Se il
proprietario della vecchia osteria del paese aveva bisogno di qualche nuovo
cliente, negli ultimi giorni può essere più che soddisfatto, perché sembra che
tutti i suoi concittadini siano pronti a passare da quelle parti, ed in molti poi
ad entrare là dentro per apprendere delle notizie fresche che là dentro vengono
scambiate facilmente, e per comprendere quale sia il sentimento prevalente tra
tutti gli abitanti di Pian dei Fossi. Così, anche nella piazzetta antistante,
si radunano ad ogni ora dei gruppetti di persone che soprattutto scambiano
opinioni sparse sui vari aspetti delle vicende del paese, anche se in alcuni pare
che il desiderio prevalente stia iniziando poco per volta ad essere quello di
un progressivo ritorno alla normalità. Poi, durante una mattina qualsiasi, si
fa vedere d’improvviso il fuoristrada di colore chiaro noto a tutti per essere
utilizzato frequentemente dalla famiglia dei Tornassi, che svolta lungo la
strada principale del centro abitato, e poi accosta su un lato, arrestando la
marcia ed il motore. Scende il Conte Alberto, in persona, senza fretta, con una
cartellina tra le mani, e subito va ad infilarsi negli uffici del ragioniere Rimonti,
fratello del Sindaco, da sempre il commercialista di tutti coloro che hanno la necessità
di curare degli aspetti contabili e amministrativi. Tutti sanno che i Conti si
sono sempre rivolti ad uno studio della vicina città per tenere la gestione delle
loro attività commerciali, e questa sorpresa appare insolita se non viene affiancata
alla probabile volontà della famiglia di annusare direttamente che cosa si stia
pensando su di loro nel paese.
Non si
trattiene molto il signor Alberto, e già dopo una mezz’oretta è pronto a risalire
sul suo fuoristrada e ad avviarne subito il motore, non prima però di aver dato,
mettendo a posto le sue carte su di un sedile della vettura, una larga occhiata
in giro, come se bastasse soltanto quella per comprendere su quanta parte
dell’opinione pubblica possano ancora far forza i Conti Tornassi, e quanti del
paese abbiano invece ormai deciso che quei signori di una stirpe d’altri tempi siano
soltanto e semplicemente da condannare. <<Se almeno lui si fosse
sposato>>, dice sorridendo qualcuno nella piazza, <<forse quei fratelli
neppure si sarebbero ritrovati in queste condizioni>>. Altri ridono, come
se quelle figure tanto temute fino a poco tempo fa fossero diventate di colpo
delle macchiette alle cui spalle divertirsi e basta, dimenticando che quei
signori proseguono comunque ad essere i più grossi proprietari terrieri di
tutta la loro zona. In diversi gli gettano un’occhiata fulminante come fosse
una lama di coltello, e qualcun altro sostiene che quell’Alberto è ormai diventato
una persona ostile a tutti, impossibile persino da salutare incontrandolo per
strada.
Nell’osteria
addirittura si brinda ai grandi Conti decaduti, ma qualcuno fa notare agli
altri che non è cambiato niente, e se l’opinione pubblica ha preso qualche
decisione nei loro confronti, questa non conterà un bel niente se, come sarà
probabile, nessuno di loro sarà incriminato per i fatti relativi al ragazzo
senegalese. Ma ad altri misfatti in fondo pensa la maggior parte dei paesani: a
quel tenere la manodopera per le loro coltivazioni come fosse soltanto composta
da semplici schiavi, assalariati al minimo sindacale possibile e costretti a
turni di lavoro sempre infiniti, senza mai corrispondere un solo soldo per gli
straordinari, di fatto resi in queto modo obbligatori. Qualcuno scuote la mano
abbassando gli occhi, altri tra i più anziani si tengono la testa come a
mostrare l’impazzimento di un lavoro tanto grave e faticoso quanto mai
riconosciuto, e quasi tutti sembrano contenti, come se tutto questo fosse ormai
alle loro spalle, non considerando che invece non ci sono state variazioni, e
che il lavoro declinato in quella semplice e dura maniera dai Tornassi sulle
loro proprietà va ancora avanti, come sempre, senza aver mai ricevuto nessuna
correzione.
Il signor
Alberto chiude lo sportello della propria macchina, poi avvia il motore, e
quindi esce rombando dalla scena, come se farsi vedere nel paese fosse stato un
dimostrare che niente effettivamente sta cambiando in quel centro abitato e
dalle loro parti, e che se la manodopera assunta tra i cittadini del paese
desidera ancora avere quei pochi soldi derivanti dal sudore della fronte, i
proprietari delle terre ci sono, disposti come sempre ad ingaggiarli ancora, naturalmente
alle proprie condizioni di lavoro. Per qualche realista presente sulla piazza sembra
difficile pensare che qualcosa possa davvero cambiare di segno, anche se si
riconosce che da parte dei tre fratelli è stato fatto un grave passo falso: i
mercati di tutta la regione che i Tornassi sono riusciti a raggiungere con il
loro marchio e con la frutta e la verdura che riescono a produrre nelle loro
terre, potrebbero scordarseli se soltanto i braccianti che lavorano per loro
fossero messi completamente in regola e non risultassero oltre che sfruttati al
massimo come sono sempre stati anche ridotti al silenzio nei confronti dei
rappresentanti sindacali, pena non venire mai più chiamati per partecipare alle
stagioni di raccolta. Quindi niente cambierà nella sostanza, dice poi qualcuno
esprimendo il proprio pensiero, e forse a nessuno converrà che qualche cosa, anche
di poco conto, possa cambiare veramente.
Bruno
Magnolfi
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