Ci sono persone a cui
non interessa mai niente. “Va bene”, dicono con superficialità, “però in questo
momento ho altro a cui pensare”, anche se di fatto non hanno proprio nulla di
cui occuparsi. Ciondolano davanti ad un caffè e dicono giusto qualcosa a chi
conoscono, dando già per scontate un sacco di cose. Poi camminano senza fretta
lungo un marciapiede, e si guardano attorno quel minimo che basta per sentirsi
immersi in una realtà abitudinaria e senza novità.
A Sonja disturba
anche solo la vista di questi individui senza spina dorsale, però riesce almeno
ad ignorarli quando li incontra, seppure a malapena, perché sa che con loro, se
non cambiano atteggiamento, non avrà mai niente a che fare. Tutta la sua
attività in fondo sarebbe tesa a coinvolgere anche proprio coloro che sembrano
vivere in una indifferenza generale, ma le torna difficile prendere in
considerazione chi non crede minimamente nella possibilità di cambiare le cose,
e che tutto sia destinato a rimanere invariato.
La nascita del
circolo culturale di fatto affonda le proprie radici esattamente nella convinta
volontà, per quei suoi fondatori e sostenitori, di dare fiato e futuro a
qualcosa che potesse attirare l’attenzione di tutti i loro concittadini intorno
a dei temi di natura culturale e di partecipazione generale: qualcosa intorno a
cui iniziare a parlare, a discutere, incontrarsi, tentando di far smettere le
persone interessate di essere soltanto cittadinanza passiva, priva di qualsiasi
capacità intellettuale, e quindi con opinioni non sorrette da riflessioni ben
ponderate.
La mattina, al
circolo “Victor Jara”, è possibile entrare e sistemarsi ad un tavolo per
consultare uno dei tanti quotidiani che vengono acquistati e messi a
disposizione di tutti quanti, ogni giorno. A Sonja era parsa da subito un’idea
meravigliosa quella di poter lasciare a chiunque la possibilità di acquisire
tutte le informazioni necessarie per comprendere meglio la realtà, e di
formarsi così delle opinioni, come minimo più approfondite, su qualsiasi
argomento di interesse, anche se in seguito, con il passare del tempo, l’operazione
si è andata a restringere ad un numero talmente esiguo di persone da risultare
quasi fallimentare.
“Che cosa importa”, le
aveva detto qualcuno; “l’elemento fondamentale è sapere che nella nostra cittadina
esiste un faro che ci illumina, e sul quale possiamo contare in qualsiasi
momento”. E forse a Sonja è bastato da allora questo pensiero, tanto che quella
consuetudine in tutti gli anni di vita del circolo non è mai stata abolita.
Nella sala aperta al pubblico ci sono libri, riviste, materiale di
consultazione, e a qualcuno dei soci qualche volta era anche venuto in mente di
dare maggiori possibilità per svagarsi, permettendo agli utenti il gioco delle
carte e altre cose del genere.
“Non è facile”, le ha
anche detto tante volte Virginia, la sua amica bibliotecaria. “In fondo i
nostri scopi sono simili, però quello che dobbiamo intraprendere non sarà mai
un percorso lineare e tranquillo. Dobbiamo inventarci qualcosa di diverso ogni
volta, e poi anche avere il coraggio di cambiarlo quando è il momento, perché
le cose che ci sembrano funzionare perfettamente oggigiorno, in poco tempo si
stemprano, perdono consistenza, e poi non valgono più. Dobbiamo collaborare,
questo si, perché soltanto in questa maniera riusciremo a dare maggiore
spessore alle nostre iniziative, e poi dobbiamo cercare comunque l’appoggio di
tutti, perché se anche le nostre idee sono buone, le migliori possibili,
ugualmente serve che i nostri concittadini le riconoscano come tali, e rifiutino
l’immagine di ricevere proposte calate troppo dall’alto”.
Bruno Magnolfi
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