Qualche volta lei si
sente sola. Anche se ci sono tutti i soci e i sostenitori del circolo culturale
che la conoscono e che le vogliono bene; anche se i suoi genitori come sempre
l’aspettano a casa e fanno tutto quello che lei chiede loro di fare; anche se
le telefonano spesso da chissà dove per proporle delle nuove cose, a lei e a
tutto il suo circolo. Ugualmente, in certe occasioni, Sonja si intristisce, ed
in quei casi diventa difficile farle passare in fretta il malumore: la cosa
migliore è attendere che tutto quanto in qualche modo evapori, come poi sempre
succede. Lei nel pomeriggio si siede nel suo piccolo ufficio del circolo
"Victor Jara", e legge, consulta qualcosa, cerca di sprofondare
quanto più le è possibile in mezzo ai suoi interessi, anche se infine si alza,
prende la borsa con tutta la sua roba e va a farsi un giro a piedi, da sola,
lungo le strade meno frequentate della sua cittadina. Cerca di scansare chi
incontra, perché non ha voglia di parlare, tantomeno rispondere con garbo a chi
le chiede cosa riservino prossimamente le attività del suo circolo.
Sonja è da sola anche
se non ha del tutto scelto di esserlo. E’ stata come una conseguenza dei suoi
interessi, come se farsi una famiglia fosse stato sempre un pensiero minore in
mezzo alle sue premure, una scelta da procrastinare facilmente nel tempo, senza
decidere mai nulla di preciso al riguardo. Ugualmente però, questo aspetto
adesso le manca: è come se si sentisse monca di una parte di sé, nonostante
normalmente riesca a riempire ogni giornata di talmente tante cose da
allontanare facilmente quel pensiero. Avrebbe potuto farsi delle vacanze
spensierate, andarsene lontano per un po’ da quella realtà di provincia, e
magari lasciarsi anche andare, provare a mostrarsi meno rigida su alcune
posizioni, e favorire in qualche modo chi le stava vicino.
Invece il suo
carattere deciso ha sempre mostrato in apparenza a tutti gli altri una ragazza
dura, forte, convinta di ogni sua scelta. Nessuno si è mai veramente accostato
a lei cercando quella dolcezza nascosta che lei ha sempre tenuto segreta. E
così nessuno si è mai realmente innamorato di Sonja, anche se lei qualche
sbandata forse l’avrebbe anche presa, se non avesse sempre nascosto a tutti, ed
anche a se stessa, i suoi veri e profondi sentimenti. E poi i suoi genitori
hanno sempre fatto da zavorra inconsapevole ad ogni suo sogno, e lei ha sempre
sentito il dovere di esserci prima di tutto per loro, e di prendersi cura di
tutti i problemi che nel corso degli anni loro le hanno mostrato, tanto da
dimenticarsi certe volte persino di se stessa.
Se ci pensa si sente quasi
in una situazione obbligata, per questo ogni tanto deve prendere una semplice
boccata d’aria, un respiro profondo che le faccia passare la malinconia.
Continua a camminare per un’ora o due, senza fermarsi, ed infine rientra al suo
circolo, nel luogo dove i due o tre frequentatori abituali l’aspettano con
calma, come ogni sera, per fare il punto della situazione, magari mettere in
cantiere qualcosa di nuovo, affrontare come ogni giorno tutti quei piccoli
problemi che facilmente possono insorgere. “Ci sono”, dice Sonja a chi l’attende
quando apre la porta principale del “Victor Jara”, e quindi riprendere ogni
interesse riguardo a tutta la situazione appena lasciata. “Dobbiamo mettere in
stampa un nuovo piccolo manifesto da affiggere, informare chiunque, chiamare a
raccolta tutti coloro che ne avranno la voglia, spiegare ai nostri concittadini
che siamo ancora vivi, che il circolo funziona, e se anche qualcuno di loro considera
ormai fuori moda portare avanti certe battaglie, noi lo facciamo e lo faremo lo
stesso; perché possiamo spargere il seme del bene, persino in chi in qualche
modo tenta di rifiutarlo”.
Bruno Magnolfi
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