Uscire di casa
senza avere un progetto preciso per la giornata è un po’ come accettare il
divenire naturale delle cose senza usare niente per cambiarne il disegno.
Camminare per strada per abitudine, senza un luogo preciso dove recarsi, è come
vivere allo sbando coi recettori alzati, pronto a interagire con qualsiasi cosa
possa presentarsi davanti, qualsiasi novità davanti ai percorsi tortuosi dei
passi.
Ho passeggiato
a lungo percorrendo strade e marciapiedi. Ho incontrato persone che mi sono
apparse preoccupate solo di se stesse. Ho visto espressioni serie, camminando,
a volte corrucciate, a volte più serene. Mi sono immerso in personaggi diversi
da me, a volte instabili, incostanti, immedesimandomi in ruoli e atteggiamenti
che neppure conoscevo. Poi da tutto questo ho cercato di trarre dei risultati
positivi.
Terribile e
rassicurante trovare attorno tutto normale, senza un’ombra di irregolarità,
come previsioni meteorologiche ben studiate e definite, che non prevedono
niente di difforme. Così ho visto un uomo, e ne ho seguito il cammino, non per
curiosità dei suoi itinerari, ma per cercare nei suoi percorsi
un’identificazione di cui provavo stringente necessità, come cercare di
assumere gli stessi pensieri di chi sembrava perfettamente a suo agio nella
vita sociale. Insieme siamo entrati dentro un negozio di tabacchi, poi ci siamo
accesi una sigaretta appena tornati sul marciapiede. Abbiamo percorso una via
lastricata, stretta in mezzo alle case, col fondo irregolare di vecchie pietre
coperte di umidità.
Infine l’uomo
è sparito dentro a un portone di legno, stringendo sotto braccio una borsa di
pelle con dentro, presumibilmente, delle carte, dei documenti. Ho atteso quasi
senza muovermi in quel tratto di strada, controllando ad ogni secondo il
portone dal quale sono entrate ed uscite diverse persone, ma non il mio uomo.
Intanto che continuavo ad aspettare riflettevo sul suo abbigliamento: cappotto
grigio chiaro abbottonato, calzoni blu notte di taglio classico, camicia
celeste con cravatta dal nodo sottile, di colore bordeaux. Una persona
qualsiasi, un’età indefinita tra i quaranta e i sessant’anni, con un passo
ordinario, dei movimenti assolutamente normali.
Ho atteso
ancora a lungo, infine quando è uscito mi è parso di notare un’espressione
soddisfatta sopra al suo viso: si è soffermato un attimo, mi ha visto, è venuto
lentamente verso di me. Ha allargato un vago sorriso, non ha detto alcuna
parola, mi ha solo dato con gesto veloce un cartoncino, e poi se n’è andato.
Sono rimasto perplesso, quasi impietrito, ed ho guardato il biglietto senza più
riuscire a seguire quell’uomo neanche con lo sguardo: Società Intermedia, diceva
il biglietto. Investigazioni.
Bruno Magnolfi
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