“Vai via, lasciami
qui”, urla adesso all’uomo quella ragazza seduta su un gradino che fa da soglia
ad un portone chiuso, al bordo della strada, dopo che lo ha visto per caso qualche
minuto prima, mentre camminava insieme all’altra, la solita sfacciata che oramai
ha imparato a riconoscere persino da lontano. Lui le è venuto incontro quasi di
corsa, ed ora cerca di dirle le parole migliori e più rassicuranti che gli
vengono alla mente, nel tentativo disperato di farla un po’ calmare, ma lei si
porta le mani sopra la faccia, e poi ripete che assolutamente non lo vuole più
vedere, e che questo è stato il suo ultimo cattivo scherzo, adesso deve soltanto
dimenticarsi di lei, completamente.
Transitano molte
macchine lungo quella strada trafficata, lui si sente imbarazzato da questa
situazione, fa un ultimo tentativo ripetendo le parole che peraltro le ha già
detto, e dopo questo si allontana, anche perché ha capito che stavolta non ci
sarà più nulla da fare, e che lei ha preso delle decisioni da cui sicuramente non
tornerà più indietro. Passa qualche minuto, la ragazza ritrova una parte di
tranquillità, quindi si alza e dopo un attimo riprende a camminare lungo il
marciapiede, con sufficiente sicurezza di sé, ed anche con il passo che aveva
prima di quella sua sfuriata.
“Meglio così”,
riflette subito: “un’occasione perfetta per troncare una relazione che non
avrebbe mai avuto futuro, anche se come una sciocca ho voluto crederci per
forza, fino adesso”. Poi entra in un caffè per prendere qualcosa, e quindi va a
sedersi ad un tavolino libero, senza neppure guardarsi troppo attorno. Non ci sono
molte persone, e nessuno fa assolutamente caso a lei, che adesso si soffia il
naso e si guarda dentro uno specchietto tirato fuori dalla borsa. Le rimane una
gran rabbia, soprattutto per essere stata trattata come una ragazzetta di poco
valore, una che probabilmente si poteva prendere in giro quanto si voleva, e
che alla fine ha perso soltanto un sacco di tempo per uscire insieme ad un
verme come lui. “Però a volte le cose vanno così”, riflette adesso, “e come
dicono gli anziani, gli sbagli devono servire come degli insegnamenti”.
Passano pochi minuti
e arriva lui, che forse l’ha seguita da lontano fino qui, e adesso, lentamente,
si avvicina al tavolo. “Vattene”, fa lei, ma lui si siede con estrema calma, ed
invece di rispondere ordina un caffè al cameriere. “Non credo ascolterò neppure
una tua sola parola”, gli fa lei senza guardarlo, e difatti lui non dice niente,
si limita ad osservarla, forse a riflettere su quanto è appena accaduto, sulle
frasi con cui potrebbe fare il tentativo di spiegarsi, magari inutilmente. La
ragazza non lo guarda, controlla le sue cose dentro la borsetta, forse potrebbe
andarsene da quel locale, ma presumibilmente lui le andrebbe ancora dietro, e
le cose si farebbero più complicate.
Lui prosegue col
silenzio, lei lo ignora, nessuno si preoccupa di loro, e intanto passa il tempo,
in una stallo che non sembra possa concludersi con facilità. “Adesso me ne vado”,
dice lei dopo lunga riflessione. “Tu resti qui, seduto, per almeno altri dieci
minuti, e dopo non cercarmi più, altrimenti mi metto a gridare subito, anche
qua dentro, le peggiori cose su di te, e sono sicura che in quel caso ci
sarebbe un sacco di gente pronta ad aiutarmi e pure a difendermi”. Lui non dice
niente, sembra rassegnato a lasciarla fare quello che le pare, senza più
preoccuparsi di lei, come avesse compreso finalmente che non c’è più niente da
inventare, la loro relazione si è spezzata, non ci potrebbe essere niente
capace di imbastire una riparazione, nessun accorgimento, nessuna fasciatura
sopra la ferita. Lei poi si alza dal tavolo, raggiunge lentamente la porta del
locale, l’apre, ed infine se ne va, decisa, convinta perfettamente di aver
trovato la migliore soluzione per tutto quello che le è capitato. Lui la guarda
con rassegnazione mentre esce, esprime un saluto struggente sottovoce, poi
finisce il suo caffè, senza averne più neanche la voglia.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento