“Non
sono nervoso; solo mi pare tu abbia messo sulle labbra un rossetto troppo
vistoso, per esempio…”, aveva detto lui con parole tese, senza guardarmi. Io
ero rimasta in silenzio, continuando a camminare al suo fianco e cercando come
di mordere sulla mia bocca quel colore che a lui aveva dato tanto fastidio.
Quasi arrancando per cercare di stare al suo fianco, cercavo di portarlo su
argomenti leggeri, che lo predisponessero bene a quella serata. “Non è colpa
mia se abbiamo dovuto parcheggiare la macchina un po’ troppo lontano…”, avevo
detto sbagliando, ma con tono di voce dimesso. In realtà quei nostri amici si
facevano grandi ad abitare un appartamento nel pieno centro storico della
città, sicuramente invidiabile per certi versi, però scomodissimo per le cose
più pratiche.
Continuavo a
tacchettare con le mie scarpe alte su quel lastricato sconnesso scrutando il
marciapiede a ogni passo per evitare incidenti, e intanto cercavo le parole più adatte almeno per strappargli un sorriso:
“Chissà se a questa festa ci saranno anche i Dallai?”, dissi quasi tra me,
tanto per dire, allungando la frase come ad una coda divertita della mia voce,
che stesse a significare che trovavo quei due così buffi da essere contenta se
ci fossero stati. Lui aveva subito rallentato lievemente l’andatura come
pensando qualcosa. Poi aveva detto: “Speriamo proprio di no: in genere lui
inizia a parlare del suo lavoro e non la finisce per tutta la sera…”. A me di
solito non interessava affatto in occasioni di quel tipo dover ascoltare anche degli
argomenti triti e noiosi, anzi mi era sempre sembrato un conto inevitabile da
dover in qualche modo pagare: erano altre, anche se normalmente pochissime, le
cose di una certa importanza che venivano fuori, ma soltanto così, con quei
contatti sociali e con quello scambio di idee potevano emergere elementi
positivi, conoscere da informazioni di prima mano cosa succedeva, cosa
facevano, come vivevano coppie del tutto simili alla nostra.
“Ma tu hai
idea di quanti invitati saremo a questa serata?, avevo aggiunto, tanto per
lasciarlo un po’ sciogliere. “Con le manie di grandezza che hanno in quella
casa, sicuramente saremo in numero maggiore del necessario, immagino…”, aveva
detto lui con tono polemico. “Però a me basta che non si siano messi in testa
di farmi mangiare del sushi o altre schifezze alla moda del genere, e che
soprattutto si possa venir via ad un’ora decente”, aveva aggiunto tutto di
seguito, piazzando già i margini della sua soddisfazione per tutta la festa. Pensavo tra
me, al contrario, che il periodo per quel ricevimento non poteva dimostrarsi
maggiormente propizio per noi: avevamo prenotato i biglietti per una bella
vacanza da lì a breve, e ne avrei sicuramente parlato con tutti; e poi la
nostra decisione in un futuro a breve scadenza di avere un figlio, era per
forza un altro argomento che mi metteva molto a mio agio. “Quindi non hai
neanche intenzione di dire che ti hanno promosso in ufficio?”, avevo detto ben
sapendo di lasciar scaturire il suo orgoglio. “Beh, si…”, aveva detto lui, come
lasciando mostrare che non era sua intenzione avere segreti. “Sempre se viene
fuori l’argomento, però…”.
Restammo in
silenzio per qualche secondo, ambedue pensando alle ultime avvertenze di cui
tener conto, poi io dissi con voce decisa: “Mi raccomando…”, parlando con la
coscienza di renderlo felice; “se vedi che non riesco a tirarmi fuori dagli
argomenti di qualcuno terribilmente noioso, interrompi pure le chiacchiere con
una scusa qualunque, e tirami fuori forzando le cose. Naturalmente mi ricorderò
anche io di usare lo stesso stratagemma con te…”.
Ma fu in quel
punto di strada, quando i due ormai erano quasi arrivati, che qualcosa si mise
nel mezzo. Lui inciampò in un piccolo ostacolo sul marciapiede, cercò il braccio
di lei per sorreggersi ma non lo trovò in quanto lei era rimasta appena più
indietro; fece due passi in modo scomposto ormai barcollando, cercò di mettere
le mani in avanti, e infine andò a rovinare sul gradino di pietra di un palazzo
settecentesco. Il polso cadendo fece un rumore sinistro e il dolore che lui disse
di sopportare era fortissimo. L’ambulanza arrivò solo dopo dieci minuti.
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