Fino a
quando resto auto-isolato in questo stanzino buio, nessuno può venire a
disturbarmi. Attraverso la porta chiusa sento ogni tanto le voci di mia sorella
e di suo marito mentre si trovano nelle altre stanze dell’appartamento, e provo
piacere nel rendermi conto che loro ci sono, sono presenti in questa casa,
probabilmente portano avanti come sempre le loro faccende, ed hanno forse sotto
controllo ogni cosa che possa servire a noi tutti, anche se io sfuggo a
qualsiasi curiosità, e sto quasi sempre in un altro luogo, lontano il più
possibile da loro. Non voglio spiarli, però loro parlano a voce sempre un po’
troppo alta, e poi discutono, litigano, dicono cose che qualche volta sembra
addirittura che mi riguardino, anche se non riesco a comprendere del tutto ogni
parola. A volte mi pare di sentire lui mentre spiega a mia sorella che è giunto
il momento di mandarmi via da questa casa, almeno così mi sembra di comprendere
forse anche dal tono con cui sento esprimere il mio stesso nome, e che d’ora in
avanti proprio non mi vorrebbe tra i piedi; ma io intanto lo ignoro e me ne
rimango nascosto, non mi faccio certo trovare facilmente, né da lui né da
nessun altro. Non provoco fastidio, resto sempre rinchiuso nel mio angolo, e
aspetto soltanto che mia sorella, oppure la madre di suo marito, come sempre
una volta ogni giorno, mi portino qualcosa da mangiare.
Poi tento
una sortita, percorro tutto il corridoio e vado rapidamente ad infilarmi nel
ripostiglio dove mi fanno dormire ogni notte, e mi sistemo subito dietro un
armadietto piazzato vicino ad un angolo per nascondermi a chi casomai si fosse
già accorto di me e dei miei spostamenti. Ma dopo parecchi minuti mi rendo
perfettamente conto che tutto appare estremamente tranquillo: difatti non
avverto più alcun rumore, chi si trova in casa in questo momento sembra neanche
parlare, e nessuno della mia famiglia sembra proprio non desideri neanche venire
a cercarmi. Forse sono usciti, rifletto, forse hanno improvvisamente sentito il
bisogno di prendersi una boccata d’aria e di sgranchirsi un po’ anche le gambe,
non so; ma mentre elaboro queste riflessioni, ecco che ricominciano subito a
parlare a voce alta, a discutere e ad urlare come sempre. “Non vi voglio più
vedere”, fo allora io a voce piuttosto bassa, ma quanto basta per lasciar
comprendere loro che non sono uno che si lascia mettere in un angolo dagli
altri, ma al contrario agisce in piena autonomia, e se spesso si rinchiude da
qualche parte, lo fa soltanto per un proprio volere, per sua iniziativa
personale, non perché spinto da qualcuno, familiari o meno che siano.
Penso di
essere molto paziente con tutte le persone che risiedono insieme a me in questa
grande abitazione. Non ci sarebbe niente di male se tutti quanti usassero come
minimo una maggiore indifferenza rispetto ai miei comportamenti. Io non voglio
stare con loro, questo è il punto, e pretendo di avere il mio piccolo spazio,
il mio angolo buio in cui rinchiudermi quando mi va, per rendermi praticamente invisibile
agli occhi degli altri. Poi mia sorella viene da me, finge di non vedermi
neppure, ed appoggia rapidamente sul tavolo le mie pastiglie ed un bicchiere
con l’acqua. Lo so che sbircia da dietro la porta per essere sicura che io
assuma per bene tutte le medicine che mi hanno prescritto, ma io butto giù
tutto quanto alla svelta, mi basta che lei torni dagli altri, mi lasci di nuovo
da solo con tutti i pensieri, le mie domande, le preoccupazioni che mi
attanagliano durante ogni giornata. Non credo di fare mai qualcosa di male
contro di loro, però da qualche giorno ho nascosto in un posto segreto un
piccolo coltellino che ho trovato per caso in un mobile: per adesso non ho
alcuna intenzione di usarlo, ma è evidente che dovrò pur difendermi se qualcuno
della mia famiglia pensa di fare di me ciò che vuole. Così sto tranquillo, lascio che ogni giornata
scivoli via senza alcuna difficoltà, però ora mi sento protetto, perché in qualsiasi
momento so di avere un’arma con me che al momento opportuno può salvarmi da
qualsiasi situazione.
Bruno
Magnolfi
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