Mia sorella
gira per casa come se stesse riflettendo su chissà che cosa. Ha sempre in mano
qualcosa da riporre in un cassetto o da sistemare da qualche altra parte, ma
evita di guardarmi direttamente, nonostante passi più volte davanti alla porta
spalancata della mia stanza, ed anche se intanto sembra cercare intorno a sé altre
cose di cui occuparsi, quasi non avesse voglia di cedere a qualche incombenza
che forse la sta opprimendo. Infine, lei si ferma, resta in piedi davanti al
tavolo della cucina, posa lo sguardo sugli oggetti del suo cucito che ancora
non ha riposto, ed infine si volta per un attimo verso di me, ma soltanto per
dirmi: <<Devo parlarti, se hai appena due minuti di tempo>>. Mi
alzo dalla sedia su cui ho trascorso l’ultima mezz’ora sfogliando un libro che
mi interessa molto, muovo qualche passo per andarle più vicino e in questa
maniera esco dalla mia piccola camera per andarmi a fermare sulla soglia della
cucina, dove il tavolo è ancora ingombro di alcune stoffe. Lei adesso sta
ripiegando quei tessuti, ancora non mi guarda, però nervosamente dice soltanto:
<<Ho parlato con il tuo medico della clinica; gli ho fatto presente la
situazione che si sta verificando in questo nostro paese, e dell’agitazione di
cui tutti improvvisamente siamo preda, soprattutto motivata da questo corteo
che si terrà tra pochi giorni per richiamare l’attenzione di tutti su dei temi,
per carità, assolutamente condivisibili>>. Muovo ancora un passo verso di
lei, la chiamo per nome con voce bassa, come volessi quasi involontariamente
fermarla, ancora prima che pronunci il resto del suo pensiero che comprendo
subito verso che cosa intende riferirsi.
<<Lui
ha spiegato in poche parole che tutto questo fervore non è una cosa buona per
te e per il tuo equilibrio, ed ha detto a chiare lettere che Antonio se ne
dovrebbe disinteressare, e stare assolutamente alla larga da tutti coloro che
si mostrano appassionati a manifestazioni del genere, considerato che
potrebbero involontariamente creare un danno ad una psiche fragile e ancora
necessaria di cure come la tua>>. Poi Teresa fa una pausa, mette via un
ritaglio di quella stoffa che ha continuato a rigirare per tutto il tempo tra
le sue mani, ed attende con ogni evidenza che io dica qualcosa, che mi opponga ai
suggerimenti di quel medico. Invece io scelgo di non dire niente, di restare in
silenzio, di riflettere bene su queste parole, anche perché è la prima volta
che mi trovo in una situazione del genere, e mia sorella mai prima d’ora aveva
sollevato dei rimproveri o dato delle indicazioni dirette sui miei
comportamenti. Tantomeno lo aveva fatto in precedenza quel medico, le cui
prescrizioni sembrano diventate adesso frutti di una legge indiscutibile, come
se tutto quanto fosse stato già programmato per evitarmi qualsiasi
coinvolgimento in quella manifestazione di piazza.
Lei
comprende immediatamente quanto io non mi senta per nulla convinto da queste
parole a disertare il corteo che si terrà in Pian dei Fossi, e così probabilmente
cerca dentro di sé la maniera migliore per convincermi, anche se non riesce a
trovare le parole che probabilmente le servirebbero. Io attendo che mia sorella
concluda le sue riflessioni, e lei forse soffre della mia determinazione a non sollevare
in questo attimo alcun commento, restando in rispettoso silenzio, come se fossi
determinato ad andare avanti in ciò che desidero, ed anche se non ci diciamo
ancora niente, lasciando una sospensione in aria, tutto appare però chiaro e
definito, almeno dal mio punto di vista. <<Anche Carlo ha detto che non
devi mescolarti con quei ragazzi che desiderano soltanto fare un po’ di
confusione, senza avere in testa degli ideali precisi, soprattutto perché tu
hai un’età più matura, e la tua presenza tra di loro rischia di mettere in
ridicolo anche gli stessi interessi di chi ha organizzato la manifestazione>>.
Poi mia sorella si ferma, comprende subito di aver detto qualcosa che non
avrebbe dovuto, e così per la prima volta mi guarda, e cerca di rendersi conto a
quale reazione mi stia portando il suo nuovo ragionamento. Io capisco d’improvviso
che dietro a tutto quanto c’è l’opinione di mio cognato, il quale, lavorando
presso i Conti Tornassi, probabilmente ha paura che l’impegno di una persona
della propria famiglia in una manifestazione contro il razzismo, e
implicitamente contro gli stessi Conti accusati di un gesto razzista, possa
compromettere seriamente la sua occupazione.
Non ho alcuna
protesta da porre, mi rendo conto sicuramente del punto di vista di Carlo e del
suo tentativo di difendere il proprio posto di lavoro, ma quello che forse mi
infastidisce di più è il fatto che ha vigliaccamente incaricato sua moglie per
cercare di farmi cambiare le intenzioni che avevo espresso negli ultimi tempi. Non
dico niente, ci rifletterò a fondo su tutto questo argomento, forse alla fine
deciderò addirittura di non uscire neppure di casa il giorno della
manifestazione di protesta. Però anche aver messo in bocca a quel mio medico
curante delle parole che probabilmente non si è mai sognato neppure di
pronunciare, è qualcosa che non riesco facilmente ad accettare.
Bruno
Magnolfi
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