Cammino solo, senza
fretta, al bordo di questa strada secondaria che si allontana dal paese, mentre
i campi e gli orti, subito dopo le ultime case, qui hanno già lasciato larghi
spazi a delle macchie irregolari di bosco, e ad alberi sparsi di leccio e di castagno.
Una ragazza arriva da dietro e mi supera con la sua bicicletta, poi però si
ferma, si volta verso di me e poi mi aspetta, dice buongiorno con un leggero
accento straniero quando sono ancora ad una certa distanza, ed alla fine mi
chiede se questa sia davvero la località Vecciano, e se io sappia dove si
prende la strada sterrata che porta dal pastore Umberto, quello che produce e
vende formaggio. “Si”, le fo, “questa località si chiama proprio così, però io
non conosco quel nome che mi ha detto, forse la strada che cerca rimarrà probabilmente un po’ più avanti”. Lei intanto è scesa dal sellino, guarda i
pedali e le ruote, poi dice che sente ogni tanto un rumore strano. “A lei non
dispiace se l’accompagno nella sua passeggiata”, mi fa; “mi sono un po’ stufata
di pedalare, così magari posso lasciare qui la mia bicicletta e camminare con
lei mentre parliamo”.
“Benissimo”, fo io,
“probabilmente il bivio che sta cercando oramai rimarrà poco distante,
facilmente subito dopo quel curvone laggiù in fondo”. Adesso che la guardo
meglio questa donna, la riconosco come la compagna del nostro sindaco, e quindi
mi presento a lei con una certa formalità, anche se siamo in mezzo alla
campagna. Lei sorride, sembra molto simpatica, dice che in paese, a parte
qualche bottegaio, non conosce ancora quasi nessuno, considerato che è venuta
ad abitare tra noi solo da qualche mese; e questo le dispiace, perché lei ha
uno spirito solare, e le piace parlare con la gente. “Io e Gianluca abbiamo una
vicina di casa che mi racconta quasi ogni giorno la sua opinione su quello e su
quell’altro, e certe volte mi trattiene a lungo per spiegarmi le abitudini e i
modi di fare di questo paese e di parecchi dei cittadini che abitano qui, ma a parte le chiacchierate con lei, poi mi ritrovo quasi
sempre sola”.
Sorrido, penso tra me
che dev’essere difficile per chi non è stato abituato, comprendere tutte le
sfaccettature che impieghiamo noi, che abbiamo sempre abitato da queste parti,
in questi nostri modi di comportarci e di considerare tutto il resto, perciò
annuisco, specialmente quando mi dice che non vuole prendere per buona soltanto
l’opinione di Gianluca, ma anzi di ogni cosa vorrebbe farsi un’idea propria,
una personale convinzione, senza preconcetti giunti a lei da altri. “Lei è una
persona molto saggia”, le dico subito; “da queste parti per esempio persistono
delle antipatie che
durano addirittura da generazioni, tanto che è oramai impossibile ricordarne persino
il motivo scatenante, e in ogni caso a nessuno viene
mai in mente di porvi finalmente un termine”.
Lei mi guarda, so che è giunta qui da una grande città nordeuropea, e a me pare
impossibile possa adattarsi davvero ad una vita semplice ed in fondo anche
un po’ stupida come quella che generalmente
mandiamo avanti noi paesani.
Poi completiamo tutta la curva ed alla
fine eccola qua, la strada sterrata che questa giovane ragazza stava cercando,
in fondo alla quale, ad un chilometro circa di distanza, si vede già una grande
abitazione con magazzini e rimessaggi, dove probabilmente il pastore che a lei
avevano indicato, porta avanti il suo lavoro. "Arrivederci", le dico
con un gran sorriso. Lei mi saluta con una medesima grande cortesia, mi
ringrazia poi di tutto, e dice che spera di ritrovarmi ancora qualche volta
lungo le strade della nostra cittadina; "perché spesso i viandanti”, mi
spiega in un soffio, “sono proprio le persone migliori che si possono
incontrare; quelli che hanno compreso più di altri cosa ci possa essere alla
fine di una via".
Bruno Magnolfi
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