Carlo
Cantoni è un insegnante di mezza età, poco conosciuto in paese, se non dai
colleghi e dai genitori dei ragazzi a cui impartisce le sue lezioni. Riservato,
taciturno, ha avuto la cattedra di letteratura italiana al liceo di quella
cittadina appena tre anni addietro, dopo un passato di precariato svolto in
altri piccoli centri fuori regione; e così ha lasciato i suoi luoghi di
appartenenza per trasferirsi da solo, visto che non tiene una propria famiglia,
in un piccolo appartamento in affitto vicino alla piazza principale.
Naturalmente da quando vive e lavora in quella cittadina, si è recato numerose
volte nella biblioteca comunale, ed ha consultato e preso in prestito svariati
volumi sulla sua materia di insegnamento, e vi ha portato in visita anche i
suoi alunni durante un paio di occasioni particolari; però non si è mai
interessato delle attività del circolo culturale "Victor Jara", ma forse
soltanto per una sorta di timidezza nei confronti di certe tematiche affrontate
negli incontri patrocinati da quella direzione.
Però
lo incuriosisce sapere che ci sono delle attività di quel genere e in pieno
fermento tra i suoi concittadini, e già più volte si è riproposto di mettere il
naso là dentro appena se ne presenterà l’occasione. Nel tempo libero lui
passeggia volentieri lungo la strada principale del paese, e qualcuno certe volte
lo saluta riconoscendolo naturalmente come l’insegnante di lettere. Poi qualche
volta passa davanti al circolo culturale, e si limita a dare uno sguardo alla
bacheca affissa su un fianco dell’entrata per aggiornarsi sulla prossima
attività, e poi basta. Stasera però in quel preciso momento esce da dentro Sonja,
la direttrice, per un caso assolutamente fortuito, e vedendolo intento a
leggere il manifesto che pubblicizza un incontro che si terrà là dentro tra
qualche giorno, lo saluta con un sorriso, non tanto perché lo riconosce, ma al
contrario proprio perché in paese non lo ha mai notato. Carlo si sofferma un
momento, saluta la donna con cortesia, e poi le chiede se sia possibile per uno
come lui dare un’occhiata qualche volta alle attività che vengono portate
avanti nel circolo.
“Naturalmente”,
fa subito lei; “ogni settimana di mercoledì per esempio si tiene un dibattito intorno
ad un tema di attualità: ci sono delle volte che si presentano in pochi, ma in
altri casi la sala è quasi piena, dipende soprattutto dall’argomento. Però se
vuole entrare in qualsiasi momento della giornata si può sedere ad un tavolino
e consultare le riviste e i quotidiani che acquistiamo ogni giorno,
trattenendosi quanto desidera, proprio come fosse una biblioteca”. “Bene”, fa
Carlo, “questo mi fa molto piacere”, e così si presenta, stringendo la mano
alla direttrice del circolo e promettendo di prestare maggiore attenzione alle
prossime attività. “E poi naturalmente c’è un calendario preciso all’interno che
è nostra cura aggiornare a proposito di qualsiasi iniziativa venga portata
avanti dal nostro circolo”, insiste lei; “così, in qualsiasi momento si può
conoscere cosa venga organizzato per le settimane future”.
Lui
torna a sorriderle, si aggiusta per un momento dentro al suo soprabito grigio,
poi, con un leggero tentennamento, le chiede se sia possibile prendere assieme
a lei un semplice caffè, una delle prossime sere, “magari proprio domani a
quest’ora, nel locale di fronte, e parlare più estesamente di tutto quanto”.
Sonja lo guarda un momento, sembra riflettere con serietà: “ma certo”, dice
alla fine; “l’aspetto dentro al mio circolo, così posso illustrarle ogni
dettaglio”.
Bruno
Magnolfi
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