sabato 6 settembre 2025

Sarà così.


            Lui si osserva le mani, guarda le cose che ha cercato di mettere in ordine nella nuova sistemazione, poi si siede, in silenzio, da solo come si trova. Ha inviato recentemente dei soldi alla mamma, alla sua famiglia, quei pochi che è riuscito a mettere insieme, ed ogni tanto comunque pensa a loro, alla casa-baracca dove abitavano in Senegal, e poi alle sue sorelle, e qualche volta anche ai suoi amici. Di telefonare ancora non se la sente, ma a suo parere va bene così: i soldi che ha inviato dicono già che lui sta bene, che lavora, che si sta sistemando, e per il momento è più che sufficiente. Si devono fare delle scelte, e se lui ha deciso di venire via da là non può ritornare con la mente sempre a quel luogo, a come viveva prima di adesso, ai suoi affetti, alla sua infanzia. Deve staccarsi, per quanto è possibile, guardare avanti e cercare di lasciare tutto il passato alle proprie spalle. Poi indossa le sue vecchie scarpe da ginnastica. È tardi, lo sa, ma questo non ha alcuna importanza: esce di casa camminando svelto ma non troppo frettolosamente, e quando raggiunge il campo sportivo, sempre deserto a quell’ora, inizia a correre attorno alla recinzione, due volte, tre volte, fino a perdere il conto di tutti i giri che riesce a compiere. Gli piace tenersi in forma, correre secondo lui è la cosa più bella di tutte, perché permette di avere tutto vicino, senza bisogno di nient’altro se non le proprie gambe. Riprenderà gli allenamenti con la squadra di calcio questo fine settimana, gli pare proprio che i tempi siano ormai maturi e che i ragazzi lo stiano aspettando con una certa impazienza.

Poi torna a casa, nella sua nuova piccola casa, le due stanze sopra l’officina dove lavora. La prima sera ha avuto paura a dormire qui, si svegliava ogni poco per qualsiasi rumore, ma adesso va meglio, e Aldo gli ha detto che da ora in avanti lui non avrà più alcun problema, ne è sicuro. È molto meglio stare lì piuttosto che viaggiare con la corriera per andare avanti e indietro fino al centro immigrati dove tutti gli altri si lamentano e poi basta, senza avere mai alcuna idea dentro la testa. Certo, fino a poco fa parlare la sua lingua con qualcuno era rassicurante, ma poco per volta Nockie si sta rendendo conto che la sua scelta è fatta, ed adesso deve abbracciare tutti quanti i nuovi aspetti della sua vita attuale. Ha preso in prestito un libro di facile lettura dalla biblioteca, e riesce ad andare avanti pagina su pagina, anche se avrebbe necessità di un piccolo dizionario per le parole che ancora non conosce. Per arrivare a scrivere in italiano invece la strada sembra molto più lunga: però lui conta di riuscirci tra qualche mese, o almeno di iniziare a definire qualche frase, e poi proseguire via via che le parole iniziano ad essergli più familiari. Si ritiene fortunato ad aver trovato persone proprio brave che lo aiutano, e lui vorrebbe ringraziarli in qualche modo, anche se non sa come farlo.

Che adesso ci sia questa piccola manifestazione di piazza contro il razzismo lo spaventa un po’, e non vorrebbe essere spedito così al centro della scena. Ha provato anche a parlarne al centro immigrati prima di prendere le sue cose e venire via, ma gli altri si sono mostrati scettici e indifferenti a queste faccende. Non interessa a nessuno mettersi in mostra, questa è la verità; ognuno pensa ad una sistemazione personale, non certo a scuotere le coscienze della gente coi propri problemi. In ogni caso lui andrà a questo ritrovo, lo ha promesso a Sara, che sembra entusiasta di poter fare qualcosa per aiutarlo, anche se lui ha provato a dirle che troppa pubblicità attorno al suo caso non gli pare sia la cosa migliore per risolvere i problemi. In ogni modo lui è contento di stare con Sara, di sentirla parlare, di guardarla, e quindi qualsiasi proposta lei gli faccia lui è disposto ad accettarla.

In officina le cose vanno avanti, anche se naturalmente lui sta risolvendo solo piccoli problemi alle macchine dei clienti di vecchia data che conoscono Aldo da una vita. È Aldo stesso, mentre se ne sta seduto con la sua gamba ancora ingessata e inamovibile, che spiega a tutti coloro che passano da lì con la propria auto, di non poter prendere in carico dei lavori impegnativi, e che ci vorrà un po’ di pazienza, e magari per adesso recarsi nel paese più vicino, dove c’è un’altra officina adatta per le riparazioni e i tagliandi più completi, e che almeno per un altro intero mese lui e Nockie non potranno essere efficienti come vorrebbero. Tutti annuiscono, qualcuno butta là anche un’occhiata verso Nockie, e forse si accorgono che lui, comunque, poco per volta sta diventando proprio un bravo meccanico. Aldo ultimamente lo tratta come un figlio, quello che non ha, forse perché si rende conto che avrà sempre più bisogno di un supporto vero nella sua officina, e poi sa che qualcuno prima o dopo dovrà pur mandare avanti quell’attività, e lui sembra proprio contento se sarà il suo Nockie.

 

Bruno Magnolfi

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