mercoledì 7 aprile 2010

Soprattutto abitudini.

           

            I due era già molti anni che non si rivolgevano più la parola, il loro atteggiamento tra gli abitanti del paese era ormai proverbiale, ma quel comportarsi per tutti era diventato con il tempo poco più di un’abitudine, e né l’uno né l’altro oramai ricordava il motivo per cui avevano iniziato a fare così. Naturalmente avevano sempre continuato a frequentare il medesimo bar, e trascorrevano spesso le serate monotone chiacchierando del più e del meno insieme alle stesse persone, ma uno da una parte e uno dall’altra, come se ognuno dei due non esistesse per l’altro. Gli amici erano a conoscenza del loro dissidio, ma pur apparendo a chiunque di loro un comportamento poco meno che grottesco, ognuno evitava con accuratezza di andare a mescolare, nei discorsi che qualche volta venivano fuori, i ragionamenti dell’uno con quelli dell’altro. Se qualche volta si verificava una gaffe da parte di qualcuno, questa veniva immediatamente ignorata, riprendendo subito l’atteggiamento ormai abituale.
Tutto trovò una sua conclusione in una sera d’estate, quando pare di non avere mai voglia di andarsene a letto, forse per godere di quel fresco serale così piacevole sulle sedie all’aperto, e i discorsi di tutti si dilungano su qualsiasi argomento, proprio per ritardare ogni cosa. Uno degli amici, il primo di tutta la comitiva, disse a un certo punto che doveva proprio rientrare, e si alzò dalla sedia, si sistemò la camicia, poi dichiarò buonanotte, incamminandosi svogliatamente. Fu allora, sul gradino di pietra al bordo di quel giardinetto del bar, che il suo piede andò ad inciampare. Cadde come uno sciocco, e urlò mentre cadeva, tanto da impressionare subito tutti quegli altri, così che i primi due a muoversi in suo soccorso, con un atteggiamento istintivo ma subito seguiti dal resto della comitiva, furono proprio quei due che non si parlavano, come per ironia della sorte, cercando di risollevarlo uno da una parte e uno dall’altra.
Il malcapitato aveva la faccia piena di sangue, e i due loro malgrado continuavano a sostenerlo mentre altri portavano stracci, dell’acqua e altre cose per il primo soccorso. Poi quello svenne, tanto per complicare le cose, e fu allora che i due, ormai imbrattati di sangue anche loro, se lo caricarono a mezzo sopra le braccia per farlo salire su un’auto e portarlo al più vicino ospedale. Ma erano impressionati, forse preoccupati per quel loro amico, e dimentichi di tutto si scambiarono qualche parola giusto per sistemare le cose nel migliore dei modi. Poi andarono tutti ad accompagnare il ferito al pronto soccorso, e fu allora forse che si sentirono stupidi. Il ferito fu prontamente operato da un’equipe medica per una frattura facciale a uno zigomo, e tutti rimasero lì, solidali nell’attesa di notizie tranquillizzanti.
Qualche giorno più tardi l’amico fu dimesso dall’ospedale, e quando finalmente tornò al solito bar a salutare e a ringraziare tutti, trovò ad aspettarlo quasi una festa, anche se i due che non si parlavano avevano intanto ripreso a comportarsi nello stesso identico modo di sempre. Li prese da parte, li ringraziò del loro aiuto, e dall’alto delle bende che ancora portava sul viso, chiese ad ambedue di smetterla con quel loro comportamento ormai assurdo. Nessuno promise un bel niente, però tutto in un primo momento parve terminare nella maniera migliore, quella che tutti si sarebbero attesi, ma non fu così. L’atteggiamento dei due riprese come quello che sempre era stato, e proseguirono a non rivolgersi mai la parola, e niente riuscì a cambiare quella loro abitudine, fino a che nessuno ci fece più caso.


Bruno Magnolfi  

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