I genitori di Sonja
trascorrono quasi tutte le ore della giornata dentro la loro casa modesta. Lui,
al mattino, con gli occhiali sul naso ed i gomiti puntati sopra al tavolo della
cucina, legge ad alta voce l’immancabile quotidiano che gli ha comperato poco
prima sua figlia, in modo da comunicare almeno le notizie più rilevanti anche
alla moglie; lei ogni tanto propone, proprio su quella base di informazioni, qualche
semplice commento bonario, a volte prendendo direttamente la pagina del
giornale per assaporare l’articolo in questione lei stessa, e suo marito
generalmente concorda con il suo parere, mostrandosi quasi sempre d’accordo.
Raramente trovano qualcosa su cui tirare fuori opinioni diverse, ed anche in quel
caso sono sempre pronti a trovare una rapida intesa. Quando poi rientra la loro
figlia per il pranzo, proseguono con i loro bonari commenti, e lasciano che
lei, con le sue maniere più esuberanti, riporti le notizie della piccola città
in cui hanno sempre vissuto, ascoltando con interesse ogni novità. Qualche
volta si rammentano di alcuni periodi del passato, quando erano giovani, ed
allora ogni fatto ricordato viene sempre messo in relazione con la situazione
politica e sociale di allora, come fosse un giustificativo a tutto ciò che era
accaduto a quei tempi, mostrando comunque la loro chiave di lettura di ogni
vicenda.
In quei casi Sonja li
ascolta, cerca di comprendere lo spirito vero di quelle cose che vengono ricordate
dai suoi genitori, e quasi sempre chiede degli ulteriori chiarimenti o delle
spiegazioni aggiuntive. Loro due sanno raccontare bene le cose che hanno
vissuto, qualche volta lei si sente addirittura immedesimata dentro a quei
fatti che riportano, e questa che prova la ritiene una sensazione molto importante.
Qualche volta ha invitato al suo circolo tutti gli anziani del suo paese,
almeno quelli che ne avessero avuto la voglia, per ripercorrere tutti insieme,
in certe serate dedicate proprio alla memoria collettiva, le varie fasi
dell’ultima guerra, vista questa volta dal punto di osservazione non della
storia ufficiale, bensì della povera gente, degli sfollati, delle famiglie in
mezzo ai disagi, delle persone sbandate e senza alcuna certezza. Qualcuno in
quei casi si è perfino commosso nel ritrovare anche in altri paesani dei
ricordi così forti e ancora attuali.
I ricordi di certe
cose sono sempre degli elementi formidabili, Sonja ne ha profonda certezza, ed
il centro abitato dove loro vivono ed affondano le proprie radici, è stato
testimone diretto di gesti e di fatti importanti, elementi che hanno lasciato
innumerevoli strascichi in molta parte della popolazione più anziana, con
tantissime piccole vicende ancora non del tutto venute alla luce. Questo, del
circolo culturale “Victor Jara”, è ciò che a lei sembra importante più di qualsiasi
altro aspetto: riuscire a creare, mediante la memoria collettiva, una specie di
strato di solidarietà all’interno della cittadinanza, qualcosa che prenda le
mosse magari proprio da quel passato, per trasferirsi rapidamente nella piena
attualità. I ragazzi e i cittadini più giovani naturalmente non danno alcuna
importanza a queste cose, però secondo lei soltanto parlarne, far circolare le
informazioni, portare le persone a scegliere una parte effettiva di
appartenenza, è già un primo segno importante di costruzione della coscienza.
Il suo impegno è tutto in funzione di questo risultato, ed i momenti di
stanchezza che a volte sembrano fermare ogni spinta, sono secondo lei semplici
momenti di riflessione di un pensiero più grande; qualcosa di importante, senza
alcun dubbio, qualcosa per cui vale la pena di spendere tutte le proprie
energie.
Bruno Magnolfi
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