Lui è
rientrato in casa propria da pochi minuti, si è tolto subito la giacca e la
cravatta, poi è andato nel bagno, si è lavato, si è osservato nello specchio, ed
infine è tornato in camera da letto; quindi, ha tolto del tutto la camicia che
aveva soltanto sbottonato e si è infilato una maglietta più comoda e fresca.
Quando è tornato in soggiorno avrebbe avuto voglia quasi di sbuffare per quel
sentirsi sempre impegnato, quasi incapace di avere del tempo per sé stesso e
per la sua famiglia, ma ha evitato di mostrarsi con un’espressione negativa, ed
alla fine si è seduto a tavola con una faccia persino vagamente sorridente, mentre
sua moglie e suo figlio si erano già preoccupati precedentemente di cucinare e
di apparecchiare. Sua moglie non è il tipo di persona curiosa o che rivolge
delle domande dirette a suo figlio o a suo marito, piuttosto introduce qualche
volta degli argomenti, ovviamente aspettandosi che ognuno, se ne ha voglia,
esponga su quelli il proprio parere, oppure al contrario se ne resti in un silenzio
pensieroso, lasciando così agli altri due alcuni spazi riflessivi. Marco è già
seduto, osserva il tavolo e le stoviglie con indifferenza, senza mostrare
alcuna intenzione di parlare per primo, o di introdurre un tema, anche se quel
silenzio adesso risulta vagamente opprimente. Suo padre prende un piccolo
pezzetto di pane da una fetta, lo mastica lentamente, soppesa le espressioni
che nota, ed infine, rivolto a suo figlio, dice soltanto: <<Mi chiedo che
aria stia tirando in questi giorni sulla corriera che vi porta al liceo ogni
mattina>>. Silenzio. Marco prende tempo, si serve qualcosa dal piatto di
portata, e dopo, senza rivolgere lo sguardo sui suoi genitori, dice soltanto:
<<Fibrillazione; Sara è riuscita a galvanizzare i pensieri di ciascuno, e
tutti adesso non parlano d’altro che di quello che dovrà o potrà essere>>.
La
posizione di Ettore Rimonti nei confronti di quanto viene sbandierato dai
ragazzi del suo paese è stata chiara fin dagli inizi, anche se adesso, compresa
con un certo disappunto la propria divergenza rispetto alle istituzioni che
governano la sicurezza del territorio, si è sentito costretto per ragioni di
opportunità a fare una certa marcia indietro, negando di voler appoggiare, o
addirittura favorire, quella manifestazione che si svolgerà tra pochi giorni in
Pian dei Fossi. Difficile adesso far comprendere alla sua famiglia quel
percorso, ma anche avendo scambiato più volte la propria opinione con la
direzione provinciale del proprio partito, lui si è visto quasi costretto, soprattutto
per non isolarsi, ad indietreggiare sulle precedenti posizioni. Generalmente non
gli piace obbedire a delle direttive, e tantomeno piegare la testa nel
tentativo di evitare problemi più grossi nel futuro, ma questo movimento antirazzista
nato dal basso proprio nel paese che amministra, gli era subito parso fin dagli
inizi qualcosa di così generoso e naturale da sentirsene subito addirittura
orgoglioso. <<Personalmente non credo che aderirò al corteo>>, riprende
suo figlio con lo stesso atteggiamento di poco prima, <<anche se non
voglio certo essere additato come uno che si mette di traverso per una volta
che accade qualcosa di nuovo in questa nostra cittadina>>.
Sua madre osserva
Marco evitando sull’immediato di dare una propria opinione, eppure, lasciando
in aria come una pausa di silenzio indefinito, si sente all’improvviso in
dovere di sottolineare un punto: <<Non devi comunque sentirti obbligato a
prendere una posizione precisa soltanto perché tuo padre è il Sindaco; puoi
avere anche un’opinione tiepida su questo argomento, che magari credo non sia
data tanto dal fatto di essere in accordo o meno su questo tema di fondo, che
voglio sperare resti per te un elemento di grande civiltà, quanto perché motivata
dalla scarsa approvazione di una decisa discesa in campo assieme a dei ragazzi
che forse ingenuamente credono che possa cambiare qualcosa sfilando lungo la
strada del proprio paese con qualche parola d’ordine da urlare>>.
Silenzio. La famiglia prosegue a mangiare, ma queste indiscutibili parole mostrano
subito, sia a Marco che a suo padre, come in fondo ci sia un problema di differente
opportunità per ambedue, il che significa fare i conti con ciò che la gente del
paese dove vivono da sempre possa improvvisamente pensare di loro due. Per suo
figlio quindi ritrovarsi a condividere una medesima posizione con lui diventa
quasi qualcosa di inedito, un essere costretto a spingersi da un lato del
problema, come se dovesse sorreggere l’opinione del genitore.
Indubbiamente,
c’è ancora del percorso da intraprendere, almeno per lui, per avere alla fine un
parere netto e definito, e soprattutto smarcato da quello che viene abbracciato
dal primo cittadino del paese, proprio per sentirsi un individuo pensante,
capace di opinioni proprie e personali. La cena si conclude poi con della
frutta fresca, e a nessuno di loro tre viene in mente di riprendere
quell’argomento spinoso, anche se all’improvviso Marco comprende quanto in
questo caso sia stata sua madre a fornirgli l’alibi giusto per sentirsi libero
di scegliere che cosa fare, ma anche di questo aspetto, pur essendole grato,
non riesce del tutto a provarne un grande sollievo.
Bruno
Magnolfi
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