mercoledì 10 febbraio 2010

Chiuso in se stesso.

           

            Il sibilo era forte, insinuante. Nel silenzio dell’aperta campagna a tratti pareva un urlo, un richiamo di pericolo. Inutile chiudersi le orecchie, il sibilo c’era comunque, pur non lasciando capire in alcun modo la direzione di provenienza. Fuori il vento a grandi folate spazzava l’erba rada e gli alberi scheletrici, ma pur mescolandosi assieme, e qualche volta coprendolo, non era quello il rumore insolito.
Roberto aveva continuato a lungo ad osservare il fuoco del caminetto. Era andato fin lì, in quella casa, per rimanere qualche giorno da solo, riflettere sulle sue cose e prendere una decisione. Ma tutto adesso gli sembrava ancora più confuso, difficile da capire, e quella solitudine, quella natura inquietante, quell’urlo, gli parevano elementi di un insieme che gli suggeriva qualcosa, ma in maniera sfuggente, incomprensibile.
Era uscito fuori solo per andare nella legnaia, e il sibilo era lì attorno, da qualche parte vicina. Aveva guardato oltre la siepe di recinzione le fioche luci della strada che portava fino alla casa, e tutto gli era parso spettrale, come se le cose avessero perso la loro concretezza. Il nevischio insistente punteggiava di freddo gli occhi e la faccia, le sue mani erano bianche, e pareva non ci fosse nessun’altra persona in tutta la zona. Gli piaceva a Roberto dover fare affidamento soltanto su ciò che era capace di fare da solo, ma all’improvviso tutto era inutile, ogni cosa era meccanica, anche i suoi stessi pensieri, tanto valeva smettere di tormentarsi.
Poi gli venne un’idea, prese una torcia elettrica, indossò un giaccone pesante, un paio di guanti e uscì di nuovo, alla ricerca del sibilo. Camminò lungo la strada deserta, inseguendo una semplice impressione, poi prese un viottolo che serpeggiava nel bosco. Percorse circa un chilometro con l’affanno sempre più forte per via della leggera salita, poi, quando raggiunse la cima brulla della collina, si fermò per riprendere fiato.  Non c’era niente lassù, soltanto quel senso pauroso di nulla, un punto di luce e calore disperso in una natura più forte, al di sopra di qualsiasi possibilità.
 Gli venne voglia di correre tornando indietro, e quando cadde inciampando in una radice, qualcosa gli alitò sopra al viso. Non ebbe paura, ma comprese che quello era il sibilo, quel senso di morte improvvisa che lo braccava, che cercava di trascinarlo verso di sé, tagliandogli ogni possibilità di ritorno. Si rimise in piedi, Roberto, con calma, ritrovò la sua torcia, e pur zoppicando e con qualche graffio, riuscì a tornarsene a casa, il luogo ideale dove ritrovare fiducia in se stesso e scommettere ancora sul suo destino.


            Bruno Magnolfi

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