I suoi genitori
adesso sono anziani; lei avrebbe voluto andarsene dalla loro casa quando era il
momento giusto, ormai diverso tempo fa, ma in quegli anni giovanili purtroppo
si sentiva troppo presa dalle cose di cui si occupava: la politica, innanzi
tutto; e poi i convegni da organizzare per il circolo culturale, le letture da
consigliare a tutti, i tentativi per coinvolgere nelle scelte in cui lei credeva
sempre nuove persone. I suoi amori dell’epoca sono sempre stati troppo fuggevoli,
veloci, forse superficiali, senza lasciare dietro di loro alcuno strascico, nel
bene o nel male. Ed i suoi vecchi hanno bisogno di lei in questo momento, indubbiamente,
e perciò niente infine si mostra possibile, se non continuare a vivere così,
senza neppure porsi troppe domande.
"Sonja", le
dicono loro certe volte; "tu sei libera di fare le tue scelte, non devi
preoccuparti mai di noialtri". Ma lei li guarda giusto per un attimo, e
poi sorride, perché non sente alcun bisogno di affrontare di nuovo
quell'argomento, neanche dentro se stessa, che forse è una delle tante spine
che in qualche maniera potrebbe ancora sentire dentro al suo cuore. Prova una
grande tenerezza, questo si, lei che adesso si sente forte di tutte le proprie
convinzioni, per quei due anziani signori così fragili e quasi arrendevoli, grandi
iniziali apripista forse inconsapevoli delle sue scelte, con le loro piccole
esperienze scorse con garbo e quasi per caso dentro la storia, e che in questo
momento fanno girare qualsiasi cosa della giornata attorno alla loro unica
figlia. Lei adesso rappresenta il loro faro nel buio, e niente potrebbe essere davvero
diverso.
Lei lavora soltanto
la mattina, in un ufficio di un avvocato della sua cittadina. E dal pomeriggio
in avanti si concede completamente alla sua passione più forte: incontrare gli
affezionati al circolo culturale “Victor Jara”, e progettare con loro gli incontri,
i convegni, le letture pubbliche; e poi dibattiti, raduni, discussioni. Forse
avrebbe potuto fare altre cose almeno in tutti questi ultimi anni, ma Sonja oramai
neppure si pone una domanda del genere; per lei è questo di cui si occupa ciò
che più conta, anche indifferentemente dai risultati. Quando rientra a casa dei
suoi, generalmente la sera tardi, ed entra senza fare rumore nella sua
cameretta, forse si sente ancora bambina, una ragazzina che deve ancora
imparare a conoscere tutto, ma una volta coricata nel suo letto da adulta,
riesce a sentirsi del tutto tranquilla, con la coscienza serena, pronta a
compiere ancora dei sogni in quella sua casa dove ha abitato da sempre.
Magari tutto questo è
soltanto il frutto maturo di tante abitudini, pensa talvolta; però non c’è
stato mai niente veramente di forte nella sua maturità, qualcosa che sia stato
capace di trasportarla da qualche altra parte, via dalle sue origini, oltre le
idee e anche lontano da tutti i pensieri che ha sempre avuto, tralasciando
quella coerenza di cui invece si è sempre mostrata orgogliosa. Niente potrà più
cambiare, pensa ancora ogni tanto, e questo pensiero piuttosto che renderla
triste la fa sentire più forte, convinta, sicura di quello che debba aspettarsi
da qualsiasi giorno nuovo. Cosa importa alla fine se non si trovano più dei
concittadini disposti a condividere il suo stesso sentire. Ciò che ha valore lei
sa che è radicato dentro se stessa, nella fatica e nello sforzo che ha fatto
per arrivare fin lì. Il resto sono soltanto aspetti del tutto marginali, che
non danno neppure fastidio, tanto sono privi di qualsiasi rilievo. Ci sarà un
nuovo interesse da parte di tutti per gli argomenti importanti, prima o dopo; e
sarà in quel momento che Sonja potrà dire di averlo sempre saputo.
Bruno Magnolfi
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