martedì 9 settembre 2025

Piccola lezione.


            I ragazzi sanno perfettamente quello che sta avvenendo nel paese dove abitano. Avvertono anche di essere cresciuti grazie alle vicende recenti da cui in qualche maniera sono stati investiti, e se non ci stanno ad essere semplici spettatori dei fatti, almeno alcuni di loro ritengono che sia giunto il momento di schierarsi e di prendere posizione. Per questo, quando Niocke giunge nello spogliatoio del campo sportivo, in diversi lo abbracciano, mentre altri, forse soltanto meno estroversi, si complimentano con lui dando magari delle pacche sulle spalle al loro compagno di gioco, in mezzo a larghi sorrisi e felicitazioni per il suo rientro in squadra. Anche il loro allenatore appare molto contento, anche se conserva come gli è consueto una certa imparzialità, almeno per quanto riguarda ciò che non è strettamente sportivo. Poi tutti vanno in campo per il solito riscaldamento muscolare e lo scioglimento di braccia e di gambe, mentre Nockie appare agli altri il medesimo di sempre, grande corridore molto svelto e soprattutto agile nei suoi movimenti. Lui non ha detto troppe cose ai suoi compagni, il suo atteggiamento timido si è confermato tale anche in questa occasione, ed anche se adesso si rende conto perfettamente di come tutti quanti siano a conoscenza della sua vicenda e delle umiliazioni a cui è stato costretto, ugualmente conosce bene la volubilità dell’opinione generale nei confronti dei problemi delle persone immigrate, e di come l’opinione pubblica favorevole manifestata oggi, possa regredire facilmente e risultare cambiata appena domani.    

            Non ritiene in questi frangenti di essere un vero amico per nessuno dei suoi compagni di gioco, ed anche se tutto ciò in fondo non riesce a fargli molto piacere, preferisce però conservare con tutti un atteggiamento sfuggente e riservato, piuttosto che mostrarsi così superficiale da non rendersi conto che la strada per persone come lui è sempre più lunga e difficile di quello che potrebbe apparire in un primo momento. Poi si sente chiamare da qualcuno fuori dalla recinzione del campo sportivo: è Sara, che avendo saputo del suo rientro in squadra non ha proprio resistito alla voglia di vederlo giocare al pallone insieme ai suoi compaesani. C’è anche il Sindaco vicino a lei, e naturalmente tutto questo mette in forte soggezione ogni suo comportamento. Le attività comunque vanno avanti, e Niocke si concentra come tutti in ogni esercizio che l’allenatore pone loro di fronte, e quando tutti i ragazzi vengono divisi in due squadre per dare vita ad una piccola partita di calcio, in molti provano dentro sé stessi il desiderio di far parte della compagine dove gioca anche lui. Forse l’unico a tenersi in disparte e a sentirsi quasi contento di giocare come avversario nei suoi confronti, è proprio Marco, che avendo visto suo padre e sua cugina a bordo campo, non può fare a meno di gonfiare il petto nel tentativo di dimostrare con impegno il proprio valore.

            L’allenatore poi fischia l’inizio della partita, e Nockie corre subito sul campo come solo lui riesce a fare, anche se Marco intende tenergli dietro almeno per quanto gli torna possibile, sfoggiando tutte le capacità che ritiene di avere a propria disposizione. È soltanto una partita di prova, e si tratta di farla svolgere per un tempo molto limitato, ma proprio per questo i ragazzi sono chiamati a dare il meglio di sé stessi in quei pochi minuti che hanno a disposizione. Un avversario non dev’essere mai un nemico sul campo di calcio, e l’allenatore che conosce bene questa regola osserva attentamente il diverso modo di giocare e trattenere il pallone tra i piedi di Niocke e di Marco, e quando si verifica uno scontro diretto fra i due, comprende perfettamente che se lui riuscisse a far scatenare da quei giocatori il medesimo impegno che adesso fanno scaturire dalle proprie scarpette, magari impegnandosi dallo stesso lato del campo e collaborando nel gioco l’uno con l’altro, forse la squadra ne avrebbe un grande giovamento. Loro insistono, vanno avanti, rasentano un gioco anche più duro, ma alla fine sono costretti ambedue a fidarsi anche dei propri compagni di squadra, e perciò ad abbandonare l’idea che quella semplice partita sia uno scontro tra due soli giocatori.   

            Non c’è alcun vincente, l’allenatore ferma la partita, prova dei ruoli diversi, e alcuni ragazzi vengono invitati a cambiare il colore della propria maglietta ed andare a giocare nella squadra avversaria, proprio per trovare l’impulso migliore da imprimere in qualcuno di quei ragazzi. Ma Niocke e Marco vengono lasciati al momento nei loro ruoli, proprio per dimostrare che sarebbe sciocco tentare a questo punto una loro cooperazione voluta dall’alto: devono comprendere da soli, sembra riflettere l’allenatore, che un avversario è soltanto una figura di comodo, un semplice spauracchio contro cui scatenare le proprie risorse, ma la vera partita che si deve giocare è quella contro sé stessi, nel momento in cui non si comprende che non ci possono né devono esserci delle rivalità prive di senso. La partita va avanti per alcuni minuti, poi ne viene fischiato il termine, quando Nockie e Marco, estremamente affaticati del loro impegno ai massimi livelli, si stringono la mano, mostrando di aver forse compreso quella piccola lezione.

 

            Bruno Magnolfi   

Nessun commento:

Posta un commento