Forse
non sarebbe stato affatto necessario ritrovarsi proprio lì, con quel vento e
quel freddo che spazzava la campagna umida e sgradevole, pensava qualcuno tra
quelli che camminando lungo il sentiero erano rimasti più indietro. Ma il
Presidente dell’Associazione aveva parlato in modo deciso: solo in caso di
nuvole e di cielo coperto era possibile rinviare la data per la loro riunione,
altrimenti era doveroso rispettare l’impegno che si erano assunti quando
avevano aderito alla congrega “della fine del giorno”. Così camminavano tutti in
silenzio, durante quel tardo pomeriggio, nella prospettiva di raggiungere
quella radura accanto ai resti di una casa abbandonata da chissà quante decine
di anni, e chi aveva fatto il sopralluogo sosteneva che fosse un luogo
magnifico, incantato, assolutamente degno di un’ora di cammino dalla strada
dove avevano lasciato le auto.
Ognuno si era
portato il necessario per sé dentro a una borsa, uno zaino, una tracolla, e ci
aveva stipato tutto quanto poteva servire: una coperta, qualcosa da mangiare o
da bere, una lampada portatile. Si camminava in silenzio, con gli occhi bassi,
immedesimati in quel momento che sarebbe sopraggiunto tra poco meno di un’ora. Nonostante
la fatica tutti erano già concentrati su quell’occasione speciale: sapevano
dell’estasi in cui sarebbero caduti, conoscevano il rituale a cui sottoporsi
nel momento esatto in cui il sole avrebbe abbandonato il cielo visibile. Si
trattava di lasciare completamente ogni pensiero, e di immedesimarsi in quella
variazione importante, vivendola come un distacco, un abbandono che in genere lasciava
tutti senza parole.
Naturalmente
quel gruppo era costituito da membri di diverso livello, chi si sentiva un
veterano di quelle riunioni, chi invece era soltanto le prime volte che vi
partecipava. Tra questi c’era chi si mostrava soprattutto curioso di provare
quei sentimenti che gli altri con tanta partecipazione sapevano descrivere, ma
oltre a questo restava dubbioso circa la vera soddisfazione da trarre da quelle
riunioni. Poi gli alberi lasciarono spazio ad una zona più aperta, al fondo
della quale si vedevano davvero i resti di una casa di pietre per metà
diroccata. Tutti si sedettero a terra nel punto migliore, qualcuno cercò di
tenersi vicino a chi conosceva, altri si misero da parte in modo da stare
maggiormente isolati.
Il sole era
rosso, il Presidente disse poche parole per indurre allo stato d’animo giusto,
poi il resto fu preda della natura. Era come pensare intensamente che quello
era l’ultimo atto, il momento finale di tutte le cose, e invece di provarne
paura, si decideva di viverlo assieme, come per un collettivo inchinarsi di
fronte a un momento importante, il più importante di tutti, quello che definiva
ciò che ognuno era stato, ciò che ognuno era riuscito a pensare. Il sole
abbandonava quella porzione di cielo, era quello il momento supremo, come
un’allegoria della fine del mondo, e il pensiero di ciascuno se ne andava con
lui, lasciando i partecipanti vuoti, spossati, privi di tutto, forse persino della
capacità di immaginare un giorno seguente simile a quello.
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