Certe sere dentro al
circolo culturale “Victor Jara” non rimane nessuno, ed allora Sonja accosta la
porta principale, spegne le luci generali, poi si siede alla scrivania nel suo
piccolo ufficio sul retro, e riflette. Non ci sono molte cose da scartare nella
sua giornata, però senz’altro sono tutte migliorabili. Lei ha rinunciato a
sentirsi da sola come accadeva una volta: in fondo le basta l’affetto di chi la
sostiene, di chi crede nelle sue proposte, coloro i quali condividono le sue
idee, e sono sempre pronti a darle una mano. Poi ci sono i suoi genitori,
sempre più anziani, sempre più bisognosi di lei, del suo aiuto, della sua rara
capacità di affrontare i problemi e risolverli, almeno quando è possibile.
Infine, più tardi, chiude la porta con le chiavi e se ne va a casa da loro.
Ciò che fa per il
circolo culturale non è mai sufficiente, o almeno Sonja non prova quasi in
alcun caso quella profonda soddisfazione che tante volte desidererebbe
avvertire, ed allora si interroga su tutto ciò a cui è possibile dare seguito sin
da domani, ed inventare dal niente nuove iniziative, inserire ulteriori
appuntamenti con nomi noti, magari orchestrare una più efficace pubblicità da
affiggere sui muri della sua cittadina. A volte si sente una rompiscatole nei
confronti di chi collabora con lei, proprio perché insistente, pignola, mai
soddisfatta. Qualcuno nel tempo si è anche defilato per questo, lei lo sa
benissimo. Non ha un carattere facile, ed anche se chiede sempre l'opinione di
tutti, quando crede di essere dalla parte della ragione diviene irremovibile
nei suoi convincimenti, e quindi praticamente insopportabile.
I suoi genitori non
le chiedono mai niente sulla sua attività, perché quando ne ha voglia è lei stessa
che spiega attorno a cosa stia lavorando per il circolo culturale. Al mattino
però va nell’ufficio di un avvocato a sistemarne la corrispondenza, e
soprattutto a studiare i complicati incartamenti dei processi per cui il suo
datore di lavoro deve intervenire, sottolineando a matita le cose più
importanti di ogni atto giuridico, ed estrapolando i passaggi veramente
importanti di ogni documento, di fatto predisponendo ogni cosa per far
funzionare bene la giustizia ed il lavoro del suo avvocato. Svolge con scrupolo
e attenzione questa sua attività, naturalmente, anche se per lei è soltanto
quella che le procura un piccolo stipendio con cui riesce a tirare avanti.
Perché con il lavoro al circolo culturale, oltre qualche simbolico rimborso
spese, non prende niente, anche se è questo ciò che Sonja vorrebbe fare a tempo
pieno: organizzare l’intera vita culturale della sua cittadina.
Dentro al circolo lei
si sente bene, al meglio delle sue possibilità, e quando infine riesce ad
organizzare la presentazione di un libro importante, di una tavola rotonda su
un argomento di stretta attualità, di un dibattito pubblico sul futuro politico
del territorio, ecco che Sonja si sente una persona capace, una donna che
riesce a marcare la vita della sua cittadina, un personaggio pubblico degno dei
suoi compaesani. Qualcuno aveva parlato di lei come candidata a sindaco per le
elezioni seguenti, ma poi non se ne era fatto di niente. Non ha alcuna
importanza, aveva pensato lei in quella occasione. “C’è bisogno di aprire maggiormente
gli occhi su quello che sta avvenendo; si sente nell’aria la necessità di qualcuno
che prenda sottobraccio la popolazione e la faccia riflettere su se stessa.
Forse sono io che devo farlo”, aveva pensato, “e questo è esattamente il ruolo
che mi sono ritagliata, perciò forza, avanti, senza mai lasciarsi deprimere”.
Bruno Magnolfi
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