia iniziato a sfaldarsi, soprattutto per certi dissapori ed alcune differenze
di vedute tra questi fratelli eredi di tutto quanto. Sicuramente molte persone
dell’abitato di Pian dei Fossi hanno proseguito da sempre a prestare la propria
attività nei campi e nei frutteti padronali, e se la manodopera stagionale è
stata spesso rastrellata anche da luoghi piuttosto lontani dal paese, per
quanto riguarda i ruoli più delicati ed importanti ai fini del buon andamento
di tutti i raccolti, i Conti Tornassi si sono sempre affidati a persone di comprovata
attendibilità e assolutamente degne della loro fiducia, gente del posto, naturalmente,
in molti casi assunta per lavorare già in anni remoti mediante la logica ferrea
di una stima assicurata da qualche diretta conoscenza.
Persino Carlo
Verdini, il marito della sorella di Toni Boi, lavoratore impegnato già da parecchio
tempo nella tenuta dei Conti, svolgendo soprattutto il compito di supervisore
alle attività di raccolta della frutta, ivi comprese le vendemmie dell’uva da
vino, e poi le operazioni estive di selezione di tutti gli ortaggi, nonché quelle
della scelta di molti tra i prodotti invernali tipo cavoli, spinaci, radicchi e
carote, tutti coltivati in maniera rigorosamente intensiva, è tra coloro che ha
visto migliorare negli anni la propria carriera e i propri compiti sicuramente grazie
al solerte impegno in prima persona. L’elemento essenziale di tutta quanta la
vasta produzione nei terreni dei Conti Tornassi, comunque, è legato ad una
semplice parola: il lavoro, in tutte le sue svariate declinazioni, tanto che coloro
che all’oggi vengono impiegati come operai durante le operazioni agricole stagionali,
subiscono un selettivo ed accurato controllo dai numerosi caporali, fino ad imporre
il rapido allontanamento della manodopera che non viene reputata all’altezza per
svolgere bene e nei tempi giusti tutte le operazioni per cui viene salariata,
in maniera da redigere anno dopo anno una lista molto vasta di nomi in cui solo
chi ha superato certi livelli essenziali di produzione e di disponibilità personale
viene assunto e richiamato a lavorare nelle ulteriori volte, scartando conseguentemente
tutti coloro che al contrario non sono riusciti a dare dimostrazione delle
stesse indefesse capacità.
La maniera per effettuare
questi controlli, alla fine, sta tutta nelle mani di chi sovrintende alla
produzione, istigato dagli stessi Conti Tornassi a non essere mai indulgente
con nessuno, e a mostrare continuamente, nei confronti di chi prova il
desiderio, oppure anche il bisogno, di lavorare in quelle terre attorno alla
collina padronale, la faccia arcigna di chi pretende da loro il massimo
possibile.
Bruno Magnolfi
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