"Non ho niente di
nuovo da dirvi", fa il moderatore a voce alta dentro al microfono, mentre
i presenti dell'assemblea auto-convocata proseguono nel parlottare sul tema di
oggi a gruppetti di tre o quattro attivisti per volta, come cercando nel brusio
generale che si è velocemente creato, la parola più giusta da proporre con
determinazione a tutti gli altri. "Nessuna novità, nessuna presa di
distanza dagli errori fatti in questi ultimi giorni; niente di niente, se non
quello che già conoscevamo". Qualcuno a voce alta dice qualcosa, ma senza
troppa convinzione, tanto che ogni rimostranza si spegne nell'aria con
rapidità, lasciando praticamente a tutti quanti soltanto il compito di uscire
dalla sala ed andarsene ognuno per i fatti
propri.
Ma è a questo punto,
quando nessuno si sta già più interessando di chi sia rimasto o meno sopra al piccolo
palco, proprio dietro al tavolino che fino a poco fa era occupato dai soliti
esponenti, praticamente quelli conosciuti da tutti e da tutti giudicati gli
unici a potersi permettere di prendere la parola, che una donna mai
vista a quelle riunioni e fino adesso ignorata, si
mette con determinazione dietro a quel microfono sfortunatamente rimasto ancora
acceso, e dice qualcosa che obbliga necessariamente a far voltare tutti i
presenti verso di lei: "siete soltanto delle pecore", dice senza dare
neppure dare troppa enfasi a queste poche parole. "Provo vergogna nel
dover rendermi conto di far parte della vostra
categoria". Qualcuno subito si sente offeso, altri pensano che quella donna stia solo scherzando, ed
altri ancora forse vorrebbero risponderle immediatamente
per le rime, ma il suo tono pacato fa in modo di
ottenere un silenzio quasi completo, irreale dato il momento, utile per
ascoltare il seguito di un tale attacco così diretto.
Ma per tutta risposta la
donna piega la testa, guarda qualcosa sul piano del tavolo davanti a sé, ed infine
si alza, pur restando lì accanto, senza interessarsi più di niente, tantomeno
cercare di spiegare in qualche modo le proprie affermazioni. Ad alcuni sembra addirittura che stia lasciandosi andare ad uno sbadiglio, come a sottolineare la noia
terribile che prende soltanto ad intrattenersi con delle persone quali quelle
che le rimangono di fronte. Nessuno prende il coraggio di chiederle a che cosa
mai si riferisse, e per stemperare il senso di ciò che è stato detto qualcuno
inizia a ridere, quasi che la sua sortita fosse stata una battuta di solo e
puro spirito.
Lei allora si volta,
osserva qualcuno che le rimane più vicino, poi riprende ancora il microfono, e
dice senza mezzi termini che è stato un errore venire a perdere del tempo in
questa stupida assemblea. “Non mi interessa”, dice con determinazione, “chi sia
stato ad avere per primo un’idea del genere; so per certo che non ci sarà alcun
seguito a questa specie di dibattito, e che tutto questo in fondo era probabilmente
già piuttosto chiaro agli organizzatori di questa sciocca pantomima”. Adesso
alcuni applaudono ed altri paiono indignarsi, mentre alcuni tra le solite facce
note si precipitano sopra al palco cercando di fermare questa donna, mentre
lei, con ferma decisione, scende i due gradini che la separano dalla platea e
si avvia con passo fermo verso l’uscita, proprio mentre tutti i presenti si
aprono in due gruppi ben distinti per lasciarla passare comodamente fino alla
porta. Infine, giunta sulla soglia, lei se ne va, come non ci fosse proprio altro
da dire, e se qualcuno ad un certo punto avesse pensato tra sé di fare un gesto
per fermarla, alla maggior parte delle persone invece pare non sia neppure
passato per la mente.
“Meno male che va via”,
dice subito qualcuno; “una persona assurda, una testa matta, incapace di
comprendere e rispettare qualsiasi regola della comunità, una che non ha proprio
alcuna cultura assembleare, mancando persino anche del minimo senso delle cose
che è possibile enunciare o meno in un luogo come questo”.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento