I ragazzi
sanno perfettamente quello che sta avvenendo nel paese dove abitano. Avvertono
anche di essere cresciuti grazie alle vicende recenti da cui in qualche maniera
sono stati investiti, e se non ci stanno ad essere semplici spettatori dei
fatti, almeno alcuni di loro ritengono che sia giunto il momento di schierarsi
e di prendere posizione. Per questo, quando Niocke giunge nello spogliatoio del
campo sportivo, in diversi lo abbracciano, mentre altri, forse soltanto meno
estroversi, si complimentano con lui dando magari delle pacche sulle spalle al
loro compagno di gioco, in mezzo a larghi sorrisi e felicitazioni per il suo
rientro in squadra. Anche il loro allenatore appare molto contento, anche se
conserva come gli è consueto una certa imparzialità, almeno per quanto riguarda
ciò che non è strettamente sportivo. Poi tutti vanno in campo per il solito
riscaldamento muscolare e lo scioglimento di braccia e di gambe, mentre Nockie
appare agli altri il medesimo di sempre, grande corridore molto svelto e
soprattutto agile nei suoi movimenti. Lui non ha detto troppe cose ai suoi
compagni, il suo atteggiamento timido si è confermato tale anche in questa
occasione, ed anche se adesso si rende conto perfettamente di come tutti quanti
siano a conoscenza della sua vicenda e delle umiliazioni a cui è stato
costretto, ugualmente conosce bene la volubilità dell’opinione generale nei
confronti dei problemi delle persone immigrate, e di come l’opinione pubblica favorevole
manifestata oggi, possa regredire facilmente e risultare cambiata appena domani.
Non ritiene
in questi frangenti di essere un vero amico per nessuno dei suoi compagni di
gioco, ed anche se tutto ciò in fondo non riesce a fargli molto piacere,
preferisce però conservare con tutti un atteggiamento sfuggente e riservato,
piuttosto che mostrarsi così superficiale da non rendersi conto che la strada
per persone come lui è sempre più lunga e difficile di quello che potrebbe
apparire in un primo momento. Poi si sente chiamare da qualcuno fuori dalla
recinzione del campo sportivo: è Sara, che avendo saputo del suo rientro in
squadra non ha proprio resistito alla voglia di vederlo giocare al pallone
insieme ai suoi compaesani. C’è anche il Sindaco vicino a lei, e naturalmente
tutto questo mette in forte soggezione ogni suo comportamento. Le attività
comunque vanno avanti, e Niocke si concentra come tutti in ogni esercizio che
l’allenatore pone loro di fronte, e quando tutti i ragazzi vengono divisi in
due squadre per dare vita ad una piccola partita di calcio, in molti provano dentro
sé stessi il desiderio di far parte della compagine dove gioca anche lui. Forse
l’unico a tenersi in disparte e a sentirsi quasi contento di giocare come
avversario nei suoi confronti, è proprio Marco, che avendo visto suo padre e
sua cugina a bordo campo, non può fare a meno di gonfiare il petto nel
tentativo di dimostrare con impegno il proprio valore.
L’allenatore
poi fischia l’inizio della partita, e Nockie corre subito sul campo come solo
lui riesce a fare, anche se Marco intende tenergli dietro almeno per quanto gli
torna possibile, sfoggiando tutte le capacità che ritiene di avere a propria
disposizione. È soltanto una partita di prova, e si tratta di farla svolgere
per un tempo molto limitato, ma proprio per questo i ragazzi sono chiamati a
dare il meglio di sé stessi in quei pochi minuti che hanno a disposizione. Un
avversario non dev’essere mai un nemico sul campo di calcio, e l’allenatore che
conosce bene questa regola osserva attentamente il diverso modo di giocare e
trattenere il pallone tra i piedi di Niocke e di Marco, e quando si verifica
uno scontro diretto fra i due, comprende perfettamente che se lui riuscisse a
far scatenare da quei giocatori il medesimo impegno che adesso fanno scaturire
dalle proprie scarpette, magari impegnandosi dallo stesso lato del campo e
collaborando nel gioco l’uno con l’altro, forse la squadra ne avrebbe un grande
giovamento. Loro insistono, vanno avanti, rasentano un gioco anche più duro, ma
alla fine sono costretti ambedue a fidarsi anche dei propri compagni di squadra,
e perciò ad abbandonare l’idea che quella semplice partita sia uno scontro tra
due soli giocatori.
Non c’è
alcun vincente, l’allenatore ferma la partita, prova dei ruoli diversi, e
alcuni ragazzi vengono invitati a cambiare il colore della propria maglietta ed
andare a giocare nella squadra avversaria, proprio per trovare l’impulso
migliore da imprimere in qualcuno di quei ragazzi. Ma Niocke e Marco vengono
lasciati al momento nei loro ruoli, proprio per dimostrare che sarebbe sciocco
tentare a questo punto una loro cooperazione voluta dall’alto: devono
comprendere da soli, sembra riflettere l’allenatore, che un avversario è
soltanto una figura di comodo, un semplice spauracchio contro cui scatenare le
proprie risorse, ma la vera partita che si deve giocare è quella contro sé
stessi, nel momento in cui non si comprende che non ci possono né devono esserci
delle rivalità prive di senso. La partita va avanti per alcuni minuti, poi ne
viene fischiato il termine, quando Nockie e Marco, estremamente affaticati del
loro impegno ai massimi livelli, si stringono la mano, mostrando di aver forse compreso
quella piccola lezione.
Bruno
Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento