mercoledì 13 agosto 2025

Sforzi ripudiati.


            Avere tutti i giorni a che fare con dei salariati stagionali non è facile: si tratta di essere sempre duri e severi con chiunque venga chiamato a svolgere quelle funzioni, ed ovviamente pretendere da ognuno il massimo possibile, a prescindere che sui campi agricoli intensivi ci sia da cogliere la frutta, i pomodori, oppure soltanto dei cavoli. Le direttive generali del fattore, che impartisce la maniera di agire per ognuno, sono oltremodo precise: ottenere inevitabilmente sempre il massimo dalla manodopera ingaggiata, a qualsiasi costo, ed ogni volta che viene affrontata una nuova stagione di raccolta della frutta oppure degli ortaggi, che il prodotto finale, sia che venga calcolato in numeri, oppure direttamente in quintali, risulti sempre maggiore della volta precedente, e le ore complessive impiegate dagli operai agricoli per giungere ad ottenerlo sempre di meno, in maniera che l’utile netto  dell’azienda vada inevitabilmente a costituire un crescendo progressivo di ricavi. In altre realtà agricole fuori dalla regione, la soluzione inizialmente sembra essere stata trovata facilmente acquisendo manodopera tra le file dei migranti, istituendo una rete di caporali spietati pronti a gestire i braccianti, e poi edificando vicino ai luoghi di raccolta delle baracche minimali dove far alloggiare chi non ha altra soluzione abitativa. Ma questo però ha portato, insieme ad un certo abbassamento delle spese vive, anche ad un peggioramento della qualità dei prodotti, proprio per l’incapacità di questo tipo di manodopera nel trattare adeguatamente l’ortofrutta.

            Contemporaneamente, si è manifestato in quelle zone anche un certo disordine sociale, dato soprattutto dalla ostilità immediata nei confronti dei migranti di tutti quei residenti che hanno da sempre contato sulle stagioni di raccolta per tirare avanti l’economia della propria famiglia, fino a scatenare delle vere e proprie battaglie razziali contro di loro per cercare di estirpare questi comportamenti all’interno di determinate aziende agricole, al punto poi di provocare, come ultima beffa, delle denunce serie e circostanziate relative al lavoro nero e allo sfruttamento della manodopera. Tutto ciò in breve tempo ha portato, da quel che poteva inizialmente sembrare un vantaggio dal punto di vista economico per i gestori delle terre coltivate, ad un evidente aggravio di spese relative ad un disordine completo nella direzione della forza-lavoro, spesso andando persino ad impicciare le gestioni in facili accuse per affari illeciti sfocianti inevitabilmente in cause sindacali lunghe e dispendiose. In altre zone, proprio tenendo conto di tutto ciò, i proprietari terrieri si sono tenuti ben distanti dal seguire il medesimo percorso, proseguendo come sempre ad attingere la manodopera necessaria tra la povera gente residente nei luoghi circostanti. Ma tutto ciò spesso non è stato sufficiente, considerata la richiesta affannosa di lavoro a basso costo da parte della massa dei migranti, e si è giunti fino a far organizzare delle difese vere e proprie, presso alcune reti di poderi circostanti qualche paesello della provincia, contro il dilagare di una certa manodopera.

            Quindi, l’ostilità nei confronti di ogni operaio dalla pelle scura si è così fatta più forte, fino a far scacciare in malo modo persino ogni singolo individuo dai lineamenti stranieri che si è visto circolare in certe zone agricole, proprio allo scopo di tenere il più possibile distante la piaga dei migranti e di tutti i problemi a loro collegati. Ed è proprio sulla base di tutto questo che nel paese di Pian dei Fossi, sacca di riserva dei braccianti locali utilizzati da sempre nelle tenute dei Conti Tornassi, si è subito visto in una estrema cattiva luce l’arrivo di un migrante come quel ragazzo africano nello svolgere un mestiere fortunatamente non troppo abbinato all’agricoltura, ma che potrebbe facilmente richiamare verso di sé altri individui dalla medesima provenienza, e quindi dare vita ad un vero e proprio ingresso in zona di operai neri, con tutti i risvolti negativi conseguenti. Tentare di scacciare questo primo personaggio, e magari interrompere sul nascere quello che in breve tempo potrebbe diventare un ingresso libero per i migranti, è diventato in poco tempo l’assillo fondamentale dei Conti, tanto da farli decidere di ingaggiare una specie di spedizione punitiva da parte di persone giunte da fuori e senza troppi scrupoli, in grado di impaurire a tal punto quel ragazzo da farlo decidere di abbandonare il lavoro di meccanico ed andarsene alla svelta in qualche altro luogo remoto. Naturalmente la possibilità di dargli una certa somma di denaro per lasciare il paese, e di non farsi più vedere dalle parti di Pian dei Fossi, non è neppure stata presa in considerazione.

            Niocke, all’improvviso, senza esserne neanche cosciente, si trova così a reggere una posizione difficile ed oltremodo delicata: per lui andarsene resta al momento qualcosa di poco appetibile, anche se ancora non ha compreso quale sia il problema che ha portato al suo tentativo di pestaggio, soprattutto considerato il sostegno ricevuto da parte di molti sconosciuti del paese per la propria integrazione nella cittadinanza. Ma soprattutto adesso, una volta ricevuta la solidarietà e l’aiuto da parte di una ragazza dolce come Sara, abbandonare una realtà in cui inizialmente si era inserito in maniera così semplice e scorrevole, ritiene che sia assolutamente un grosso errore per lui, e addirittura quasi un ripudiare tutti gli sforzi fatti fino ad ora.

 

            Bruno Magnolfi

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