Da
soli non si sta mai bene. Inizi a riflettere sulle cose che ti circondano per
formarti un’idea più precisa sull’esistenza, e alla fine scopri di non essere
affatto d’accordo con quello che ne dicono gli altri. Spesso l’unica soluzione che
ti si prospetta è quella di pensare che forse tutti abbiano ragione su questa
materia, e che per qualche motivo i tuoi modi di immaginare la realtà siano
completamente sbagliati, per cui resta sempre conveniente tenere le proprie
opinioni per sé stessi, e quando è possibile evitare di scambiarle con chiunque
ti ponga dei quesiti a riguardo. Mi rendo sempre più conto però di aver
sbagliato in pieno nel momento in cui ho condiviso le ultime scelte di mio
fratello, e forse è accaduto anche soltanto per seguire l’opinione, sempre decisamente
favorevole verso di lui, di mia sorella Lucia, che comunque in altre occasioni
mi è sempre apparsa come una persona abbastanza ragionevole e piuttosto
riflessiva, pur conservando un carattere spesso spigoloso e irritabile. Credo
di essermi sentito molte volte soggiogato dalle forti personalità che hanno
abitato negli anni dentro al nostro piccolo castello, fin da quando ero
piccolo, ad iniziare da mio padre e mia madre, sempre perfettamente convinti di
tutto ciò che riuscivano a mettere a punto sulle loro decisioni, sia che
riguardassero i propri possedimenti produttivi, sia per il futuro dei tre figli,
che a loro parere dovevano crescere con una mentalità assolutamente in linea
con i pensieri che avevano in mente, senza alcuna possibilità di deviare il
corso di quanto stabilito dalla casata una volta per tutte.
Ho
iniziato fin dall’adolescenza a non ostacolare mai le loro scelte, e spesso e
volentieri mi è semplicemente bastato allineare le mie idee a quelle
espressioni convinte che assumevano in certi casi i miei due fratelli, al punto
che quando i nostri genitori sono venuti purtroppo a mancare, per me è stato
sufficiente approvare ogni risoluzione messa a punto dal mio fratello maggiore,
senza neppure supporre dentro di me la possibilità di discuterne. Adesso mi
rendo conto che Alberto probabilmente ne ha approfittato, ma in fondo devo
riconoscere che lui in prima persona si è sempre fatto carico di tutte le
scelte da adottare nei confronti delle nostre tenute, e alla fine io non posso
che essergli riconoscente per tutto ciò che ha affrontato e risolto anche in
nome mio e di mia sorella. In questo momento però sembra proprio che qualcosa
sia andato un po’ storto, e che torni difficile, mantenendo un parere
distaccato ed obiettivo, stare dalla parte di queste ultime scelte che sono
state formalizzate. Negli ultimi giorni non parliamo quasi più fra di noi,
forse proprio per evitare di ritornare sullo stesso argomento che riteniamo
spinoso, difficile, imbarazzante, e così ci limitiamo a dire qualche
sciocchezza, a fare dei semplici gesti, a sorridere per pura concessione, e poi
basta.
Ciò che sogno
maggiormente, da qualche tempo a questa parte, è che presto ritorni la calma,
che tutto quanto riprenda l’andamento ordinario di sempre, senza che si
proseguono ad intravedere lungo i corridoi della nostra dimora qualcuno del
personale di servizio che allunga lo sguardo all’interno dello spiraglio di una
porta socchiusa, oppure verso un’esile voce che giunge ovattata da qualche zona
di questa specie di castello, o anche che noi fratelli ci sentiamo troppo
osservati da qualche commerciante che viene da noi a discutere le forniture di
frutta o di ortaggi. In questo momento mi sento spiato da tutti, persino da mio
fratello Alberto che forse non si fida del tutto di me e dei miei
comportamenti. Quando abbiamo parlato dell’inchiesta che ci riguarda, lui non
ha fatto altro che dettare a me e a mia sorella delle istruzioni sulle cose da
dire, sulle cose da fare, e soprattutto sui comportamenti da tenere nei
confronti di qualsiasi individuo ci possa essere dato di incontrare. Certo, mi
ha fatto piacere questo suo preoccuparsi di noi, anche se ritengo che lui stia
semplicemente cercando di tenere a debita distanza gli inquirenti della
magistratura, e neutralizzare ogni colpa da parte della nostra famiglia. Lucia
ha annuito a tutto come fa sempre, ma quando abbiamo iniziato a parlare dei
comportamenti migliori e adeguati alla situazione, lei ha cominciato a
guardarmi più intensamente, come se non si fidasse del tutto di me e di quello
che forse potrò lasciarmi sfuggire con qualcuno, confermando senza volerlo
qualche atteggiamento a suo parere assolutamente sbagliato.
Adesso mi sento più
solo, non riesco quasi più a parlare con Alberto, se non di cose futili e della
conferma delle attività di sempre, evitando accuratamente gli argomenti
scottanti; e tantomeno riesco a conversare con sincerità con mia sorella, che
sta tenendo ultimamente una posizione dura, orgogliosa, quasi inconsapevole
della colpa che tutti insieme siamo stati capaci di coltivare, oltre gli
ortaggi e la frutta. Non so come finirà tutta questa faccenda, però sono
convinto, conservando un certo ottimismo, che tutto tenderà poco per volta a
sgonfiarsi, ed ogni accusa che ci viene rivolta in questo momento riuscirà a
perdere pur con una certa lentezza di ogni importanza.
Bruno Magnolfi
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