<<Pronto,
parlo con il Sindaco Ettore Rimonti?>>, dice con voce rauca il Questore
del capoluogo della Provincia al telefono con il Comune di Pian dei Fossi.
<<Buongiorno, Dottor Franceschi>>, risponde il Sindaco, che conosce
ovviamente già da un certo tempo il Capo della Sicurezza locale.
<<Desidero sinceramente farle perdere poco tempo, ma mi risulta che la
richiesta di una manifestazione che si dovrà tenere a giorni nelle strade della
sua cittadina, sia appoggiata da diversi partiti politici anche nell’arco
dell’amministrazione che lei presiede. Ora, non ho niente in contrario
naturalmente nell’autorizzare questo corteo, soprattutto perché immagino sarà
costituito da ben poche persone, però volevo sapere da lei se a suo parere una
sola camionetta di agenti organizzati possa essere sufficiente per controllare
adeguatamente l’ordine pubblico, oppure se per caso ritenga che qualche
malintenzionato possa approfittare della situazione per creare dei
disordini>>. Rimonti riflette per un attimo, comprende immediatamente che
il suo appoggio personale alla dimostrazione che dovrà tenersi prossimamente in
paese non è visto affatto di buon occhio dalle autorità della Provincia, però
cerca dentro di sé le parole giuste per dare una risposta che non appaia troppo
di parte. <<Ma certo>>, dice senza dare alla sua espressione troppa
leggerezza; <<Immagino che alla fine si rivelerà solo una sfilata di poche
decine di studenti, non starei a preoccuparmi troppo di conseguenze
imprevedibili. Nel nostro paese non mi risulta proprio ci siano in giro delle
teste calde capaci di infiltrarsi tra i ragazzi del luogo e creare qualche
scompiglio inappropriato. In fondo la motivazione di questo piccolo corteo è
sacrosanta, qualcosa che sta scritto a chiare lettere addirittura nella
Costituzione, e quindi non vedo come dovremmo preoccuparci più del
dovuto>>.
<<D’accordo,
Sindaco>>, riprende il Questore con un certo distacco; <<Comunque,
nel caso le arrivassero alle orecchie delle notizie anche solo vagamente
allarmanti, non si periti a darmene immediatamente informazione
diretta>>. Poi si salutano in maniera formale, ed il Rimonti resta per un
attimo perplesso nel cercare di comprendere la motivazione vera che ha causato
la telefonata appena giunta. <<Forse il Questore sa qualcosa che a me in
questo momento sfugge>>, pensa mentre resta immobile alla scrivania del
suo ufficio Comunale. <<Oppure vuole semplicemente scaricare una parte
della propria responsabilità da ciò che potrebbe avvenire veramente,
coinvolgendo così in qualche maniera l’amministrazione e la giunta in carica di
questo paese, in modo da indicare in seguito almeno qualche colpa sulla mia diretta
mancanza di sensibilità e forse di miopia, e quindi di incapacità di
prevenzione nei confronti della cittadinanza più agitata>>. Poi il
Rimonti si alza dalla propria sedia e raggiunge la stanza della segreteria di
fianco, dove due impiegate stanno lavorando alle proprie scrivanie. <<Forse
sarà meglio evitare che appaiano le insegne Comunali in questa benedetta
manifestazione>>, dice come pensando ad alta voce. <<In fondo,
oltre le sacrosante prese di posizione ideologiche, questa amministrazione però
ha molto da perdere nel mettersi in contrasto con i Conti Tornassi, che se lo
desiderano possono facilmente metterci i bastoni tra le ruote>>. Le due
donne annuiscono senza intervenire, quindi il Sindaco torna momentaneamente nel
suo ufficio.
Quando poi il Rimonti, dopo una manciata di
minuti, prende la giacca e scende sulla piazza dove è collocato il piccolo
palazzo comunale, si rende conto che in paese sta spirando un’aria strana, e
che tutti forse si aspettano da un attimo all’altro che accada persino qualcosa
di irreversibile. Cammina lungo la strada principale ed arriva fino davanti
alla solita osteria, dove tutti sanno benissimo che vengono discusse ogni
giorno le opinioni più diffuse, e dove spesso la verità delle cose viene
sciorinata insieme alla saggezza popolare. In diversi lo salutano mentre si
avvicina, e qualcuno giunge persino a togliersi il cappello per una forma
antica di rispetto. <<Che si dice di nuovo?>>, fa il Sindaco,
rivolgendosi ad un gruppetto di persone là davanti, mentre guarda tutti con
un’aria sorridente e per quanto può anche tranquillizzante. E dopo un primo
momento silenzioso, uno di loro dice in fretta che in paese c’è preoccupazione,
e che i fatti sembrano mostrare un disegno piuttosto complicato, forse fatto
apposta per destabilizzare l’opinione generale su ciò che da decenni è stato sempre
ritenuto inamovibile. Il Rimonti torna a sorridere, comprende il punto di vista
dei cittadini che temono di perdere il lavoro, o di ritrovarsi comunque senza
quelle certezze su cui hanno sempre contato, ma non riesce in questo momento a
pronunciare delle parole rassicuranti.
Quindi
saluta ed entra nel locale, dove in diversi lasciano lo spazio al bancone per
il loro Sindaco. Lui resta in silenzio, osserva le persone che si ritrova accanto;
quindi, fa un cenno al proprietario che conosce oramai da lunga data,
appartandosi con lui in un angolo della vasta sala, in questo momento ancora
sgombra degli incalliti giocatori di carte. <<Se ci sono delle novità
importanti, e tu mi hai capito a cosa io mi riferisco, fammi subito una
telefonata. Qua stiamo tutti rischiando grosso, e non possiamo permetterci di
farci trovare impreparati>>.
Bruno
Magnolfi
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