Presto.
Oggigiorno non si può certo permettere con indifferenza che per una sciocchezza
qualsiasi si debba impiegare del tempo. Si deve affrettare ogni aspetto, tutto
deve essere compiuto alla svelta, non si può gettar via le ore e le giornate
con delle semplici cose per le quali è sufficiente impiegare appena qualche
minuto. Lei scende le scale, è cosciente del suo leggero ritardo, ma forse non
ha molta importanza, con pochi passi affrettati sarà subito là davanti al
solito posto, dove di nuovo si è data appuntamento con Carlo, giusto per
prendere con lui un semplice caffè, scambiare quattro chiacchiere di
circostanza, forse decidere il giorno in cui andare insieme a teatro, e poi
via, un breve saluto e di corsa verso gli acquisti da fare.
Un
sacco di cose da scegliere e da provare, impiegare il minor tempo possibile per
riuscire a decidere la giacchina e la gonna che ha in mente, forse anche una
camicetta, qualcosa comunque da spendere poco, proprio il minimo indispensabile.
E ancora fare un salto al mercato, prendere pane, formaggio, la frutta e la
carne, non più di una busta per tornare a percorrere tutta la strada a ritroso,
fino a tornarsene a casa, evitando che le dita delle mani inizino ad
indolenzirsi per tutto quel peso da sorreggere mentre cammina. Prepararsi
qualcosa da mangiare, forse restando anche in piedi, mentre prosegue a consultare
qualcosa tra il telefono ed il suo elaboratore portatile, naturalmente con un
occhio sugli ultimi comunicati che intanto trasmette la televisione, prestando
importanza solo alle cose di vero interesse.
Quindi
via, verso il lavoro, per attaccare subito con il turno pomeridiano, dove dentro
la sala insieme ad altre venti persone bisogna rispondere con le cuffie a tutti
coloro che hanno bisogno di informazioni, di dati, notizie, dettagli, però
subito, adesso, immediatamente, perché non c’è un solo minuto da perdere, e va
tutto risolto nel minor tempo possibile. Sinapsi che si attivano giusto in un
lampo, parole che vengono lanciate a destra e a sinistra senza imbrogliarsi,
espressioni del volto che oramai rinunciano persino a formarsi per lasciare
agli occhi e alla bocca tutto l’impegno che serve al cervello per lavorare e
conservarsi costantemente sotto pressione.
Nelle
piccole pause che a volte si formano pensare qualcosa che valga per quel poco
di tempo che resta della giornata una volta terminato quel turno, insieme
all’orario del suo lavoro: tornarsene a casa, fare un salto da una sua amica,
accettare un passaggio da qualche collega; scelte da fare, da architettare in
un attimo, senza sbagliare un bel niente, prima di ritrovarsi a fare qualcosa
che lei non avrebbe voluto, come una serata sbagliata, delle giustificazioni da
dare, alcune spiegazioni da mettere avanti, moltiplicando frasi e discorsi che
sembrano non essere mai sufficienti a risolvere tutte le cose e a mostrare la
sua vera volontà.
D’altra
parte è questa la vita: riuscire a reggere il passo che tutto quanto prosegue a
richiedere, mentre si seguita costantemente a comprimere tutto ciò che serve di
meno, le cose che giorno per giorno si sono ridotte ad essere ben poco
importanti, di cui forse ce ne importa di meno, così ininfluenti oramai che
vanno a comprimersi, in un attimo appena, nella folla indifferenziata delle
dimenticanze, un cumulo informe che forse dovremo riprendere in mano un giorno
o quell’altro; d’accordo, ma non certo adesso.
Bruno
Magnolfi
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