Durante
questi giorni grigi in cui non succede proprio niente, mi sento un po’ giù di
morale, quasi depresso. Persino rimanendo in casa come sempre, mentre giro
nervosamente tra le stanze del mio piccolo appartamento, mi pare in questi casi
di non essere a posto, anzi, quasi fuori luogo, e mi sembra praticamente che le
pareti si avvicinino maggiormente tra di loro, mi attanaglino, riescano a
tenere il mio corpo in una assurda costrizione, e che lo spazio necessario
persino per muovermi all’interno delle stanze, vada a ridursi poco per volta con
il semplice trascorrere delle ore. Così, per respirare, apro le tende di una
finestra, cerco la luce del pomeriggio, e mi soffermo ad osservare, attraverso
i vetri, la strada che come sempre scorre sotto di me, quasi ritrovandomi a
cercare con occhi incantati qualcosa di più largo, di più arioso, uno spazio che
lasci finalmente vagare la mia vista, e che magari mi permetta di concentrarmi
su qualche particolare maggiormente inusuale, qualcosa che mi incuriosisca e
così mi conceda almeno il tentativo dello svago.
Nutro
generalmente grande invidia per quelle persone che osservo e che si fermano
volentieri a parlare lungo i marciapiedi, intavolando grandi chiacchierate su
chissà quali argomenti. Dalla mia finestra non riesco certo a sentire ciò che
dicono, però vedo spesso le loro mani sottolineare con larghi movimenti le
parole che in quel momento stanno usando; forse le lanciano, le amplificano, ne
riescono a piegare il significato magari in un certo verso, oppure proprio in
un altro. A volte qualcuno tra gli individui che noto, sembra quasi mostrare
una specie di danza, fatta di gesti e di espressioni del corpo e anche del
viso, ma soprattutto delle braccia e delle mani che spesso seguono traiettorie immaginarie
e riescono a fluidificare qualsiasi frase, ogni periodo, fino probabilmente a
sentire attorno ai loro movimenti, un’attenzione quasi completa da parte di chi
ascolta, un interesse sempre crescente per i temi a cui chi parla riesce a dare
corda, come se nient’altro fosse maggiormente importante in quei momenti di ciò
che viene riferito.
Sento un rumore alle mie spalle,
non saprei: forse un oggetto nella mia cucina che è caduto penso, così vado a
guardare, ma non trovo proprio niente fuori posto. Torno alla finestra ed il
rumore si ripete. Qualcuno non vuole che io perda tempo ad osservare gli altri
sulla strada penso; così torno a chiudere le tende e ad interessarmi di
qualcosa che reputo presente dentro al mio appartamento. Mi cade subito lo
sguardo sul mio piccolo specchio, incorniciato ed esposto sul ripiano. Lo
prendo, ne osservo l'immagine riflessa, e mi rendo subito conto che non sono io
adesso quello nella superficie lucida. Fingo indifferenza, però una sottile
angoscia mi pervade, per cui prendo tutto l’oggetto e lo ripongo in fretta
dentro un cassetto. Poi decido di uscire e farmi un giro.
Incontro alcune persone che avevo
visto poco prima dalla mia finestra, perciò le saluto, quasi fossero certe mie
vecchie conoscenze. Mi guardano subito in un modo strano, non hanno
probabilmente niente da dirmi, anche se io mostro di essere disposto ad
ascoltarle. Una vecchia mi dice buonasera, ed io le sorrido come normalmente faccio
con tutti i miei vicini di casa quando mi capita di incontrarli. Ma la mia
solitudine non porta a niente penso, perciò giro attorno all’isolato e poi
ritorno deciso tra le mura del mio appartamento. Sul pianerottolo suono il
campanello al mio dirimpettaio, gli chiedo se a lui vada tutto bene, e così ci
mettiamo a parlare per un po’ di fatti consueti, giusto per non salutarci in
fretta e basta. Quando poi giro la chiave del mio appartamento mi sento
preoccupato: vado subito al cassetto dove ho riposto quel mio specchio, e con
un certo timore lo tiro fuori per osservarne la superficie: è mia la faccia che
adesso vedo riflessa, tutto è tornato come deve essere, penso, e tiro subito un
sospiro di sollievo. In fondo ci vuole poco per riconoscersi davvero in ciò che
siamo, rifletto; non c’è neanche bisogno di preoccuparsi troppo.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento