La televisione continua a ripetere da stamani le medesime
notizie, forse nel caso in cui qualcuno si fosse distratto, magari mostrando
una evidente incapacità a lasciarsi debitamente informare. Nel corridoio degli
uffici pubblici lui continua a cercare una specifica bacheca chiusa con delle
vetrine, in cui gli hanno spiegato esserci affissi degli elenchi cartacei
riportanti probabilmente anche il suo nome, in qualità di iscritto al nuovo
corso di aggiornamento peraltro del tutto necessario per continuare a svolgere il
proprio mestiere. Il problema di fatto è che il corridoio appare lunghissimo,
con le pareti coperte di avvisi e di variegate bacheche, ed anche affollato di
persone probabilmente alla ricerca di qualcosa che le riguardi, ed in questa baraonda a lui non pare di vedere nulla che
sia riferito alla sua situazione.
Chiede a qualcuno nel caso in cui si trovasse davanti ad
una persona nelle sue stesse condizioni, ma nessuno sembra neanche dargli
troppo retta, forse soltanto per l’indole legittima di non evidenziare le
proprie cose ad uno sconosciuto. Lui perciò dopo mezz’ora si stufa, da’ per
scontato che la bacheca e l’elenco ci siano da qualche parte, e che il suo nome
sia riportato in calce là sopra, per cui se ne va, senza preoccuparsi di altro.
Lo chiamano poco dopo al telefono portatile, quando è già uscito lungo la
strada, e gli chiedono senza mezze misure quale numero gli sia stato assegnato
nell’elenco del corso di aggiornamento. Lui dice che non lo sa, ma dalla
reazione che ottiene dall’altro ricevitore capisce che non è stata una buona
idea rispondere così.
Perciò decide di rientrare negli uffici pubblici, ma prima
si ferma in un locale per un caffè, tanto per concedersi una pausa. Qualcuno al
bancone del bar dove si è appoggiato, dice con calma che ci sarà da arrabbiarsi
sul serio uno di questi giorni, e che coloro i quali tirano le fila della
situazione generale, hanno deciso che tutti quanti devono possedere una propria
posizione definita. Quando lui infine
rientra nel lungo corridoio pubblico degli uffici, molte persone se ne sono ormai andate, e regna
adesso una certa calma, tanto che viene subito in avanti un usciere volenteroso
per fargli presente quale sia la vera bacheca che lo interessa, e di cercare esattamente
là sopra il proprio nome. In un elenco infinito scritto in caratteri minuscoli, appare, nell’ordine alfabetico con cui è stato
stilato, anche il suo nome difatti, con a fianco, divergendo dagli altri, la
dicitura "inevaso". Il portiere, rimasto alle sue spalle, gli
consiglia di andare subito al piano superiore per chiedere chiarimenti, e lui
sale frettolosamente la scala di marmo fino a ritrovarsi davanti ad uno
sportello con un impiegato occupato a svolgere delle timbrature.
Attende,
poi dice "scusi", timidamente, e l'altro con fare scocciato gli
chiede che cosa desideri, ma proprio nel momento in cui lui cerca di spiegare
ciò che gli sta succedendo, l'altro si volta per scartabellare qualcosa in uno
schedario, quindi torna allo sportello, e mentre pronuncia le parole
"ripresentare domanda debitamente compilata", gli allunga un foglio
di carta scritto con bei caratteri e firmato presumibilmente da qualche profilo
superiore di quegli uffici, riportante le stesse esatte parole. Poi l'impiegato
chiude la feritoia attraverso cui gli parlava, e sparisce nelle stanze sul
retro, lasciandolo solo. Evidentemente qualcosa non è stato fatto come avrebbe
dovuto, pensa lui, e mentre va a riprendere le scale per scendere al piano
sottostante trova l'usciere di prima che a gesti lo indirizza verso una piccola
e ripida scala di servizio, tramite la quale lui si ritrova direttamente sulla
strada, senza alcuna spiegazione aggiuntiva. Così torna a casa, e la sua
televisione, rimasta accesa forse per svista, sembra ancora ripetere le
medesime cose di prima, anche se adesso è una donna che legge con voce
melodiosa le varie notizie.
Bruno
Magnolfi
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