.
Sono dentro al
marasma. Mi ci trovo proprio nel mezzo, lo sento, disse a bassa voce
l’individuo con gli occhiali. L’altro era perplesso, annuiva, si lisciava la
cravatta senza parlare ed osservava dei fogli sopra ad un tavolo. Fuori dalla
finestra la giornata scivolava via come sempre, il traffico lungo la strada era
indifferente di tutto, ognuno badava soltanto alle proprie cose. L’ultima
telefonata era stata chiarissima: lo avevano incastrato per toglierselo dai piedi.
Entrò nella stanza una ragazza dei servizi al cliente, chiese se avevano ancora
bisogno della sala riunioni, poi rimase sulla porta ad aspettare che i due
uscissero sul corridoio. Nessuna idea girava nella testa dell’individuo con gli
occhiali, solo una gran confusione, un principio di angoscia, un senso vago di
panico e una gran voglia di fuggire lontano. L’altro lo accompagnò
all’ascensore, lo guardò mentre saliva, poi fece una specie di broncio come
fosse un saluto.
L’auto si avviò
insieme alla radio, ed un giornalista, da qualche parte dentro uno studio,
lesse con voce chiara le ultime notizie. Niente è importante per me quanto
quello che mi sta succedendo, pensò da solo l’individuo con gli occhiali
inserendo la marcia ed uscendo da quel parcheggio. In tasca aveva parecchio
contante e quattro carte di credito. Imboccò l’autostrada e dopo mezz’ora era
già in aeroporto. Passò da uno sportello bancario, ritirò quanto bastava, poi
all’ufficio prenotazioni si fece inserire in un volo diretto a Madrid, con
partenza due ore più tardi. Poi si sedette su una poltroncina davanti alla sua
uscita d’imbarco. Attorno c’erano soprattutto turisti. Non si era mai sentito
così solo, la realtà lo stava schiacciando, il suo bisogno di stare al gioco
rischiando parecchio per una qualità della vita migliore lo aveva disarcionato,
non c’era altro da fare che ritirarsi in buon ordine togliendo il disturbo. Si
fece venire in mente qualche immagine di quando in vita sua era stato felice,
ma non furono molti ricordi. Quindi si guardò ancora attorno: osservò le sue
mani, i calzoni, le scarpe. Infine tolse gli occhiali.
All’improvviso quel
mondo sfocato che aveva intorno gli parve diverso da sempre. In fondo Madrid
non era un esilio, anzi, avrebbe trascorso lì un po’ di tempo, si sarebbe fatto
venire in mente qualche idea, poi sarebbe tornato, tra un anno, forse due.
Poteva ritenersi quasi un turista, uno tra quelli che stavano proprio in quella
sala, in attesa del loro aereo, in fondo non c’era una gran differenza. Pensò
che forse aveva inseguito per un tempo infinito il senso del limite, senza
cercare di gustare le piccole cose che poco alla volta era riuscito a
raggiungere. Annunciarono l’aereo, si alzò dalla sua poltroncina e si avviò
verso l’imbarco: adesso che si sentiva soltanto un individuo senza gli
occhiali, riusciva probabilmente a vedere peggio di prima tutto ciò da cui era
circondato, ma certamente aveva la possibilità di vedere maggiormente dentro di
sé. Ci avrebbe pensato a quella sua conclusione, forse tutto quanto non doveva
per forza essere un male.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento