“Davvero, non
ha nessuna importanza questo disordine…”, disse lei. Era la prima volta che
metteva piede in quella casa, ma l’atmosfera familiare e la luce immobile e
calda di quelle stanze la mettevano perfettamente a suo agio. Lui le fece una lieve
carezza, poi disse: “Forse è vero, però parla del mio tempo, spesso perso
dietro ad altre cose, a come riesco a vivere male, da solo, senza
organizzazione…”. Si sedettero al tavolo e lui prese una bottiglia di vino
rosso e due calici. Lei si era tolta il soprabito, lo aveva appoggiato sul
divanetto, dando un’occhiata veloce agli oggetti. Poi lui continuò: “E’ un
momento fantastico, fatto di equilibrio tra il nostro piacerci ed il confronto
con i nostri passati, carichi di esperienze, certe volte purtroppo andate
male…”. “Si…”, lo interruppe lei, “E’ esattamente quello che stavo pensando, in
fondo non ci conosciamo affatto, possiamo anche raccontarci delle storie
giocando con la sincerità…”.
Lui si alzò
dal tavolo con il bicchiere in mano, si spostò fino ad uno scaffale e prese un
libro: “Vorrei tanto avere un manoscritto così, da darti, da farti leggere, con
dentro tutta la mia storia…”, disse, “Ma non c’è, non esiste; ci sono soltanto
alcune cose che forse mi assomigliano, altre che sono proprio diverse, altre ancora
che probabilmente mi piacciono, ma non avrei mai pensato e non avrei mai potuto
scrivere…”. “Dobbiamo fidarci delle nostre parole…”, disse lei; “Degli sguardi
e dei gesti, forse della fortuna di esserci conosciuti solo adesso, e poter
ripercorrere la nostra vita raccontandoci, ora che i nostri figli sono grandi,
e niente ci intralcia nel poter essere noi stessi”. “Verissimo; se guardiamo le
cose da questo punto di vista, spiegarci diventa fare i conti della nostra vita
anche con noi stessi, con i pianti e le risate che fino adesso ci ha dato…”.
“Il bello di
tutto questo è che non c’è da barare, non avrebbe alcun senso, ma forse anche
inventarsi qualcosa può essere messo nel conto, perché in fondo la lettura del
nostro passato è un’interpretazione, non la verità sacrosanta…”. “Sono contento
di averti incontrata per caso. Io credo al caso, alle combinazioni fortuite,
credo che esista una volontà superiore a qualsiasi nostra logica, che è dentro
di noi ma noi non controlliamo, e si esprime in qualche modo senza che possiamo
capire quando e perché, e ci indirizza senza che noi neppure si sappia o se ne
sospetti qualcosa…”. Lei si era alzata dal tavolo, si era avvicinata a lui
osservando quello scaffale, aveva preso il primo libro su cui le erano caduti
gli occhi, e ne aveva guardato la copertina: “Chissà su quante cose abbiamo
opinioni diverse…”, disse, come tra sé. “E quanto questo fatto, invece che un
ostacolo, possa essere per noi due una ricchezza…”.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento